Cultura e Spettacoli

Malavita, malafemmina, mala crescita…

Non ci stancheremo di ripetere l’importanza di note di regia ben strutturate. Per esempio, dobbiamo ad esse la fruizione felice di ‘Malacrescita’, un atto unico tratto dalla tragedia “La madre : ‘i figlie so’ piezze’ i sfaccimma”  di e con Mimmo Borrelli (accompagnato alle musiche da Antonio della Ragione) che nell’ultimo fine settimana è stato in cartellone al Kismet ; produzione Marina Commedia. Uno spettacolo corposo e ruvido che senza chiarimenti preventivi sarebbe tornato più misterioso di quel che, comunque, rimane anche per via dell’ambientazione (da veglia funebre), l’uso di un napoletano sofferto e un livello di tensione estremo. Sessanta minuti di rappresentazione disperata, plumbea. ‘Malacrescita’ è il ‘cunto’ di uno psicolabile che monologa rivolgendosi episodicamente al gemello pari-mostro che non parla, ma in compenso sembra rispondere martellando strumenti musicali (e siamo al lavoro di Della Ragione). I due poveri Cristi sono vittime di una storia grevissima che pare partorita da un qualche mito greco : Un’innominata madre spinge il rancore verso il marito al punto da nutrire con vino invece che col proprio seno i gemelli avuti dal marito. Abbandonati dalla madre snaturata, mentre il padre dopo aver vissuto “con guappo ardimento” ha fatto la fine prematura che si conviene a tutti i camorristi, i due sventurati vanno incontro alla loro ‘malacrescita’. Si ritroveranno così, un giorno lontano, in quella che ha tutta l’aria d’essere una casa-famiglia dove il meno svantaggiato dei due “monacelli di mamma” passa il tempo rievocando confusamente e nei toni più drammatici quel vissuto di cui conserva percezione. ‘Malacrescita’ riproduce allora una ricostruzione frammentaria ed esasperata che suggerisce d’essere rituale quotidiano. Come ogni rito, prevede la sua ‘apparecchiatura’. Borrelli dispone un recinto trapezoidale fatto di bottiglie impiegate come fioriere. All’interno di questo spazio, quasi un sacerdote di un culto famigliare e riservatissimo, il protagonista celebra il ricordo dei saliscendi umorali di una madre aguzzina. La ricostruzione è violenta, blasfema, volgare (ossessivo il tema della fellatio), imbastardita da una fantasia degenerata. Nel delirio i panni ormai luridi abbandonati dalla madre fuggitiva assurgono a reliquia attraverso cui depurarsi di distorti sensi di colpa. ‘Malacrescita’ è spaventoso, insostenibile quadro di una società incancrenita. Arriva al cuore, in testa, prende alle visceri, fa male perché è catafalco della speranza. Però, quale lavoro. Grande l’interpretazione di Borrelli, perfetta l’integrazione con Della Ragione.
italointeresse@alice.it
 
 


Pubblicato il 17 Novembre 2011

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