Cultura e Spettacoli

Mami versus Baby

Se ne sentono di belle a proposito di soggetti diversamente abili e relativi genitori. Alcuni si spingono a dire che la disabilità non è castigo celeste bensì ‘dono’ che solo madri e padri ingrati – oltre che ciechi – non sanno apprezzare, quando invece costoro dovrebbero sentirsi dei privilegiati non foss’altro che per il fatto d’essere stati messi alla prova… Vero o no che sia, è quanto meno faticoso essere genitori di autistici, down, insufficienti mentali…. Raccontare questi drammi è relativamente facile fin tanto che si resta alla superficie del problema. Ma avventurarsi nel profondo, ovvero entrare nel ‘socialmente scorretto’, vuol dire rischiare gli strali di benpensanti e ipocriti. Silvia Cuccovillo ha osato e il suo ‘Effetti Sonori : Manicomio’ ha spaccato la platea del Duse già al suo esordio, avvenuto sabato scorso al Duse. Interpretato dalla stessa Cuccovillo e da Mattia Galantino, questo atto unico affronta senza mezzi termini il tema delle storture (anche molto, molto imbarazzanti) cui può andare incontro il rapporto che lega un genitore – nello specifico una madre – al figlio disabile. Nella storia Baby è strumento, vittima e ragione d’un amore malato da parte di Mami, una madre-padrona che vicissitudini obiettivamente amare (e forse pure una qualche cattiva predisposizione genetica) hanno spinto alla follia. Una follia che può diventare anche omicida. Solo che, chi di spada ferisce… Intorno al suo Baby, Mami ha inteso costruire un muro difensivo : “Sei malato, Baby, non puoi uscire, ti mangerebbero, la cattiveria è fuori…”. In realtà la cattiveria è dentro e quel muro somiglia all’inferriata di una gabbia, come il ‘difensore’ somiglia a un carceriere aguzzino. Il lavoro della Cuccovillo richiama un celebre film di Hitchcok, ‘Psyco’, nel quale il vulnerabile Norman Bates, dopo aver patito per una vita  l’instabilità della madre, si trasforma in un serial killer. Con la differenza che qui tutto si limita a madre e figlio e a uno spazio di una ventina di metri quadri. In un clima claustrofobico, violento, faticosamente esplicito e persino blasfemo ‘Effetti Sonori: Manicomio’ sottolinea la labilità dei confini tra disabilità è normalità. Mattia Galantino è molto bravo nel vestire colori fanciulleschi, ora goffi, ora teneri, sempre veri (un’impresa con quel fisico da rugbysta). Dal canto suo la Cuccovillo raffigura  bene il disturbo di Mami, il suo senso animalesco del possesso, questo rancore verso tutto e tutti che ha del cieco, del contorto. Un lavoro scomodo e ruvido, ma autentico quanto coraggioso. Hanno contribuito all’allestimento : Cristian Attolico, L’Officina Orffiana delle Arti del Maestro Gaetano Piscopo e La Nuova Danza Sì della Maestra Irene Riccardo. Fotografa di scena, Raffaella Fasano.

Italo Interesse


Pubblicato il 22 Novembre 2018

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