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Mancanza di primarie, Di Rella esce dal Pd e aderisce al gruppo misto

Il presidente del Consiglio comunale di Bari, Pasquale Di Rella, ha affidato a una nota l’annuncio del suo addio al partito in cui è stato eletto per ben due volte consecutive (nel 2009 e 2014) a Palazzo di Città e che in entrambe le occasioni lo hanno portato alla guida dell’Assemblea cittadina, ovvero il Partito democratico, avendo “preso atto che non c’é alcuna volontà in detto partito di celebrare le primarie per individuare ‘dal basso’ almeno i candidati al Parlamento nei listini bloccati dei collegi plurinominali”. La decisione del presidente Di Rella di abbandonare il partito in cui è stato eletto al Comune di Bari nelle ultime due tornate amministrative non è stata certamente un fulmine a ciel sereno, poiché già nei giorni scorsi Di Rella si era autosospeso dal Pd, e aveva paventato l’ipotesi di abbandonare il partito, qualora la sua richiesta di ‘parlamentarie’ non fosse stata accolta. Ma non è la prima volta che, alla vigilia delle elezioni politiche, Di Rella lascia il partito di appartenenza, nel quale gli è praticamente impossibile riuscire ad ottenere un posto in lista con elezione sicura alla Camera o al Senato, per approdare ad altri lidi che gli consentono almeno di giocarsi la carta della candidatura per uno dei due rami del Parlamento. Salvo, poi, a rientrare, dopo le politiche, nello stesso partito dal quale esce, qualora il tentativo per il Parlamento vada a vuoto, per ricandidarsi al Comune alle successive amministrative nelle fila dello stesso partito criticato ed abbandonato, però, solo temporaneamente. Infatti, è già accaduto alla vigilia delle politiche di febbraio del 2013 che il presidente Di Rella ha abbandonato il Pd, per candidarsi alla Camera nel listino pugliese del partito di Bruno Tabacci (Centro democratico). Candidatura che – come si ricorderà – naufragò, in quanto la lista pugliese di Cd ottenne solo un seggio, che si aggiudicò Pino Pisicchio, occupando quest’ultimo il posto di capolista dinanzi a Di Rella, che invece era il secondo nome della lista bloccata. Poi, alle comunali baresi del 2014 Di Rella, per la riconferma a consigliere, si ripresentò nuovamente nel Pd, nelle fila del  quale era stato eletto nel 2009 e nel quale era rientrato dopo la breve parentesi elettorale delle politiche del 2013. Ed ora il presidente dell’Assemblea cittadina barese, nella recente nota con cui da notizia di questa sua nuova uscita dal partito di appartenenza, pure dichiara: “Coerentemente con quanto più volte affermato nelle scorse settimane abbandono, pertanto, il partito ed il gruppo consiliare comunale del Pd, e transito nel gruppo Misto”, spiegando che i leader nazionali e pugliesi di quel partito hanno ignorato il suo appello, al quale – ha inoltre sottolineato Di Rella – si era aggiunto anche quello della ex parlamentare barese Giusy Servodio. E ciò, ipotizza il presidente del consiglio comunale di Bari, “poiché, presumibilmente, impegnati nella individuazione dei luoghi ritenuti sicuri nei quali candidarsi o candidare ‘cerchi’ e ‘cerchietti magici’”. Ma nella nota Di Rella precisa anche che, pur non essendo più del Pd non si iscriverà ad alcun partito e continuerà comunque a tenere, come è ovvio, una posizione di imparzialità e terzietà nell’esercizio delle funzioni di presidente del Consiglio comunale di Bari. Di Rella ha pure aggiunto che questa sua decisione “é l’anticamera di un addio all’impegno amministrativo, ma non a quello politico”, perché – a suo avviso –“non é indispensabile ricoprire un incarico amministrativo per esprimere idee ed elaborare proposte-progetti per servire la propria città” in quanto, a suo dire, “la politica – per lui – sarà per sempre una passione indomabile”.  Considerazioni e riflessioni che Di Rella conclude proprio con l’annuncio in cui afferma: “Lascio il Pd, che avevo contribuito a fondare in Puglia al fianco di Michele Emiliano, con tristezza e delusione e con l’amara consapevolezza che non é certamente il partito che sognavamo nel 2007. Altri si sono adattati o rassegnati; io, no!”.  Insomma, questa notizia dell’uscita dal Pd del presidente Di Rella è la conferma che i movimenti e le trattative all’interno dei partiti per la formazione delle liste e, quindi, per le candidature delle politiche del prossimo anno sono ormai in fermento. E che nella baraonda in atto all’interno del Pd pugliese, e barese in particolare, ci sono già i primi delusi, tra cui Di Rella, che questa volta, evidentemente, sperava forse davvero di poter staccare un “biglietto” sicuro per Montecitorio, o Palazzo Madama, ma non da semplice ospite, bensì da “inquilino”. Ma per lui, quasi sicuramente, non sarà così almeno con il suo ex partito, il Pd per l’appunto, nel quale qualcuno gli avrà già anticipato che a Roma, nella sede di piazza del Nazzareno, le consorterie locali del tipo di quella in cui è inserito lo stesso Di Rella hanno un peso praticamente pari allo “zero”, ai fini dell’assegnazione delle candidature ad elezione garantita alla Camera o al Senato. E, di conseguenza, le porte girevoli del Pd hanno già registrato una prima uscita. Quella, per l’appunto del presidente Di Rella, che nel Pd, dopo aver perso nel 2015 anche il biglietto da “inquilino” dell’Aula di via Capruzzi, per non indebolire la candidatura di qualche altro pretendente al Consiglio regionale maggiormente a cuore di Emiliano, ora sarà costretto a cercarsi, come nel 2013, qualche altra sigla politica, se vorrà  nuovamente tentare di prendere “al volo” un seggio in Parlamento. Diversamente, nel partito da cui è appena uscito, ossia il Pd, sicuramente lo aspettano già a braccia aperte per una sua ricandidatura alla prossime amministrative.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 8 Dicembre 2017

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