Cultura e Spettacoli

Mangiar pugliese, che non diventi industria

 
 
Nessuno finora aveva pensato di fare con la nostra cucina quello che gli statunitensi hanno fatto con i Mac Donald. Ci ha pensato “Oolivoo”, progetto di ristorazione a marchio Puglia grazie al quale lunedì scorso Bari è divenuta capofila di una catena che vuole conquistare il mondo. L’idea è quella di ristoranti-pizzerie dal disegno inconfondibile, ubicati nelle principali città (Milano, Torino, San Pietroburgo e Londra le prossime sedi) dove sia possibile un servizio veloce nel rispetto della cucina pugliese di qualità. A curare l’aspetto architettonico, Fanny Cavone ; ad assicurare la qualità enogastronomica, Giacomo Giancaspro. La Cavone punta sul bianco calce delle pareti, il legno di quercia degli arredi, la chianca chiara dei pavimenti, la ceramica della lampade che pendono da travature lignee trasversali al soffitto, cordami pendenti ed altre trovate (il fiscolo che diventa seduta…). Giancaspro non esclude l’innovazione, però dosata “in giusta misura” , ovvero : tradizione rivisitata in chiave moderna ed esaltata, tenendo conto della necessità di un approccio “empatico” con le moderne esigenze del mercato della ristorazione. Ma chi è Oolivoo? Sappiamo solo che della compagine societaria fanno parte Al Bano Carrisi e Antonio Conte. Quanto al vero volto di questo neo-gigante della ristorazione, esso è coperto dall’immagine di Concetta e Martin, coppia giovane e fatale, protagonista di un furbo shortmovie a firma dell’Agenzia Fanizzi Maggipinto (la stessa che si occupa dell’immagine Oolivoo). Una storia d’amore di gusto retrò, dove con impeccabile senso della fotografia si raccolgono i più vendibili luoghi comuni della Puglia. Quasi progenitori di un’ideale Gens Apuliae, Concetta e Martin vogliono essere – a tavola – l’esemplificazione del mangiar globale senza smarrire le radici, il buon senso, il buon gusto… Tutto appare rassicurante. Il passaggio dall’artigianalità, dalla dimensione casareccia e alla ‘volemose bene’ a quella industriale viene presentato come occasione per una evoluzione del gusto, dell’immagine, del portafoglio. Vorremmo condividere appieno tanto entusiasmo. Quando abbiamo partecipato questa perplessità ad Al Bano (testimonial della serata), il nostro conterraneo è parso impermeabile ad ogni timore : “Quando le cose si fanno per bene, ed è questo il caso, non mi pare ci sia da temere alcunché. Certo, tutto può essere, ma se vogliamo preoccuparci di tutto…”. Una stretta di mano ha chiuso la nostra breve conversazione. Una stretta di mano che non consigliamo. Il buon Carrisi ha nella destra un morsa che stritola. Cosa leggere in quella poderosa espressione di cordialità, la forza schiacciante della nuova imprenditoria globale, che il Nostro in qualche modo rappresenta (il suo vino ha ottenuto il riconoscimento IGT)? Preferiamo leggervi un solare e tutto pugliese senso della speranza.
 
italointeresse@alice.it
 
 
 
 
 
 
 
 
 


Pubblicato il 9 Dicembre 2011

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