Manifestazioni e cortei a Bari: “Chiudiamo il Centro Permanente Rimpatri”
Continua e passa dal capoluogo il viaggio del simbolo che rivendica libertà per tutti e dappertutto

Questa mattina il destriero blu di cartapesta chiamato ‘Marco Cavallo’. partito dal manicomio di Trieste nel lontano 1973 e ancora in viaggio per la libertà di tutti, si fermerà a Bari per chiedere ancora una volta, tra manifestazioni, cortei, incontri e saluti del sindaco, di chiudere il Centro Permanente per i Rimpatri – luoghi di detenzione solo per migranti – nei quali la privazione della libertà personale non dipende nemmeno dalla commissione d’un reato. Condizioni disumane, dunque, in cui versano questi incroci tra carceri e manicomi disseminati lungo tutto lo Stivale da Nord a Sud che non cambiano mai: luoghi in cui le persone s’ammalano di “trattenimento”, ma anche d’abuso psicofarmaci e immobilità a lungo termine. E il CPR/Bari è uno di questi luoghi, tanto che stamani ‘Marco Cavallo’ sarà in Viale Europa per portare, come ripetono attivisti e politici impegnati in questa battaglia di civiltà, <<…le parole di chi si oppone a non luoghi come i CPR e di chi ha subito e subisce una detenzione ingiusta>>. Nel pomeriggio, il simbolo libertario attraverserà la città in corteo da piazza Umberto II a piazza del Ferrarese e poi l’incontro in assemblea al Palazzo della Città, sempre per discutere di CPR, frontiere e libertà di movimento. Ci saranno tra gli altri Erminia Rizzi (Asgi/Aps) Francesco Ferri (Action/aid), Henri Pan Etame (Solidaria), Sabino De Razza (Rifondazione Comunista), Don Angelo Cassano (Libera) e Angela Martiradonna (Migrantes). Non è trascorso molto tempo da quando l’ultima richiesta di chiudere i Cpr in quanto “incostituzionali” e “peggio del carcere” è stata presentata alla Camera, denunciando ancora una volta un'”emergenza palese legata all’abuso di psicofarmaci all’interno delle strutture”. E non basta. “Sono luoghi concepiti con l’unico scopo di afflizione e annientamento della persona. Sono gabbie non pensate per la vita delle persone”, si legge in un’altra interpellanza al ministro dell’Interno. “Definirli una gabbia non rende l’idea. Sembra di stare allo Zoo e tutto questo succede nel disinteresse totale, con violazione dei diritti e spesso con la morte”, hanno detto e ripetuto i pochi parlamentari impegnati in questa vertenza. E forse non tutti sanno che nei Cpr gli psicofarmaci sono lo strumento più usato per stordire le persone: mangiano meno, fanno meno casino e pretendono meno i loro diritti: in fondo agli enti gestori costa meno lo psicofarmaco, che il cibo. Sulle colonne del ‘Quotidiano di Bari’ abbiamo descritto e riportato più volte le condizioni del centro di detenzione, comprese le denunce dei lavoratori e rappresentanti sindacali sui ritardi nel pagamento dei salari con istanze e rivendicazioni regolarmente ignorate da prefettura, ispettorato del lavoro e ministeri annessi. Nel mirino – tra le altre cose – una cooperativa siciliana che gestiva su mandato prefettizio il centro permanente dei rimpatri barese, con irregolarità e ritardi di tale portata che – ancora oggi – non si comprende come possano essere passate inosservate, da portavoce, funzionari e dirigenti della prefettura/stazione appaltante. Ma finora proteste, ispezioni e manifestazioni per smantellare o cambiare, sono servite a nulla.
Francesco De Martino
Pubblicato il 10 Ottobre 2025



