Manon Lescaut e la donna di Puccini: a un passo dal mito
Al Teatro Petruzzelli, l’opera portata in scena da Massimo Gasparon

Una Manon Lescaut di Puccini che intende essere attuale nel suo messaggio, ma evocativa nella sua ambientazione, quella portata in scena nei giorni scorsi al teatro Petruzzelli, per la regia di Massimo Gasparon, autore anche delle scene, del disegno luci e dei costumi ispirati al film Marie Antoinette di Sofia Coppola. Sulla complessa genesi di quest’opera influirono le perplessità dell’editore del tempo, che cercò di dissuadere Puccini dal trattare un soggetto che Jules Massenet aveva condotto a fama europea con la sua Manon, capolavoro del 1884. Ma l’autore, non si lasciò dissuadere, e il successo di pubblico e di critica gli diede piena ragione. È difficile poter comprendere quale sia stata la grande scommessa compiuta da Puccini per l’epoca. Considerando che in quel periodo non aveva ancora raggiunto la piena consacrazione artistica: aveva all’attivo solo due lavori teatrali – Le Villi (1884) e Edgar (1889) –, il secondo dei quali sembrava aver disatteso le speranze generate dal primo. Nel proporre un’opera su un soggetto già musicato, Puccini sfidava la consuetudine in voga del pubblico europeo ottocentesco di abbinare una sola musica a un determinato soggetto. Con Manon possiamo dire che quindi l’autore ha potuto sperimentare i caratteri stilistici e drammaturgici che, successivamente elaborati, avrebbero portato al grandissimo riscontro che nelle più famose opere successive abbiamo conosciuto, e amiamo così tanto ancora oggi. Caratteristiche imprescindibili sono anche in quest’opera la centralità del ruolo femminile e la presentazione di un amore disperato, senza possibilità di salvezza. Oltre a questo, una musica che riunisce gli elementi d’ambientazione all’eredità di Wagner e dell’ultimo Verdi. In Manon il ricorso alla tecnica del leitmotiv e alla melodia continua si accompagna a richiami della musica del Settecento. Questi elementi si sommano ad un virtuosismo ricco di pathos, grazie anche ad una immediatezza che unisce musica e atto scenico in maniera vibrante. «In un certo senso Manon Lescaut ci parla della incomunicabilità tra due innamorati che si amano in modo molto diverso e non si rassegnano a vedere la realtà in tutta la sua crudezza. Manon non accetta la visione romantica e idealistica di Des Grieux, mentre lui perdona la ragazza ripetutamente, anche dopo numerosi tradimenti e fughe, rifiutando di vedere la relazione com’è nella realtà. Di certo tutto ciò ci spinge a riflettere sulle reali possibilità dei due di costruire davvero un futuro assieme», dichiara Gasparon, che nella regia dell’opera assegna ai quattro atti i quattro elementi alchemici che ben descrivono il degrado inarrestabile e definitivo di Manon, che nella sua fase più elevata passa dal fuoco per giungere all’aria, all’acqua e infine alla terra. Il processo distruttivo è sia morale che fisico, e certamente, secondo il regista, Puccini non era estraneo ad una concezione esoterica all’epoca della scrittura dei suoi libretti. Suggestivo dal punto di vista visivo ed emotivo il balletto di Diletta Filippetto e Sebastian Andersen, su un enorme mare come sfondo, con le sue onde che tutto travolgono. L’Orchestra del Teatro Petruzzelli è stata diretta da Francesco Ciluffo, maestro del Coro Marco Medved. La concezione chiave di quest’opera risiede dunque per il regista nella psicologia di Manon, nella spasmodica ricerca della propria affermazione sociale e del benessere materiale, divenendo così specchio di alcune caratteristiche della nostra società attuale.
Rossella Cea
Pubblicato il 7 Marzo 2025