Marc Minkowski dirige Les Musicians du Louvre
Petruzzelli. Un nuovo imperdibile appuntamento della Stagione Concertistica 2025
Un nuovo imperdibile appuntamento della Stagione Concertistica 2025 previsto per questa sera al Petruzzelli, alle 20.30, con Les Musiciens du Louvre, diretto dal Maestro Marc Minkowski. In programma di Georg Friedrich Händel l’eleganza barocca dei sei concerti grossi Op.3, la cui atmosfera saprà farci magicamente rivivere l’ensemble Les Musicians du Louvre, fondato nel 1982 da Marc Minkowski, e che da quarant’anni si distingue per la rilettura delle opere di Handel, Purcell e Rameau, ma anche di Haydn e Mozart o, più recentemente, di Bach e Schubert, e della musica francese del XIX secolo. Questo gruppo di sei Concerti Grossi Op. 3 furono realizzati dall’editore londinese John Walsh nel 1734, prima che il privilegio reale di stampa concesso da Giorgio I al compositore venisse a scadere. Walsh intendeva così rinnovare il successo commerciale ottenuto decenni prima con la pubblicazione dei 12 Concerti Grossi Opera 6 di Corelli. Intendendo riferirsi a concerti per archi “alla maniera italiana”, John Walsh mise insieme sei brani tratti da precedenti opere di Händel e li pubblicò come Opus 3. L’intervento di Händel è relativo ad alcune revisioni in occasione della prima ristampa. Pertanto l’Opera 3 non si presenta come un lavoro organico, ma piuttosto come una sapiente commistione che utilizza fonti diverse scritte per una gamma molto ampia di strumenti: il numero di movimenti di ciascun concerto è diseguale, per esempio, variando da due a cinque, e raramente si riscontra la tradizionale contrapposizione fra tutti e il concertino. Al contrario di Bach, questo Händel strumentale appare proteso nella sua immediatezza verso una duttilità che sembra alimentarsi grazie al feedback del pubblico e della sua partecipazione emotiva, e che un tempo sicuramente era molto apprezzato a teatro. Pubblicati all’apice della carriera operistica del compositore, i sei Concerti grossi op. 3, come del resto la rimanente produzione Händeliana di genere strumentale, si presentano come una fusione di arcaismi corelliani, all’epoca già in disuso, e connotazioni teatrali ed enfatiche. Pertanto negli stacchi polifonici, la creatività legata più che altro a criteri squisitamente teatrali entra in attrito con procedimenti dal substrato tradizionale. Ne risulta una composizione che colpisce nel suo insieme, in senso squisitamente barocco, come il virtuosismo del preludio che caratterizza l’esordio dei violini di concertino, nel “Vivace” di quest’op. 3 n. 2, o i due movimenti conclusivi ispirati a movimenti di danza, carichi di un fascino melodico senza tempo. Uno spettacolo capace di trasportare lo spettatore in una dimensione idilliaca e senza tempo che lascia senza fiato.
Rossella Cea
Pubblicato il 26 Febbraio 2025