Cultura e Spettacoli

Maria Antonia e Aurelia, il prezzo dell’amore

Nel suo “La Capitanata fra briganti e piemontesi” (Edizioni Del Poggio – 2001) Giovanni Saitto elenca gli ‘insorgenti’ fucilati in Capitanata fra il 1861 e il 1863. Sono circa cinquecento, e l’elenco – precisa l’autore – è solo parziale. Ciò significa che continuando a scavare fra carte dormienti in archivi e biblioteche si potrebbe allungare e di molto la macabra lista (stando ad altri ricercatori i ‘giustiziati’ sarebbero stati circa duemila). Ciò che distingue lo studio di Saitto dai tanti altri sullo stesso argomento è che qui non c’è posto per chi passò alla Storia come Ninco Nanco, Caprarello, Schiavone, Caruso o altri capibanda. La lista di Saitto enumera solo ‘soldati’. La truppa, insomma. Solo in cinquantasei, infatti, possono vantare un nome di battaglia : Lo Spietato, Recchiomozzo, Spezzaferro, Occhioscarciato… Gli altri possono passare per comuni braccianti, contadini, artigiani. Fra costoro desta un certo raccapriccio la presenza di due donne : Maria Antonia Altieri e Aurelia Cilla. La prima, nativa di Castel Baronia nell’avellinese, venne fucilata a Santagata di Puglia il 7 agosto 1862. La seconda invece era pugliese, essendo nata a San Paolo in Civitate ; cadde davanti al plotone d’esecuzione a Torremaggiore il 20 maggio 1862. La storia della rivolta antipiemontese considera un numero limitato di ‘cadute’. La maggior parte di esse patì il rigore della Legge Pica. Questa “Procedura per la repressione del brigantaggio e dei camorristi nelle Provincie infette”, concepita per contrastare la ribellione a Mezzogiorno, introdusse il reato di brigantaggio e la competenza esclusiva dei Tribunali Militari. Il risultato fu una messe di esecuzioni capitali e di condanne ai lavori forzati a vita anche per reati lievissimi. Ma la Legge Pica entrò in vigore solo il 15 agosto 1863, cioè quando l’Altieri e la Cilla erano già state fucilate. Tanto fa credere che Maria Antonia e Aurelia, catturate al termine di uno scontro a fuoco o di una fuga, vennero sommariamente processate dai comandanti degli stessi reparti del neonato Regio Esercito – di fatto truppe piemontesi integrate da locali reparti della Guardia Nazionale – e messe a morte. Probabilmente si trattava di donne al seguito di capibanda che, pur di non staccarsi dall’amato, si erano piegate a darsi alla macchia adattandosi al ruolo di cuoche, infermiere, segnalatrici e portaordini. Quanti anni potevano avere Maria Antonia Altieri e Aurelia Cilla? Non più d’una ventina. Solo a quell’età la natura ti dona la salute e l’incoscienza necessarie ad affrontare una vita selvatica e raminga e senza prospettive. E delle loro spoglie che fu? Benedette alla svelta da un prete e avvolte in vecchie lenzuola, furono probabilmente sepolte in una fossa comune. Né fiori, né lapidi per M. Antonia e Aurelia, solo dati anagrafici vergati su un bollettino di guerra.

 

Italo Interesse


Pubblicato il 22 Aprile 2021

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