Cultura e Spettacoli

Maria Sofia, prima ‘resistente’

 

Oggi che il mondo si va riempiendo di soldatesse, nessuno più dice che la guerra è ‘cosa da uomini’. Facile allora immaginare lo scalpore destato un secolo e mezzo fa, da quelle donne che, lottando in prima fila o sostenendo la lotta partigiana in qualità di fiancheggiatrici, portaordini e vivandiere, presero parte alla guerra di resistenza condotta dal popolo del Mezzogiorno contro il neo nato Regno d’Italia. A queste brigantesse Valentino Romano ha dedicato un libro edito da Controcorrente. ‘Brigantesse – Donne guerrigliere contro la conquista del Sud (1860-1870)’ è stato presentato pochi giorni fa a Valenzano nel corso di un incontro organizzato dall’Associazione Culturale e Ambientale Stella del Monte (coerentemente con l’indirizzo di questa conferenza-performance incentrata sulla storia delle lotte d’emancipazione condotte dalle donne, sono stati letti stralci da ‘Il Testamento di Emilia’, un testo Giandonato Disanto). Un libro corposo quello di Romano, ben 320 pagine, e che racconta le gesta di donne divenute famose :  Maria Oliverio detta Ciccilla, Giuseppina Vitale, Michelina Di Cesare, Filomena Pennacchio… Ciò però che più sorprende in questa lista femminile è la presenza di Maria Sofia di Baviera, la consorte di Francesco II, cui l’autore simpaticamente conferisce i galloni di ‘prima resistente’. Maria Sofia brigantessa? Premesso che il termine in questione, e ciò vale anche per il suo corrispondente al maschile, è termine che può essere fuorviante, la Regina della Due Sicilie fu brigantessa ‘anomala’. Nel senso che rischiò, sì, in prima persona senza però ‘mascolinizzarsi’, senza rinunciare all’eleganza e allo charme  che si confanno a una sovrana. Sono entrati nella Storia (quella vera) il coraggio e la generosità con cui questa donna pur giovanissima e inesperta delle cose del mondo manifestò nel corso dell’assedio di Gaeta, ultima roccaforte borbonica ad arrendersi. Incurante dei rischi, la Regina girava sugli spalti del forte incoraggiando i soldati. Non contenta, si recava in visita presso quelli ricoverati in infermeria. Nonostante le insistenze di Francesco II, volle restare in prima linea sino all’ultimo. Un personaggio ben diverso dal marito.  Qualcuno sostiene che se al posto di Franceschiello si fosse trovata lei, forse non sarebbe maturato quel clima nefasto nel quale i nemici di casa Borbone ebbero agio di corrompere gli altri vertici delle forze duosiciliane e spianare la strada a Garibaldi e i suoi. Con questo non si vuol dire che Francesco II fosse un vile. Era più che altro un fatalista, un perdente. In altri termini era senza carisma, non aveva la stoffa del Re. O, almeno, non aveva quelle doti di carisma che si richiedono nei momenti difficili. In un Regno delle Due Sicilie non insidiato da Piemontesi, Francesi e Inglesi  Francesco II avrebbe regnato senza difficoltà. Ma la Sorte gli impose contingenze al di là della sua caratura. In qualche modo la parabola dell’ultimo Borbone incoronato ricorda quella del povero Luigi XVI, un altro brav’uomo negato per regnare, salvo che lontano da guerre e sommosse. E invece anche a lui la Storia impose i massimi cimenti. Finì col perdere tutto, il trono prima, la testa poi. Francesco II salvò almeno quest’ultima. Mesta consolazione.

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 22 Marzo 2017

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