Cronaca

Marisabella, la colmata dei rimpianti

 

Con le ultime piogge si è ripresentato il problema dei vasti pantani che periodicamente si formano su Lungomare Imperatore Augusto all’altezza della ‘Moscia’ e tra la Pineta di San Francesco e l’Arena della Vittoria. Così non era sino a una quindicina d’anni fa. La storia di Bari, come quella di tutti gli altri centri, grandi o piccoli, rigurgita di ‘c’era una volta’. Il capoluogo pugliese continua a cambiare pelle. Le periferie si dilatano divorando frutteti, orti, uliveti. Palazzi storici sono caduti sotto i colpi delle ruspe per fare posto ad algide costruzioni in vetro e cemento. Cattivi restauri, abusi e altre libertà architettoniche cancellano dalla memoria la Bari che fu. Anche in acqua non c’è pace. Benché utili, le barriere frangiflutti spezzano la continuità panoramica. La costa da San Giorgio a Palese è totalmente antropizzata… I mutamenti più vistosi a Bari hanno  avuto luogo in riva all’Adriatico. Addirittura è scomparsa l’ansa dove anticamente sfociavano –  impaludandosi per effetto della modesta portata delle acque e della resistenza delle alghe depositate a riva da uno sfavorevole gioco di correnti –  le acque del torrente Picone. Parliamo dell’ansa di Marisabella, che un tempo si apriva dove si spegne via Brigata Bari. Questa insenatura prende nome da quello della Duchessa di Bari Isabella d’Aragona Sforza, che ai primordi del Cinquecento finanziò imponenti lavori di bonifica alla foce del Picone per sollevare la città dai miasmi del limitrofo acquitrino. Non avendo avuto lo stesso impatto dell’eco-mostro di Punta Perotti, – ma il danno paesaggistico c’è e come – la colmata di Marisabella è passata un po’ sotto silenzio. Al posto di un quieto specchio d’acqua ora si stende una squallida distesa di catrame e cemento, habitat di mandrie di tir. Così doveva andare, sentenziano i fans della globalizzazione. Gli ambientalisti, all’epoca inascoltati, scuotono ancora il capo : Quel braccio di mare inadatto alla circolazione per via dei bassi fondali si sarebbe potuto facilmente voltare in zona umida… Ma non ci sono solo gli ambientalisti a rimpiangere Marisabella. Quella colmata ha comportato la necessità di allungare di quasi un chilometro la condotta del collettore delle acque meteoriche. Il risultato è che ora la pioggia ingoiata dai tombini perde velocità snello scorrere verso il mare. Così, quando le precipitazioni si fanno notevoli, la pioggia defluendo lentissima permane sull’asfalto dando vita ai pantani di cui sopra… e gli automobilisti ringraziano. Tra i detrattori della colmata di Marisabella ecco infine i pescatori. Lì una volta si pescava da Dio. In un’acqua resa più pura da sbocchi sorgivi (ora compromessi dalla colmata) si muovevano cefali enormi e con essi anche aguglie, sparlotti, trigliette, occhiate, boghe… Per i soci della Federazione Italiana Pesca Sportiva e Attività Subacquee l’ansa di Marisabella è stata campo di gara per anni. Un campo da tutti giudicato perfetto e perciò deputato ad ospitare competizioni appassionanti. Il poco che resta delle acque di Marisabella è interdetto alla pesca. E’ da questo punto di vista l’unica area vietata di tutto il porto di Bari, dove peraltro si pesca benino (spigole, orate, saraghi…). Ma attenzione a chi vi getti la lenza : o sei socio FIPSAS e con speciale permesso, o ci rimetti il portafogli tra verbale e sequestro dell’attrezzatura (che fine fa quest’ultima?).

 

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 8 Febbraio 2019

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