Cronaca

Marmo: “Se va avanti così, tra un po’ dai rubinetti uscirà acqua salata”

 

La crisi idrica nella nostra regione e non solo comincia a far paura. Ma dall’ente che eroga l’acqua di via Cognetti, a Bari, gettano – è proprio il caso di dirlo – acqua sul fuoco. “I toni trionfalistici di Acquedotto Pugliese sul risparmio idrico ricordano l’adagio del medico che cura il paziente iniettandogli un altro male: se si pensa di spremere il sottosuolo fino all’osso, con l’utilizzo di acqua di falda, siamo davvero messi male”, attacca il presidente del Gruppo consiliare di Forza Italia, Nino Marmo, parlando del rischio invasi a secco in Puglia. “Vediamo, dunque, – chiarisce ancora Marmo- di chiarire cosa accade quando si utilizza acqua tirandola dal sottosuolo. Se si estrae senza restituirla alla terra nelle quantità necessarie, succede che l’acqua di mare (il cuneo salino) arrivi e si inserisca nella falda dove essa era depositata naturalmente. Ergo, alla fine si preleverà dalla falda acqua salata… e torniamo al punto di partenza e duole dover ammettere –checché ne dica qualche autorevole esponente della maggioranza regionale- che avevamo ragione: in Puglia abbiamo bisogno di dissalatori. Senza dei quali si rischia di svuotare la falda e far sgorgare, alla fine, acqua salata dai rubinetti delle nostre case. Ciò soprattutto, come è intuitivo, nelle zone costiere. Se il presidente Emiliano avrà intenzione di fare sul serio e risolvere l’emergenza idrica senza optare per soluzioni altrettanto dannose, saremo disponibili ad offrire il nostro contributo”. Invece, come detto all’inizio, per l’ente Acquedotto Pugliese ci sono ben 5mila metri cubi in più al giorno immessi in rete, che assicurano da ogni pericolo. Insomma, le attività di Acquedotto Pugliese, avviate a partire dal luglio scorso, consentono, oggi, di immettere in rete oltre 25mila metri cubi di risorsa al giorno grazie all’incremento di utilizzo dell’acqua di falda. Per Aqp, le misure per contrastare la forte siccità dell’anno appena trascorso, il più siccitoso degli ultimi duecento anni, hanno determinato da un lato il risparmio di circa 3,5 milioni di metri cubi di risorsa nell’ultimo trimestre del 2017, dall’altro un aumento della capacità di produzione, grazie all’utilizzo di fonti integrative come quelle dei pozzi. Il risultato è anche frutto di una attenta politica di ottimizzazione della gestione, avviata dallo stesso Acquedotto negli ultimi anni: l’implementazione di un sistema di telecontrollo delle portate e dei volumi in rete, l’adozione di modelli matematici avanzati di gestione, la distrettualizzazione delle reti e l’introduzione di un sistema diffuso di regolazione automatica di controllo della pressione. L’ente che eroga acqua in tutto il Mezzogiorno è altresì impegnato, quotidianamente, in una intensa attività di ricerca e riparazione delle perdite, grazie anche ad investimenti straordinari per oltre 300 milioni di Euro. Eppure proseguono, al momento, le restrizioni di pressione in rete, seppure in forma più attenuata, e nel rispetto dei minimi garantiti dalla carta dei servizi. Permane, infatti, lo stato di emergenza: il livello di acqua presente negli invasi, utilizzati normalmente anche ai fini irrigui, rimane al di sotto del 50% rispetto alla media degli ultimi 10 anni. Da ricordare che le riduzioni potrebbero causare disagi ai piani superiori negli stabili privi di idonei impianti di autoclave. Per impianto idoneo si intende un sistema di autoclave (costituito da pompa e serbatoio o da booster) posizionato al piano terra. L’installazione ai piani alti o, peggio, sui solai degli stabili, non è sufficiente ad assicurare l’erogazione idrica. Per concludere, il Regolamento del servizio idrico integrato vieta l’inserimento di pompe sui collegamenti diretti con la rete pubblica e che gli impianti di autoclave devono essere realizzati in modo da assicurare discontinuità idraulica tra la rete gestita dall’Acquedotto Pugliese e l’impianto di sollevamento dello stabile. Del resto è nella responsabilità dei privati rendere fruibile all’interno di uno stabile il servizio che AQP eroga al contatore: gli amministratori di condominio e i singoli proprietari di immobili sono invitati a provvedere alla verifica ed eventualmente alla installazione di adeguati impianti di autoclave centralizzati, che assicurino l’erogazione in tutti i punti dello stabile, anche i più lontani e alti rispetto al contatore, e che rispondano alla normativa vigente. Se l’acqua manca in Terra di Bari e dintorni, insomma, la colpa è di chi amministra le nostre case.

 

 

Antonio De Luigi

 

 

 


Pubblicato il 23 Gennaio 2018

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