Cronaca

Martucci, associazioni in prima linea: ‘ora c’è il ricorso al ‘Tar Puglia’

Associazioni e comitati da tempo schierati contro la riapertura della discarica ‘Martucci’ non mollano di un centimetro, come avevano promesso: una settimana fa e precisamente venerdì̀ 25 febbraio, il Comune di Conversano, tramite il suo legale, ha depositato il ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale della Puglia contro la delibera di approvazione del Piano dei Rifiuti (PRGRU) nella sua parte relativa al destino del sito Martucci. <<Un atto concreto e inequivocabile di contraddittorio nei riguardi dell’ente regione Puglia>>, ci tiene subito a mettere in chiaro il presidente dell’associazione ‘Chiudiamo la discarica Martucci’ Vittorio Farella. Operato frutto e conseguenza dell’atto di significazione (diffida) formalizzato dalla stessa associazione a Giunta e Consiglio Regionale prima della discussione e approvazione di quella deliberazione oggetto del ricorso ai giudici amministrativi. <<Un atto che altro non è stato se non l’ultimo tassello di un pressing che viene da molto lontano e che ha visto la compartecipazione popolare, oltreché delle associazioni e comitati ambientalisti (la nostra indefessamente e sempre in prima fila) del territorio, per rimarcare la volontà di non concedere ulteriori proroghe alla chiusura definitiva e incontrovertibile del sito Martucci>>, chiarisce ancora Farella. Che insiste -giova ribadirlo – alla messa in sicurezza di un sito ritenuto pericoloso da troppo tempo, all’interno del vasto territorio compreso tra Monopoli, Conversano, Mola di Bari e Polignano a Mare. <<Abbiamo contribuito tanto, con impegno instancabile e decine d’ore di lavoro, a fianco dell’avvocato incaricato, per giungere a questo traguardo che fin da subito abbiamo avvertito come percorso privilegiato e inesplorato, mai perseguito fino ad ora. E al ricorso amministrativo, a nostro giudizio, va affiancato il rimedio penale, quale strumento di tutela e difesa dei territori ed ambiente, nonché della salute pubblica, in relazione ad eventuali e probabili responsabilità di mancata vigilanza e mancate azioni di bonifica o messa in sicurezza dei luoghi nella tormentata, angosciante e prolungata vicenda di Martucci>>. I particolari del dettagliato ricorso ai magistrati amministrativi verranno chiariti più avanti, in un’apposita conferenza, ma intanto gli ambientalisti intendono soffermarsi anche sullo stato delle attività in corso per il monitoraggio. Più volte essi hanno sostenuto l’irrilevanza di queste ulteriori indagini sul terzo lotto, voluto sostanzialmente dalla Regione, ai fini della determinazione dello stato comatoso d’inquinamento di contrada Martucci, sancito peraltro anche dal Tavolo Tecnico da oltre due anni. E per questo ormai fuori discussione, ma quanto sta accadendo dimostra ancor più la tendenza all’ingannevole e fuorviante diversivo. Per dirne solo una: tra la segnalazione di fuoriuscita di gas dal pozzo piezometrico in escavazione nei pressi del lotto 3 e il sopralluogo dell’Arpa per la sua constatazione sono trascorsi circa quindici giorni, tanto da non aver fatto rilevare nulla di che. Ci starebbe o no l’ipotesi che un intervento tempestivo avrebbe dato un risultato diverso, dal momento che tale emissione era visibile e constatata dagli operatori presenti? Ancora: per quanto riguarda il campionamento delle acque sotterranee presso i pozzi P1, P2, P3, P- Parente e P-Impianto svolte nel novembre 2020 allo scopo di svolgere l’ispezione ordinaria relativa all’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), e ricavato nell’Atto Dirigenziale n.236 del 09/06/2021 della Sezione Autorizzazioni Ambientali che hanno condotto alla scoperta di ”criticità/non conformità” nel pozzo P1 del superamento del valore limite del parametro “Ferro” (il Gruppo Investigativo in quell’occasione, ha posto all’attenzione delle AC (Autorità Competenti) detto superamento, ai sensi dell’art.244, c. 1 del D.Lgs. 152/2006, al fine di attivare “le opportune indagini volte ad identificare il responsabile dell’evento di superamento”, ai sensi dell’art. 244, c.2 del D.Lgs. 152/2006) e al superamento dei valori limite di “Cloruri” e “Selenio” nel Pozzo P-Impianto. Poste anche, in quest’ultimo caso, all’attenzione delle AC per la sanzionabilità della Società ai sensi dell’art.29-quattuordecies, c. 2 del TUA, si può affermare che “sulla base di tutto quanto sopra esposto, le informazioni riportate nell’articolo sopra citato, con particolare riferimento all’inquinamento da Ferro, Cloruri e Selenio nei pozzi P-Impianto e P1, si ritengono alquanto fuorvianti”? La messe di rilievi, evidenze e constatazioni già accumulate nel tempo, e in parte svolte dalla stessa Arpa, avrebbero dovuto indurre a maggiore cautela l’Arpa nello statuire tale affermazione. E poi, infine, sarebbe pure il caso di sapere l’esito del richiamo alla Città Metropolitana di Bari che “dopo aver svolto le opportune indagini volte a identificare il responsabile dell’evento di superamento e sentito il comune” avrebbe dovuto diffidare “con ordinanza motivata il responsabile della potenziale contaminazione a provvedere ai sensi del Titolo V della Parte IV al D.Lgs. 152/2006.” Insomma, la strada da seguire era un’altra, sempre secondo l’associazione ‘Chiudiamo la discarica’: Dedicarsi alla ricerca di un sito alternativo per chiudere il ciclo dei rifiuti, così come costantemente richiesto fin dal maggio 2020 e ribadito a più riprese anche recentemente. Ma su si tornerà molto presto.

Antonio De Luigi


Pubblicato il 4 Marzo 2022

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