Cultura e Spettacoli

Maschere, barche e fantocci

Lembos in greco vuol dire barca. E la barca è presenza importante in ‘Lembos’, un allestimento Manonuda andato in scena al Bravò nell’ultimo fine settimana. Una presenza affatto esclamativa (tenere barche di carta che navigano dentro una pozza circolare) alla quale si demanda l’urgenza di rappresentare il senso dello spostamento, soprattutto nel tempo, e quindi del divenire. E il tema del divenire è l’elemento principe di questo lavoro di Alberto Cacopardi  e Amalia Franco (l’unica interprete). Un tema esplicitato già dalla prima scena : Una donna mascherata sguscia come in parto da un simulacro femminile ; vi rientrerà a chiusura di spettacolo, quasi a rappresentazione della morte (il ritorno nel Grande Grembo)… Il resto è un lungo, muto dialogo tra la protagonista e due distinti fantocci, quello di un’anziana e quello di una bimba. Il confronto generazionale ha il colore della complicità. La donna pare stare in mezzo, avvolta in una cristallizzazione del tempo, stretta fra futuro e passato. Ma le maschere che indossa suggeriscono l’idea che lei sia al contempo ieri e domani… Sono numerosi i punti in sospeso che ‘Lembos’ si lascia alle spalle. Il latitare della figura maschile, queste barchette che prendono fuoco, esplodono, affondano, questa pozza nella quale nel finale la donna senza età si accovaccia, nuda… Nondimeno lo spettacolo scorre senza sforzo. La gestualità della brava Franco, che immersa nel bianco (e talora nel rosso) si lascia dirigere dalla mano sicura di Cacopardi, ha un che di carezzevole, di seducente. Perciò cattura. Lascia il segno questa dimensione ludica, fortemente coreutica che ad un certo punto tracima tra le poltrone coinvolgendo la platea. Un allestimento di grande raffinatezza, accuratissimo, che non ha mancato di emozionare il pubblico del Bravò, salvo isolate espressioni di perplessità (disegno luci : Francesco Dignitoso). – Prossimo appuntamento al teatro di via Stoppelli : venerdì 13 e sabato 14 novembre con ‘Mitici. So’ proprio forti sti Greci’, di e con Domenico Clemente (compagnia Teatroinsieme). Uno spettacolo che non ha bisogno di scene, costumi o effetti speciali, una divertita incursione  “tra le miserie dei condomini dell’Olimpo e le disavventure di quegli uomini che a loro si affidarono, passando attraverso le gesta di quegli eroi tanto a lungo celebrati”. Clemente mette da parte il linguaggio aulico di Omero e racconta le cose con lo stesso stile dei giorni nostri. “Come avventori di un bar all’ora dell’aperitivo abbiamo riletto quelle storie con la concretezza e l’irriverenza dei nostri giorni”.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 4 Novembre 2015

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