Matteo riconobbe la nave e pianse
Anni fa, in una casa di riposo, avemmo modo di fare conoscenza con Matteo C., un anziano marinaio barlettano. Nel rievocare la propria vita, Matteo raccontò di quando da giovane, in qualità di cameriere, aveva prestato servizio sul Gelria, un piroscafo battente bandiera olandese e impiegato sulla linea Amsterdam-Montevideo dal 1913 al 1935 : “Era una nave spettacolare, enorme. Poteva trasportare più di 1500 passeggeri ed era così lussuosa che un settimanale inglese l’aveva dichiarata ‘Nave dell’anno’. Il salone più grande era decorato in stile impero, nella galleria suonava l’orchestra tutte le sere, c’era la sala fumatori, il cinematografo, le cabine di prima classe avevano tutte il telefono…”. Nei primi anni trenta, costretto a tornare in patria per ragioni famigliari, Matteo dovette a malincuore abbandonare il Gelria. Ignorava che le loro strade si sarebbero incrociate in tempo di guerra. Nel 1935 il Gelria venne acquisito dalla Società Anonima di Navigazione Lloyd Triestino e ribattezzato Gradisca. Subito dopo l’unità fu requisita dalla Regia Marina e sottoposta a pesanti modifiche : Era nata la Nave Ospedale Gradisca. Il 9 marzo 1943 la Gradisca era a Bari dove aveva appena sbarcato non ammalati ma centinaia di internati tedeschi prelevati a Smirne, nel cui porto, con la mediazione della Turchia, paese all’epoca neutrale, era avvenuto uno scambio fra 838 prigionieri britannici ed altrettanti tedeschi. Matteo quel giorno si trovava sulla banchina del porto, dove arrangiava giornate come scaricatore. Quando la sua squadra salì a bordo per prelevare alcune casse di documenti che per prudenza non si volle affidare alle gru, Matteo cominciò a guardarsi attorno perplesso : Quella nave gli era famigliare… Certo, non poche modifiche si erano rese necessarie per voltare in ospedale navigante quello che era stato un lussuoso transatlantico, ma le linee generali era rimaste intatte. Matteo le riconobbe e ne fu al contempo felice e addolorato : “Mi piangeva il cuore. Avevo negli occhi quel mondo chic, le signore tutte profumi, gioielli e pellicce, i signori in frac e lo sfarzo della sala ristorante dove avevo servito e i tappeti, gli specchi, i candelabri di cristallo… Ritrovavo ambienti sporchi, bui… Era un ospedale, ma un ospedale di guerra. Puzzava… Quando scesi piansi. Finito il turno, nel tornare a casa, non mi voltai a guardare il mio Gelria. Ma quale Gradisca. Chissà che fine ha fatto quella nave”. Possiamo soddisfare la curiosità di Matteo : Restituita agli armatori triestini a maggio del 1945, l’unità rientrò in servizio a novembre dello stesso anno. Ma navigando nei pressi dell’isolotto di Gaudo s’incagliò subendo gravi danni. Giudicata troppo danneggiata, la Gradisca venne recuperata per essere demolita. Cosa che avvenne a Venezia tra il 1949 e il 1950. Nel corso della seconda guerra mondiale la Gradisca aveva svolto complessivamente 77 missioni (74 di trasporto infermi e tre di soccorso), trasportando complessivamente 15.662 tra feriti e naufraghi e 43.676 malati. – Nella foto la Gradisca ormeggiata a Bari il 9 giugno 1943, dopo essere tornata dalla missione di scambio di prigionieri a Smirne ; l’unità in primo piano è l’incrociatore ausiliario Brindisi.
Italo Interesse
Pubblicato il 28 Settembre 2016