Cultura e Spettacoli

Metamorfosi: solo verso l’alto?

I giorni che senza piacere stiamo vivendo sono giorni di metamorfosi : stiamo diventando qualcos’altro : l’immagine che lo specchio ci restituisce non corrisponde più a quella di un tempo. E non è questione di rughe e capelli bianchi, bensì di calcolo meschino o di dabbenaggine. Stravolti da un’era che, giunta in picchiata, ha colto tutti impreparati, ci brilla negli occhi una luce diversa, non certamente migliore di quella che in precedenza ci illuminava lo sguardo. L’inquietante processo in atto rievoca la memoria di Ovidio e della sua opera maggiore : ‘Le metamorfosi’, questo poema mitologico che in qualche modo sembra precorrere il pensiero di Darwin. Ma se il grande scienziato britannico parlava di evoluzione, qui siamo in presenza del processo inverso giacché ci stiamo involvendo. I soliti Greci, che avevano fiutato la lontana barbarie in cui il mondo sarebbe precipitato, arricchirono il mito di mutazioni che non fanno onore : Un padre degli Dei che si riduce ad assumere le più svariate sembianze per dare sfogo ad una concupiscenza insaziabile, e donne, uomini , cose e bestie che si trasformavo in qualcos’altro per motivi banali o colpe abominevoli. Nel riordinare questo campionario della bruttura (che solo la poesia può vestire di fascino) Ovidio regalò ai posteri un monito profetico, giacché – volendo – in tanto trasformismo si potrebbe leggere un’anticipazione dell’ingegneria genetica.  Fermiamoci qui. La premessa si spiega con la necessità di parlare di ‘Metamorfosi (di forme mutate in corpi nuovi)’, una performance di e con Roberti Latini che mercoledì scorso alla Vallisa ha chiuso ‘Il peso della farfalla’, una rassegna d’arte a cura di Punti Cospicui. Latini è il possibile clown di uno spettacolo tutt’affatto edificante dove mezzi-uomini, semi-bestie e personaggi senza fortuna vanno in scena, introdotti e illustrati dal Nostro. Un circo senza allegria. Tant’è che la logorrea di Latini è un sussurro lacerato : Narciso non si dà pace d’essere un innamorato senza speranze, e d’essere considerato solo un vanesio ; Orfeo piange la (doppia) perfidia del Fato, il Minotauro vorrebbe che lo si ricordasse come un uomo inviso alla Sorte invece di una belva meritevole di morte…Tutte figure accomunate dal ritrovarsi inermi dinanzi ai capricci di un Olimpo prevedibile quanto un colpo di dado. Come un’ape, Latini va di fiore in fiore attingendo ora da questo, ora da quel mito. A volte si sofferma (il che, per esempio, rende la tragedia di Narciso ben vibrante), altre volte transita fuggevolmente regalando troppo labili tracce di sofferenza umana (e qui le cose funzionano meno bene). Latini, che ha conseguito il Premio Ubu come miglior attore nel 2014, si conferma bravo.  Di grande spessore la sua presenza scenica. Felicissima la colonna sonora di Gianluca Misiti.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 23 Dicembre 2015

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