Michele Agostinelli e il segreto dell’oblio
Dagli anni '70 ad oggi, con grande sensibilità e coscienza artistica ci ha consegnato opere di grande intensità e di potenza attrattiva
Da oltre cinquant’anni il pittore Michele Agostinelli, attraverso un percorso artistico nato su un fertile terreno creativo, ci dona la sua arte a piene mani.Fermarsi di fronte ad una sua tela è un percorso mistico, di rigenerazione. Attraverso l’armonia delle forme, l’eleganza dei soggetti inquadrati, la prestanza del colore, egli ci regala inesauribili e intriganti viaggi nel mondo avventuroso della sua arte.Dagli anni ’70 ad oggi, con grande sensibilità e coscienza artistica, attraversando un lunghissimo arco di storia nazionale e internazionale e nella naturale evoluzione della sua produzione, sempre fedele all’innato talento che lo contraddistingue, ci ha consegnato opere di grande intensità e di potenza attrattiva.Ma dove risiede il forte richiamo presente nei lavori di Agostinelli che ci inchioda davanti alle sue tele?Certo è che sia si tratti delle opere figurative prodotte nel secolo scorso, sia che si tratti delle più recenti che s’inseriscono nel filone della pittura materica, c’è un quid di misteriosamente intenso e avvincente nei quadri del pittore sardo.Ben sappiamo che la Sardegna è, per eccellenza, terra di forza e di mistero, elementi che Michele Agostinelli ha respirato negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza. Dal mare di Sardegna a quello di Puglia, in una linea d’acqua senza soluzione di continuità, l’azzurrità infinita campeggia per tutta la durata dell’arco vitale, sia quello esistenziale che quello artistico.Mare che chiama alla vita e alla creatività, mare che si fa energia e forza generatrice.Prendiamo, ad esempio, alcuni scorci paesaggistici pugliesi realizzati nel primo periodo, uno fra tutti “Ulivi a Bitetto”. Percorrendo centimetro a centimetro ogni angolo dell’opera si vive una situazione di spaesamento e di rimando a qualcosa d’altro che è oltre la tela. Come se il nostro occhio facesse, all’inizio, fatica ad entrare in quello del pittore che ha guardato il paesaggio e lo ha poi impresso su tela.Ma l’occhio del pittore, in quel momento, probabilmente registrava qualcosa di più di ciò che la semplice scena presentava. Credo che sia proprio questo “oltre” il mistero della magia racchiuso nei quadri di questo grande artista. Un segreto d’oblio.Michele Agostinelli è poeta della tela, quasi un anacoreta sulle tracce del senso più profondo delle cose e riesce a restituirci il suo intimo percorso di ricerca in fermo-immagini che ci lasciano pieni di stupore e meraviglia.Probabilmente è proprio nelle origini isolane la traccia caratteriale che lo muove a donare alle sue opere una sorta di asperità asciutta ed essenziale, soprattutto in quelle del primo periodo.Un altro elemento caratterizzante è la presenza di spazi che creano distanza; quella di chi osserva dall’opera è il risultato della distanza che si frappone tra l’artista e la sua opera, o meglio, che l’artista pone tra sè e la sua opera, con un preciso intento, quello di inchiodarci.Una distanza che, in un secondo momento, ci permette di metterci in dialogo con l’opera stessa, prima in una visione d’insieme, in cui l’evanescenza ci avvince alla tela, per poi avvicinarci al particolare, permettendoci di concentrarci su ogni sfumatura d’intensità che il pittore ha voluto donarci.Ogni quadro di Agostinelli è uno scrigno di delicatezza, anche quando si tratta di profondi solchi incisi sulla tela che ci graffiano il cuore, o di sovrapposizioni materiche in cui si accumula la tensione espressiva.Relativamente ai quadri di quest’ultimo periodo si coglie la sfida dell’artista a provocare l’osservatore nella ricerca degli elementi connotativi del messaggio che ci vuole lanciare. Anche in questo caso c’è una sapiente costruzione di una sorta di percorso di partecipazione attiva del fruitore, che viene coinvolto, tirato dentro, nello stesso movimento che ha generato l’atto creativo dell’artista. Come se egli, prima di creare l’opera, avesse stabilito una sorta di architettura filmica, un itinerario di lettura a tappe ad uso del fruitore.Nel recente “Dronando”, in connubio con i versi di Concetta Antonelli, si può assaporare non solo questa esperienza di viaggio, ma si può vivere un’immersione sensoriale e di cuore, in cui il trionfo del colore vivo e acceso è segno inciso di speranza e vitalità.
Maria Pia Latorre
Pubblicato il 12 Dicembre 2024