Cronaca

Migranti continuavano a riscuotere l’assegno sociale anche se da tempo non risiedevano più in Italia

 

 

“Eldorado” questo è il nome dell’operazione condotta dal gruppo Pronto Impiego Bari e dalla Tenenza di Altamura  Guardia di finanza che ha accertato una maxi truffa ai danni del nostro istituto di previdenza sociale da parte di 174 migranti, tutti ‘over 65’, di varie nazionalità. Gli extracomunitari denunciati, le cui residenze risultavano  essere nei comuni di Bari, e della provincia Barletta -Andria- Trani, erano invece rientrati da tempo nei loro Paesi di origine continuando a beneficiare di pensioni sociali (circa 450,00 euro al mese per ciascuno) per un importo totale di 5,6 milioni di euro. Dalle indagini, coordinate dalle Procure di Bari e di Trani alle quali hanno partecipato anche funzionari  delle direzioni provinciali Inps di Bari ed Andria, è emerso che i migranti si servivano dei loro parenti in Italia per incassare l’assegno sociale, ovvero un aiuto economico concessa ai cittadini, italiani e stranieri, in condizioni economiche particolarmente gravi (il reddito annuo di chi lo richiede non deve superare 5.800 euro) col quale si godevano la vecchiaia a casa loro, a spese nostre. E non è il primo caso scoperto dagli inquirenti: molto spesso gli immigrati conoscono la legge meglio degli italiani. Accade anche con l’assegno sociale: ottenerlo per gli stranieri, a differenza degli italiani, è facile. Basta avere residenza stabile e abituale da dieci anni in un Comune italiano, essere titolari di un permesso di soggiorno di lungo periodo, non superare la soglia di reddito richiesta e, ovviamente, avere compiuto 65 anni. Quando un italiano fa richiesta per poter ottenere l’assegno sociale, invece, scattano tutti i controlli di routine. Vengono setacciati i dati dell’Agenzia delle entrate, della Camera di commercio e dell’Inps e si verifica che chi ha richiesto l’assegno sia in regola. Con gli stranieri questi controlli sono tecnicamente impossibili perché non sempre all’estero – soprattutto nei paesi dell’Est Europa e del Nord Africa – esistono banche dati. La valutazione dei limiti di reddito di chi ne fa richiesta si basa quindi su una semplice (e incontestabile) autocertificazione. Se paragoniamo, poi, l’assegno sociale alle cosiddette «pensioni minime» si nota che chi usufruisce dell’assegno sociale – ovvero chi non ha lavorato o non è riuscito a versare contributi adeguati – prende all’incirca quanto chi ha lavorato tutta una vita e che, magari, percepisce la pensione minima: 448,52 euro contro 501. Poco più di 50 euro di differenza. A 70 anni scatta però la maggiorazione sociale e, così, la differenza si riduce ulteriormente a soli 13 euro. Ma non solo: grazie alla legge Fornero  gli italiani vanno in pensione a 66 anni e 3 mesi. Gli stranieri invece possono ricevere i soldi  un anno prima: significa che uno straniero che magari non abita nemmeno in Italia possa godere della pensione prima di un nostro connazionale. Poi esistono i casi di ricongiungimento familiare attraverso il quale un immigrato può far venire in Italia i suoi parenti i quali, una volta ottenuta la residenza, possono avere la pensione sociale nonostante non abbiano versato alcun contributo allo Stato. Anche in questo caso si è scoperta una truffa ai danni dell’Inps: in Abruzzo, una donna ucraina arrestata per favoreggiamento della prostituzione, grazie al ricongiungimento, aveva fatto ottenere l’assegno sociale ai suoi genitori i quali, appena ricevuta la pensione, sono tornati in Ucraina e nessuno se n’è accorto. Morale: i genitori della donna hanno incassato tra il 2008 e il 2015 quasi 70 mila euro di contributi italiani senza che l’inps se ne accorgesse  a causa della scarsità dei mezzi a disposizione per effettuare i dovuti controlli. In Italia si stima che gli stranieri che ricevono l’assegno sociale siano 56 mila per una spesa totale di oltre 328 milioni di euro. Una cifra altissima se si tiene conto dei tagli fatti alle pensione dei nostri connazionali a fronte di un contributo elargito a chi non ha contribuito in nessun modo al benessere del nostro Paese, non solo, elargiamo soldi agli stranieri che potrebbero farsi mantenere  a casa loro e non contenti ci facciamo anche truffare. E chi ci assicura che una volta scoperte le truffe questi soldi rubati all’Italia vengano restituiti al mittente? Possibile che non si riescano ad adottare delle misure di controllo specifiche per ogni richiesta pervenuta dai migranti cosi come succede nel caso degli italiani? In attesa che i cittadini sappiano come l’Inps intende correre ai ripari, il saccheggio continua.

Maria Giovanna Depalma


Pubblicato il 8 Luglio 2016

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