Primo Piano

Migranti in condizioni disumane, la promessa non è stata mantenuta

Sono trascorsi circa otto mesi da quando i migranti trasferiti dallo stabile occupato davanti al Castello Svevo sono stati deportati “temporaneamente” nell’area dell’ex SET, ai margini del quartiere Libertà, nel capoluogo pugliese. E a distanza di un paio di mesi dalla promessa di bandire gare e appalti strombazzata da Comune e Prefettura di Bari per la fornitura dei prefabbricati dove trasferirli un’altra volta –come volevasi dimostrare…- sono ancora lì, nonostante sia stata stanziata la ragguardevole somma di circa 1 un milione di euro per l’acquisto di ‘container’ abitativi al fine di garantire migliori condizioni di vita agli stessi. Senza tanti panegirici, tavole rotonde e convegni, questa è la situazione che racchiude la seconda accoglienza a Bari, quasi peggio della prima nel Centro di Bari/Palese. E a preoccuparsi veramente di chi sbarca da queste parti fuggendo nella maggior parte dei casi da violenze e guerre, più che i rappresentanti delle Istituzioni, sembrano essere i cittadini comuni, raccolti talvolta in comitati e associazioni di quartiere. “Al di là di tutte quelle che possono essere le preoccupazioni dei cittadini residenti e, soprattutto dei genitori dei piccoli alunni frequentanti la scuola adiacente gli immobili dell’ex SET, è disumano lasciare vivere persone come noi in quelle condizioni. C’è umidità, ci sono infiltrazioni d’aria, non ci sono le condizioni igienico-sanitarie per curare o prevenire eventuali focolai di malattie. Eppure il tutto continua a rimanere nell’ombra, nonostante le promesse del Sindaco Antonio Decaro e di un prefetto quasi certamente già in campagna elettorale che -…buon per lui – certo ha trovato il tempo di farsi eleggere consigliere regionale per il Partito Democratico. E così aumentano i dubbi che aspettano da troppo tempo di essere chiariti perché è un tema che non deve essere lasciato in secondo piano, solo perché magari ci troviamo nella periferia della città. E dire che a cavallo di inizio e fine dell’anno c’erano stati proprio loro, i migranti che stazionano nella tendopoli ex-Set di Bari, a incontrare nel Palazzo del Governo una rappresentanza del Comune e della stessa Prefettura. Per ribadire che nel giro <<…dei prossimi giorni verranno rilasciate le residenze per permettere ai migranti di adempiere a tutte le pratiche ed obblighi richiesti, tra cui il rinnovo del permesso di soggiorno>>. E per quanto riguarda i tempi di permanenza nella tendopoli e la destinazione successiva? Beh, sempre loro, le ‘Istituzioni’, avevano ufficializzato la disponibilità di 1,6 milioni di euro per l’accoglienza dei migranti rifugiati politici. Tuttavia bisogna essere sinceri, non essendo stati specificati i tempi precisi di attuazione, tutto è possibile, se non che il progetto prevede la disponibilità di offrire prefabbricati come soluzione definitiva. Ma i migranti ospitati nella tendopoli di via Brigata Bari ancora non ci stanno ad essere sballottati da una parte all’altra, oggetti e non soggetti al centro della solita marea di fondi e finanziamenti che vanno puntualmente a finire nelle tasche d imprenditori senza scrupoli, a Bari come a Roma e dappertutto. Per questo gli stessi migranti e la rete di associazioni che li sostiene hanno scritto e diffuso una “lettera aperta” alle Istituzioni –puntualmente riportata su queste colonne- per far conoscere la loro situazione precaria e le condizioni di vita difficili all’interno della tendopoli ex-Set di Bari. Per tutta risposta l’assessore ai Lavori Pubblici Galasso ha spiegato che sono stati destinati e verranno utilizzati un milione e 600mila euro per allestire dei ‘container’ come sistemazione definitiva. <>. E allora, si chiedono al comitato ‘Rivoltiamo la precarietà’: come mai ogni volta che si parla di far vivere rifugiati e migranti a Bari dignitosamente, come persone normali, invece di ricevere una casa o una stanza, le proposte delle Istituzioni sono tende, container, prefabbricati? Forse riaprire spazi o case abbandonate costerebbe anche meno di un milione e seicentomila euro. <>, hanno detto chiaro e tondo gli ospiti cacciati dall’ex Convento di Santa Chiara, trasferiti nelle tende del Libertà. Prima di decidere che fare con soldi destinati a migranti rifugiati politici che provengono dal governo nazionale e dall’Unione europea, queste persone desiderano ricevere risposte chiare ad una loro proposta altrettanto chiara. Per non pensare che anche a Bari ditte e società che procurano e vendono container, tende e baracche a ministri, sindaci, assessori e comuni e prefetti –come dimostrano tante inchieste e intercettazioni nello Stivale sullo stesso argomento- siano più potenti, concreti e agganciati di loro…

Francesco De Martino

 


Pubblicato il 25 Luglio 2015

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio