Mimmo l’intoccabile, comunque
Fabio Camilli ce l’ha fatta, quattro giorni fa il Tribunale di Roma gli ha dato ragione : è lui il quarto figlio di Domenico Modugno, quel figlio avuto nel 1962 dalla coreografa Maurizia Calì e che fino a qualche giorno fa si affiancava ‘naturalmente’ ma in silenzio agli altri tre partoriti dalla signora Modugno (Franca Gandolfi). Nei confronti di questi ultimi ora il Camilli può fregiarsi del titolo di ‘fratellastro’ e, cosa più succosa, avanzare diritti in ordine a un imponente patrimonio in fatto di diritti d’autore. E adesso diviene altra cosa raccontare il grande Mimì. Problema che dovrebbe porsi Giuseppe Fiorello, il quale tra il 22 e il 23 febbraio, per la stagione di prosa del Piccinni presenterà al Petruzzelli “Penso che un sogno così…”. Lo spettacolo, che omaggia un’icona della musica nazional-popolare italiana, tratteggia inevitabilmente il corrispondente uomo. E che uomo fu Modugno? Non un padre inappuntabile (la spinosa vicenda di Fabio Camilli getta un’ombra in proposito). Né un figlio esemplare della sua terra. Pugliese di nascita, Modugno – dicono su pressione dei produttori discografici – si spacciò a lungo per siciliano… Pensato prima della sentenza romana e furbamente lanciato a ridosso del successo di “Volare”, la fiction in due puntate della Rai che ha visto lo stesso Fiorello acclamato protagonista, lo spettacolo ribadisce un Modugno esuberante, estroso, anche lazzarone, cui tutto va perdonato, perciò intoccabile. Troppo tardi, ora, pensare ad una ‘revisione’ delle cose, ammesso che ce ne sia la volontà. E poi in questo show la figura di Modugno non è proprio centrale, prestandosi a punto di fuga per il racconto di un altro uomo : lo stesso Fiorello, nato nel periodo di massima fortuna del grande artista polignanese (1969). Era inevitabile che un Beppe Fiorello cresciuto nel culto di una leggenda vivente dovesse occuparsi della stessa quando il talento istrionico di famiglia gli si fosse destato. Ricordare Modugno equivale per il giovane showman a ricordare la propria infanzia, la propria terra. “Penso che un sogno così” è un po’ la storia di una bambino che cresce camminando mano nella mano del padre ideale (e di figli così Domenico Modugno ne avrà avuti migliaia). Gli fa un baffo a Fiorello la faccenda Camilli. Anche scoprire che Modugno era un alieno incarnato non gli avrebbe sconvolto l’ordine delle idee. Una volta che si sedimenta (e oggi ci mette assai meno tempo che in passato) un mito diventa intoccabile. In conclusione, un Modugno pugliese rinnegato e padre ‘non riconoscente’? Dettagli. C’è chi fa di peggio e senza nemmeno riscattarsi scrivendo canzoni da consegnare alla Storia.
Italo Interesse
Pubblicato il 25 Gennaio 2014