Cultura e Spettacoli

Minima moralia (Meditazioni sulla Vita Offesa. T. Adorno) (130)

Quando la frenesia del profitto, attraverso la pubblicità, non ha rispetto, neanche, dei morti. In una cittadina della puglia opera un “quotidiano live”, che pubblica necrologi, manco a dirlo, a pagamento, corredati, a volte, di fotografie del defunto o della defunta. Dove sta, quindi, il marcio non nella lontana danimarca? Presto detto: nella medesima pagina dei necrologi, in alto, a far finta di volere, quasi, stemperare, dialetticamente, lo struggente dramma della  foscoliana “fatal quiete”, si fa bella mostra, si fa per Dire, di un branco di ragazzi in mutande rivolti, con la strafottenza di chi non è interessato a/di sapere in quali mani vada a finire la dignità della propria ”persona (maschera)”, allo sguardo degli eventuali lettori dei necrologi. I quali, non rimangono scandalizzati, ma indignati della sicumera oltraggiosa, ostentata dai responsabili del quotidiano, di potersi rendere utili mediatici sensali e comunicatori commerciali alle ditte produttrici delle mutande, facendone lercio “marketing” in una pagina, pur dolorosamente, destinata a non parche visualizzazioni. Montanelli, quando era al ”Corriere della Sera”, ci fa sapere che, prima di raggiungere la redazione, si recava negli uffici amministrativi del giornale, a/per informarsi dei morti di giornata, i cui parenti  ne avevano commissionato il necrologio. Ché, a suo dire, un quarto del suo stipendio di scriba, al servizio dei “padroni delle ferriere”, dipendeva dal numero di coloro che, mensilmente, rendevano l’anima, indifferentemente,  a dio o a lucifero. Senza curarsi della possibilità, della eventualità, dai  vangeli non esclusa per lazzaro, che  i morti, se avessero potuto alzare la testa, come si dice nel borgo bitontino, e parlare, gli avrebbero esclamato un tonante, poco politicamente corretto: ”Prosit”.

 

GLI sputi, le manate, le gomitate, gli sgambetti, i giochi pericolosi, sono gesti criminali, che sono soliti usare i calciatori di oggi o appartenevano a quelli del passato? E’ la domanda, che MI pongono Alcuni dei Miei 25 Lettori. Ebbene, “in illo tempore”, erano, forse, il frutto, si fa per Dire, della Passione, quando, raramente, si verificavano. Oggi, sono il frutto della determinazione, cioè, fanno parte del gioco, dello spettacolo per le plebi violente, come le gare tra i gladiatori di tremila anni fa. Regressione etica pura!

 

IL Sig.Mastroleo, in un suo ”post” su ”facebooK”, contesta  michele emiliano, governatore della puglia, quando accusa i partiti di ”prestare attenzione alle carriere dei singoli”. Che dire, allora, ribatte Mastroleo, dei movimenti civici che “prestano attenzione solo a quella del loro ’Capo’”? E conclude: “La personalizzazione della politica” è “ il vero cancro della politica contemporanea”. Sono, assolutamente, d’accordo con il Sig. Mastroleo, il quale, però, non ricorda che, anche, nei defunti partiti ”d’antan” la ”democrazia interna era solo apparente”. Infatti, comandavano solo i capi corrente (i quali si spartivano tutto ciò che c’era da spartirsi della ”camicia di cristo” , come si dice a Bitonto. Le correnti erano dei veri partiti nei partiti, che si combattevano, cruentamente, a volte, in certe regioni dell’italietta, dove allignavano la mafia, la ndrangheta, la camorra) e le loro paludi a costituire il mefitico afrore nelle istituzioni, formalmente, democratiche. Se il popolo non c’è (in quando inconsapevole dei suoi Diritti, ma, soprattutto, dei suoi Doveri), a sua insaputa. la Sovranità, che gli Assegna la Costituzione, viene, comunque, requisita dalla decisionistica, quasi mai a favore della collettività, solitudine che, volta a volta, si potrà chiamare degasperiana, fanfaniana, morotea, andreottiana, demitiana, togliattiana, dalemiana, craxiana, berlusconiana, renziana, draghiana, al centro, e,  in periferia, dalla decisionistica solitudine dei loro colonnelli.   I partiti, senza il popolo, non si rigenereranno, giammai! E’ il popolo,  che va rigenerato, ma gli impolitici, germinati da quel popolo, non avranno la volontà, né l’interesse a rigenerarlo. E’ l’adagio di sempre, cioè, del “serpente che si morde la coda”.

 

 

M’è, sgradevolmente, capitato di mirare (si fa per Dire) su un quotidiano “on line” la foto di un convegno, in cui parecchi capi di borghi nostri  si sono cimentati nel commentare la relazione della direzione italiana dell’antimafia sulle mafie che “optime stant” sulle contrade pugliesi. La foto riprendeva coloro che, ancora, sono inquilini dei ”palazzi” dei borghi, di cui sopra, con al centro Giovanni Impastato, il Fratello Minore di Peppino Impastato, dalla mafia siciliana trucidato, parecchi anni fa. Per farla breve, mentre Giovanni Impastato Parlava, la foto ritraeva l’ inquilino di un “palazzo” di un borgo a nord della nostra regione, diligentemente, intento a “declinare” (verbo usato,frequentemente, dai, linguisticamente, omogeneizzati del momento), a scorrere gli ”steps” (i passi) delle sue relazioni interpersonali, eternate( si fa per dire) nel suo cellulare. Una “postura” del genere, un atteggiamento siffatto, ha fatto, inderogabilmente,  supporre a chi ha avuto la sfortuna di prendere visione, esterrefatto, del contenuto della foto che al tizio, sopra cennato, niente caleva delle mafie e dei delitti da essa commissionati sul nostro territorio. Comunque, ad onta della sua latina disattenzione, del suo  disinteresse nei riguardi dell’oggetto del convegno, l’ironia della sorte o dei paradossali sortilegi di essa aveva  voluto che   proprio l’inquilino del  “palazzo”, di cui ho, appena, lamentato la inelegante distrazione  dalle Interessanti, oltre che Accorate, Argomentazioni Esposte da Giovanni Impastato, chiudesse il convegno con codesto sciatto, generico, scorretto appello che, così, recitava: ”La legalità riteniamo fondamentale che diventi obbligatoria sul piano dell’offerta formativa in tutte le scuole. Non è possibile che i ragazzi non conoscano la storia di Peppino Impastato, di Pio Latorre. Ecco perché siamo arrivati a questo punto”. Quale Punto? La considerazione da elaborare subito è che il tizio, di cui, purtroppo, MI Sto Occupando, non sappia di cosa parli(per usare un’espressione, fin troppo, omogeneizzata). Essendo il tizio, un tipo origliante coloro che, “cotidie”, accusano la scuoletta italiettina (che, a dire la Verità,  rampogne merita, a bizzeffe) di essere, nei riguardi dei suoi non studenti, avara nel proporre o imporre ad essi l’insegnamento di molte discipline, anch’ egli ha  voluto aggiungerne una: “la legalità, per non arrivare a questo punto”. Intanto, chiariamo quale, secondo ME, dovrebbe essere il Dovere, assolutamente, non Negoziabile, della Scuola. Essa dovrà Fornire, nel “Ciclo dell’obbligo”, ai suoi scolari i Gramsciani Fondamentali: che Sappiano, e Bene, Leggere (con Esercitazioni Continue alla Comprensione dei testi Letti. Con la Memorizzazione, Direi Ossessiva, dei testi Letti, per  Sviluppare e Allenare la Memoria, Importante Funzione, di cui il popolo italiettino ha dato e continua a dare prova di esserne carente); che Sappiano, e Bene,  Scrivere (Prima di tutto con la Memorizzazione delle Regole di Ortografia, di Grammatica, di Sintassi della Lingua Italiana e di Altre Lingue, Comprese nei ” Curricola” del Ciclo. Con la Somministrazione di Dettati, per Controllare lo Spessore delle Competenze Ortografiche. Con Assidui Esercizi di Composizione, per controllare lo Spessore di Competenze  Grammaticali, Sintattiche e per avere Notizia del Processo di Crescita Umana, Razionale degli Adolescenti, della loro Disponibilità ad Osservare il Mondo, a CommuoverSi di ciò che intorno a Loro ruota, a Immaginare ciò che potrebbe ruotare lontano da Loro); Far di conto  (appropriazione del ”senso dei numeri” attraverso l’ apprendimento delle operazioni più semplici, con essi possibili. Per Pitagora, infatti, il Numero E’ tutto, cioè, E’ l’Elemento, di cui tutte le cose sono costituite. In tutte le cose Esiste una Regolarità Matematica e Numerica: la Musica Ne E’ la Testimonianza). Licenziati dal “Ciclo dell’obbligo”, i ragazzi  si avvieranno alla “secondaria di secondo grado”, avendo prima scelto uno dei numerosi corsi di studio di essa. E’ inutile Ribadire  che tutti i corsi, senza eccezione alcuna, dovranno, come sfondo alle/delle competenze specifiche ai ragazzi fornite, dovranno Prevedere una Intensa Formazione Umanistica – Filosofica, in quanto Compito della Scuola E’ Assicurare alla Collettività Cittadini, nelle Professioni, da Loro Scelte o per le quali Sono Vocati, Competentissimi. Insomma, la Scuola deve Trasformare l’”homo” (l’”animal”, vivente, quando non vegetante, abitante di un territorio) in “Civis” (l’Aristotelico,”Zoon Politikon”) che, consapevolmente, Partecipa alla Crescita Culturale, Economica, Politica della” Polis”, Usando il Sapere  (secondo Platone, Disponibilità, Capacità, Facoltà, che E’ il Sublime Portato del Magistero Filosofico) a Vantaggio Suo, degli Altri Componenti della Collettività che, così, Raggiunge i Livelli Massimi di Prosperità e di Felicità. Pertanto, chi non Sa Cosa Sia la Scuola e la Sua Funzione nella Società,  senza alcun fondamento,  “geremidia” che in essa  scomparso sia l’insegnamento di educazione civica; che in essa non si faccia educazione stradale; che in essa non si faccia educazione sessuale, che in essa i ragazzi non siano iniziati all’insegnamento della legalità. Machiavellianamente, nella Scuola Invitiamo i ragazzi a, metaforicamente, Indossare gli Abiti Curiali e Mettiamoli a Confronto con il Grandi delle Letteratura, della Filosofia, della Scienza di Tutti i Tempi, di Tutti gli Spazi del Pianeta “Terra”e Esortiamo Loro a Dialogare con Essi. Essi Risponderanno  su tutto ciò che a Loro Serva, per Trasformarsi in  “”Cives” Consapevoli,  Responsabili nei riguardi di Se Stessi e degli Altri e, poiché, come Dice J. P. Sartre, Siamo Esseri Sessuati, come, in fondo tutti gli “animalia”, la Filosofia e la Poesia (Pensiamo a Francesca, che Ricorda a Dante l’Epilogo del Percorso di Conoscenza di Paolo e con Paolo: ”La bocca mi baciò tutto tremante”) Ci Spiegano che la Sessualità Umana: non può non Essere l’Oltre la pura riproduzione (altrimenti, come, sostanzialmente, vorrebbe la catechesi della chiesa cattolica, ci ridurremmo alla sola”animalità”); non può non Essere Collegata al Desiderio di Amore, senza Aggettivazioni, di Affettività e, spezzate tutte le colonne d’ercole della normalità statistica, non può non Essere Ricerca Assoluta del Piacere. Per finire, o sig. tizio, se  la Scuola E’ il Giardino dove Sbocciano i Cittadini, non potrà non Sbocciare in Essi il Senso, il Dovere della Legalità che, quindi, non è una disciplina, ma E’ Ciò che Lo Contraddistingue, Lo stigma, come”Civis”  La Legalità, inoltre, non può non Stigmatizzare, anche, lo stato e i suoi organi istituzionali, i cui poteri, a essi  conferiti dalla Legge, dovranno essere esercitati in consonanza con i contenuti da essa prescritti. In ogni caso, tutte le leggi vanno Rispettate?  Ancora, la Filosofia e la Letteratura Affrontano lo spinoso problema della non rara, drammatica contrapposizione tra le esigenze, gli interessi dei singoli, le rivendicazioni dei singoli e quelle dello stato. Socrate, condannato a morte dall’ecclesia ateniese, per ”asebeia”, corruzione dei giovani, avendo, secondo l’accusa, introdotto in atene nuovi dei, in particolare, il ”dàimon”, una guida divina, cioè, nient’altro che la coscienza morale, che Lo assiste in ogni decisione, si rifiuta di fuggire dal carcere, dove aspetta di bere la letale cicuta, adducendo  di preferire la morte, pur, sapendo di essere stato condannato da una legge ingiusta, per non permettere agli ingiusti di trasgredire le leggi giuste. Antigone, la protagonista dell’Omonima Tragedia di Sofocle, Si Oppone al tiranno creonte, rivendicando la sua obbedienza, esclusivamente, a una legge di matrice divina, mentre creonte, che fonda il suo potere su un ordinamento politico, nato da deliberazioni, fondamentalmente, umane (il nomos) ad esso pretende, pena l’anarchia, l’obbedienza, prima da se stesso e, poi, dai suoi sudditi. IO, invece, Ritengo che l’Etica, cioè, la Scienza della Condotta, quella Germinata dalla Ragione, debba Essere il Faro dell’Agire di un Popolo e dei Governanti che, responsabilmente,  Si Sceglie, che Lo Rappresentano e ai Quali Delega il Compito di Scrivere e Promulgare Leggi Giuste, alle Quali gli Stessi, per Primi, Devono Ubbidienza. Quando, come ha Detto Giovanni Impastato, lo stato (anche per l’indifferenza, per l’inconsapevolezza del popolo, che non c’è) e la mafia sono la medesima cosa o  promulga, ad esempio, “le leggi razziali” ad esso non si può ubbidire, né per esso morire. Sig. Tizio, che i ragazzi di oggi non conoscano le Vicende di Peppino Impastato e di Pio La Torre, il Loro Lottare contro il malaffare mafioso, incardinato, anche, nelle istituzioni, sacrificando la Vita, significa che essi non conoscono alcuni episodi della Storia del nostro paese, i cui condòmini, poiché non “Cives”, hanno vissuto, vivono, vivranno, certamente, i loro giorni, i loro anni, i loro secoli, non come tempo, in cui ” panta rei”, in cui tutto scorre, ma come luogo, in cui le abiezioni più indicibili si riversarono, si  riversano, si riverseranno, sì che a loro, colpevolmente, non restò, non resta, non resterà che assaporarne i profluvi.

Pietro Aretino.

 


Pubblicato il 30 Novembre 2021

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio