Minima moralia (Meditazioni sulla Vita Offesa. T. Adorno) (137)
Dono alla gran parte della moltitudine dei genitori di oggi, sebbene non lo meritino (per la loro acclarata impreparazione a interpretare il ruolo, non solo di chi germina un corpo, ma di Chi lo Nobilita, Forgiandolo, sì che Riesca in esso a Sviluppare una Mente, un Intelletto, una Cultura, cioè, una Visione del Mondo Originale, non disponibile, responsabilmente, ad alcuna omologazione) un Libero, Breve, sia pure Imponente, ovviamente, dal punto di vista Etico – Pedagogico, copia-incolla, tratto dal Romanzo “Indignazione” di Philip Roth. A volte un padre diventa, quasi, “pazzo per la spaventosa scoperta che un bambino cresce, diventa alto, mette in ombra i genitori” e non può più “trattenerlo”, deve “consegnarlo al mondo”. Ma prima di dare seguito a codesta dolorosa necessità, direi, fatale, il genitore deve Essere in Grado di Dare al figlio, in “progress”, Lezioni di Vita, Infondendo in Esse tutta la Passione e l’Amore, di cui E’Capace, Mostrando di Credere in quello che Dice, non, ”tamen”, Ritenendo che il Contenuto di Esse Sia la Verità, ma, solo, il Frutto, la Sintesi di quanto Egli ha Sperimentato e Vissuto. Lezioni, che potrebbero essere ridotte a Una Sola: ”Una cosa che”, inderogabilmente, deve essere ”fatta”, andrà “fatta bene”, anche se al figlio non “piacerà fare”. Se il Genitore, Si Farà Pedagogo in tal modo, Immettendo nei Suoi Insegnamenti, tutto l’ ”Eros” a Lui Possibile, come Pasolini Proclamava, il Figlio Adorerà le “Lezioni” e, soprattutto, Adorerà “metterle in pratica”.
Non ho molta simpatia per i presunti campioni del calcio odierno, responsabili, con le loro pretese di vivere da nababbi, dei grossi buchi nei bilanci di tutte le squadre europee di calcio, ma MI ha colpito un concetto, espresso da ibrahimovic , nella trasmissione di fabio fazio; ”Che tempo che fa”. A proposito dell’inchino, a cui molti calciatori si sottopongono prima di iniziare le partite di calcio, ibrahimovic “dixit”: ”Rifiuto i gesti che, poi, non hanno conseguenze”. Infatti, il”respect” nei confronti di tutti gli uomini, che siano bianchi, neri, gialli; che siano cristiani o mussulmani o atei; che siano eterosessuali o omosessuali, etc., etc., figurato dall/nell’inginocchiarsi dei calciatori prima dell’inizio di un incontro, in realtà, non viene coltivato dagli spettatori di siffatti incontri, se lo stesso ibra deve sopportare da essi l’insulto di essere, sprezzantemente, definito:”zingaro”. Nella medesima trasmissione, in cui ibra fu da fazio invitato, si parlò del viaggio di bergoglio a Lesbo, dove erano e sono accampati, con molti patimenti, una nutrita folla di migranti da tutte le zolle del pianeta, dove la follia omicida umana imperversa: iraq, siria, afghanistan, etc. ,etc. Ebbene, l’inviata della”rai”, lucia goracci, con cui fazio era collegato, si sprofondò nella litania, ormai, rituale di elogi nei confronti di bergoglio: “Ha stretto egli le mani a questo e a quello, ha preso in braccio i bambini, ha detto questo e quello”. Terminato lo scontato elogio gragoracciano al capo dello stato del vaticano, fazio, finalmente, per la prima volta, da quando M’è capitato di seguire le sue trasmissioni, improntate al “politicamente corretto”, non servile nei confronti del suo cliché di non porre ai suoi interlocutori dirompenti domande, chiese alla inviata”rai”: “Sì, va bene, bergoglio ha detto questo e quello, ha fatto questo e ben altro, ma, alla fine della visita, il papa ai migranti di Lesbo che cosa ha lasciato, cosa egli ha risolto, cosa è, dunque, ad essi rimasto?”. La grecoracci, sorpresa da tale irriverente, insolita domanda di fazio, incominciò a farfugliare, blaterando che il papa aveva accolto nelle sue mani le lettere dei migranti, aveva promesso di intercedere presso chi può ciò che vuole che fossero istituiti cordoni umanitari per l’ingresso in europa di qualche migrante, e, poi, aveva essi fornito di crocifissi”. Cioè, della serie: ”Tanto rumore per nulla”. Insomma bergoglio non ha,ancora, capito, che i papi ai presunti grandi del mondo non fanno più paura. E’ finito il tempo, in cui gregorio IX si permetteva di scomunicare Il Grande Federico II, che si era messo d’accordo, il 18 febbraio 1229, con il Sultano d’egitto al Kamil, RiprendendoSi Gerusalemme, senza colpo ferire, ma solo con la sua abile politica diplomatica. Quindi, la sesta crociata, che il papa voleva fosse risolta con una guerra e con un rinnovato spargimento di sangue, si concludeva con un pacifico trattato. Per molti secoli i papi hanno terrorizzato i potenti, i regnanti con l’arma della scomunica, ché per l’immensa plebaglia ignorante, in loro credente e di essi timorosa, un re, destinato all’inferno, non aveva il carisma, non la dignità per renderla suddita. Allora, i regnanti si servivano dei pulpiti, sparsi in europa, specialmente, perché la plebaglia fosse al potere legata col cemento della fede in un cristo che avrebbe ad essa intimato: ”Dare a dio qual che è di dio, dare a cesare quel che è di cesare”, cioè, il totale consenso a tutte le soperchierie, abusi, grassazioni del potere, che cesare deteneva. A loro volta i papi, quando vedevano messo in discussione il loro temporale potere da un qualsiasi regnante, o i dogmi, da essi promulgati, problematizzati da movimenti, che essi chiamavano eretici, non perdevano tempo a/nel pretendere dal primo regnante, disposto a venire in loro aiuto con il suo esercito, che invadesse l’italietta o che stroncasse, reprimesse nel sangue i movimenti eretici. Penso al 22 luglio del 1221, in cui 20 mila albigesi o catari (uomini, donne, bambini) furono sterminati, per ordine (o intercessione) del papa innocenzo III, che aveva indetto una crociata contro di essi. Quindi, tra la cricca dei regnanti in europa e i papi c’era un rapporto di mutuo soccorso: i papi donavano ai regnanti il consenso della plebaglia, rapinato ad essa con le omelie dai pulpiti, e i regnanti, se non volevano essere scomunicati, dovevano intervenire, con la forza delle armi, per sostenere la loro immorale autorità temporale, estesa in gran parte dell’italietta centrale. Bergoglio, per essere credibile, dovrebbe, sia pure in ritardo di secoli, chiedere scusa all’umanità di/per tutte le scelleratezze, che i suoi predecessori hanno compiuto da remoto fino a non pochi decenni fa, nei riguardi dell’umanità. Allora, quali le motivazioni politiche, culturali, religiose per cui le parole e i gesti di bergoglio non hanno conseguenze, per usare le parole di ibra? Non vengono più ascoltate, non vengono più dai potenti di turno temute? Perché il mondo s’è secolarizzato e secolarizzati si sono i mezzi e gli strumenti che i poteri, altrettanto secolarizzati, usano per rincretinire le plebaglie ed estorcere loro il consenso. Sono stati dismessi e snobbati i pulpiti, come vengono disertate le chiese, e i poteri usano i media cartacei, catodici, i “social”, per arrivare alle plebaglie e forgiarne i crani di esse a loro uso e consumo. Vistisi, così, sfacciatamente, snobbati dai detentori dei poteri, i papi hanno cominciato a vendicarsi nei loro confronti, per cui nelle omelie loro (se si fa l’analisi filologica di quelle di bergoglio) le tracce teologiche sono rare; il nome di dio è raro e, pure, il timore di lui è peregrino, mentre le accuse contro il profitto capitalistico (che essi ritengono una fatalità o la finalizzazione irrevocabile delle leggi, altrettanto, irrevocabili dell’economia capitalistica, da essi, fino a poco tempo fa, direi fino a leone XXIII con la sua prudentissima ”Rerum Novarum”, mai, combattuta), fattore di ingiustizie planetarie, è il “leitmotiv” delle loro geremiadi contro i potenti, che hanno smesso di temerli. Certo i potenti non hanno, ancora, smesso di omaggiarli i papi, si recano, appena arrivano a roma ,in visita in vaticano, si fanno fotografare con essi, in quanto le plebaglie , come Diceva Pasolini, pretendono che sia conservata, folkloristicamente, la reverenza nei riguardi di un’autorità temuta per millenni, ma più in là del rispetto nei riguardi del folklore non vanno e ,se c’è da programmare un’invasione di una zolla del pianeta, la eseguono; se c è da bombardare uno stato, per abbattere un capetto, alla gheddafi, come loro, irriguardoso nei confronti degli equilibri impolitici tra gli stati, non contano fino a tre, per eseguire le loro decisioni. Può, pure, un papa indirizzare, per lettera, come fece benedetto XV, il 1° agosto del 1917, ai governanti delle nazioni belligeranti nella prima guerra mondiale: ”Fermate l’inutile strage” e quelli, ritenendo le parole del “facitore di ponti”, altrettanto, inutili. quanto la guerra, che stava inondando il pianeta del sangue di 50 milioni di innocenti, continuarono, imperturbabili a giocare a fare la guerra. Sì era un gioco, se si Rifletta che tutti i regnanti delle nazioni belligeranti in gioco erano legati da rapporti, a volte, di stretta parentela!
Qualche giorno fa, un articolo del ”Corriere della sera . it” aveva il seguente titolo: ”In caso di tumore bisognerebbe sospendere l’intimità?”. Ovviamente, nell’articolo, di cui, appena, sopra, si trattava (MI viene, a Dire il Vero, non spontaneo, usare l’aggettivo di intimità e, cioè, la parti intime di una femmina) di un tumore, eventualmente, interessante l’organo genitale femminile, che i Latini, da par loro, Chiamavano “organum feminae sexuale”. L’autocensura è peggiore della censura. Infatti, il giudizio, dall’esterno, a volte, da remoto, di indicibilità su ciò che dici o scrivi può avere un termine: si può non credere più in una divinità giudicante; si può, una buona volta, ritenere inutile l’insistenza delle chiese su ciò che esse definiscono o considerano morale, sì che, non rare volte, sono state le dirette o indirette protagoniste di immani, immeritate sofferenze nei confronti di coloro non hanno Ritenuto, razionalmente, Etico l’asservimento alle loro regole morali. Mentre l’autocensura è un giudizio assillante sulle tue parole, azioni, omissioni, che viene, verrà da te stesso per tutto il tempo, magari senza fine, cioè, finché morte non ti separa, non ti separerà dal cesso, in cui evacui, evacuerai la merda del tuo ipocrita parrucconismo da frate o da monaca zoccolante, il cui mefitico moralismo, tra l’altro, tutto, esteriormente, ostentato, impregna, perfino, le nubi in cielo. Siamo “Animalia” Sessuati, come Diceva Sartre, e ci vergogniamo di nominare, cattolicamente, invano, come dio, gli Organi, di cui siamo Fatti, la Beatitudine, che ci Donano in certi momenti della nostra Vita, la Vita, che ci Permettono di Generare, l’Amore, che ci Permettono di Completare, che non può essere, mai, platonico, se E’Amore tra “”Animalia”, cioè, tra Esseri Viventi. Quanta sana sporcizia pseudointellettuale, morale esplicita l’accoppiare l’aggettivo “puro” ad Amore! Vorrebbe dire che non siamo figli della Natura, che da Essa ci siamo allontanati, in quanto non c’è in Essa Essere Vivente (che non sia stato, non sia l’uomo, umanamente, imbruttito, denaturalizzato da millenni di sottoculturali sozzerie, inventate, promulgate dai poteri di turno, per controllare i sudditi, incatenando, anche, la loro sessualità con ferree regole morali, da non trasgredire, assolutamente, pena la morte, perfino) che non sia capace di impollinare, che non sia disponibile a farSi impollinare, senza vergogna, apertamente. L’articolista, componendo il titolo del suo immondo ”capolavoro”, nell’utilizzo della parola “intimità”, da evitare, forse, a causa di un terribile evento patologico, che non è ,affatto, sinonimo di luogo, di momento, di ”fare sesso”, non è smosso dal dramma di una Donna che, probabilmente, non dovrà, non potrà più Cogliere il Piacere, ”sì forte che come vedi ancor non m’abbandona”, direbbe Dante di Beatrice, “del costui”(di Paolo), ma si autocensura, obbedendo, da servo, a ciò che il “politicamente corretto” ritiene inaccettabile. O infame articolista, hai la non Etica, irrazionale paura di parlare di una vagina, probabilmente, non più penetrabile da un pene, a causa di un tumore, e non ti scalda la Verità che, al di là della tua conventuale morigeratezza(???) di linguaggio, si fa la Storia ove, ancora, si confezionano umane assurdità. Sei un ignorante e la cosa più nauseante è che produci, continui a produrre ignoranza nella italiettina plebaglia, a cui il potere ha aperto la scuola (non potendo più ad essa tenerla chiusa), che avrebbe potuto liberarla dall’ ignorare che la Storia E’ un Palcoscenico ed essa, come tutte le plebaglie, su di esso, pervicacemente, persegue il vivacchiare, vegetando nelle comparsate, elemosinando, stendendo le mani ai padroni, che s’avvicendano nello schiavizzarla. L’Intimità non E’ l’agire, ma il Sentire che due organi sessuali, in Azione per Libera, Consensuale Volontà di Due Amanti, Trasmettono alla Mente di Essi e al Cuore.
Pietro Aretino
Pubblicato il 18 Gennaio 2022