Cultura e Spettacoli

Minima moralia (Meditazioni sulla Vita Offesa. T. Adorno) (142)

Jerome Semprun Si Domanda: ”A quali figli lasceremo il mondo?”. Risposta, la Mia Risposta: ”Ai figli, che hanno frequentato la scuola, guidata da tal patrizio bianchi, quello della risposta a un cronista televisivo, che gli chiedeva se avesse saputo della sua nomina a ministro: ”Sì, ho imparato dalla “tv che sono diventato ministro”. Vi immaginate, Miei Cari 25 Lettori, un ministro che si chiami patrizio? Che il tale, ad onta del nome altisonante, dal sapore di nobiltà decadente o, addirittura, decaduta, piccoloimborghesita, in quanto, cambiati i tempi, non avrebbe potuto più vivacchiare di parassitismo fondiario, si sia formato il tesoretto ”honorum” nel “pci”, quando codesto partito era vivo, sotto le mentite spoglie della filantropia democristiana delle “dame di carità”, con i democristiani inciuciando, signoreggiante gli ameni oraziani “ozi” della cultura italiettina: scuola, università, case editrici, cinema, teatro, televisione, mondo museale, etc., etc., etc.? Non c’è da meravigliarsi che un probabile ex nobile o un borghese o  un piccoloborghese, pur non avendo alcuna consonanza ideologica con Marx e non avendo Letto un Rigo del ”Capitale” sia approdato nel ” pci” e, oltre le “botteghe oscure”, gli sia stato permesso di frequentare importanti “palazzi istituzionali”, come uno, che i maligni, non NOI, appellavano “re giorgio”, frequentò, niente popò di meno, il ”quirinale”. La Storia nella penisola italiettina si ripete! Nell’antica roma, non pochi appartenenti alle classi, da sempre, al potere, come gli ”optimates”, poi, gli ” homines novi”, si iscrissero alle tribù plebee per farsi nominare dalle plebaglie ”tribuni plebis”, da affiancare ai consoli, incaricati di farsi portavoce delle istanze della plebe e di vigilare sull’attuazione della giustizia sociale. In seguito si arrivò al paradosso che il medesimo omino ottimato riunisse in sé il “ consolato” e il ” tribunato”, cioè, che fosse il controllato e il controllore di se stesso. E la plebe non protestava? Noooo! Le bastavano ”panem et circenses!”. I miei 25 Lettori Pongano Mente al ”compromesso storico”, menato come il “cane per l’aia” dal nobile berlinguer, nato segretario generale del ”pci”. Se compromesso sa tanto di ”do ut des”, la transazione (tra l’altro ”d’antan in itinere” tra la nomenclatura pciniana e quella democattolica) non sarebbe avvenuta tra due mondi diversi, ideologicamente, eticamente, culturalmente, politicamente, diversi ed opposti (il Mondo del Lavoro, degli Sfruttati, degli Ultimi e quello dei padroni delle ferriere), ma tra i rappresentanti delle medesime classi, cioè, la borghese o piccolo borghese, che mangiavano pane in due partiti, solo, nominalmente, diversi, “dc” e” pci” che, poiché entrambi guidati da borghesi  e piccolo borghesi, finché esistettero, si fecero l’occhiolino, come due amanti in segreto. Per oltre 70 anni i corrotti governi democattolici ed affini non furono angustiati da una vera opposizione, così si spiega l’attuale “essere in mutande”, eticamente, economicamente, dello stato italiettino e l’individualismo scellerato, violento degli italiettini. Ma ritorniamo all’ex pciniano patrizio, dal carattere fumantino, prof. universitario di economia, rettore dell’università di ferrara, assessore nella giunta regionale emiliana. Con codesto bel gruzzoletto d’incarichi si fa ”zoomare” da quel draghi, la nuova divinità impolitica italiettina, in cerca di cervelloni, in grado di salvare l’italietta dal baratro, in cui l’hanno sprofondata i 50 anni di mafiosità democristiana, i 20 anni d’incretinimento berlusconiano, l’anno effimero di monti, i tre anni di bullismo renziano, i due anni dello sbiadito gentiloni, i due governi di conte, il neofita dell’impolitica italiettina, capace di volare dalla ”lega” di salvini al ” leu” sinistroide ( …ma mi faccia il piacere!”, avrebbe Protestato il Divino Totò) di speranza. Pertanto, NOI Diciamo, con Accorata Preoccupazione, che al mondo lasceremo i figli del patrizio, ché NOI lo Consideriamo  il terminale della sequela di ministri della ”pi” o del ”miur” che dal 1960, pur essendo incompetenti pedagoghi, pur non sapendo Cosa Sia la Cultura e a Cosa Debba Servire, pur ignorando Cosa Sia il Tempo Scuola, che per Luis Aragon ”è il tempo di imparare a vivere”, pur non essendo in grado di Formulare il Senso dell’Educazione, che per J.J. Rousseau dell’ ”Emilio” “è l’insegnamento del mestiere di vivere”, si sono arrogati il compito di riformare la Scuola Gentiliana, che tutto il mondo ci invidiava. Con il risultato che, dopo 13 anni sui banchi, i figli, che al mondo lasceremo, la scuola italiettina odierna licenzia non solo con un robusto bagaglio di povertà educativa e, quindi, ricchi di quella umanità, che nei millenni ha inondato il pianeta di fraterno sangue, ma, scandalosamente, privi dei Fondamentali, su cui Si Costruisce l’ ”Homo Sapiens” Gramsciano, tra i quali: il Leggere e il Comprendere Ciò che Si Legge, lo Scrivere, il Far di Conto”. In conclusione, una canea di “svegli dormienti”, per Essere in Consonanza con la diagnosi di Eraclito. Ahimè, colui che imparò dalla televisione di essere ministro della ”pi”, sembra intenzionato a portare a compimento il progetto antico di coloro che  “possono ciò che vogliono”. Infatti, non potendo non aprire le porte degli istituti scolastici alle plebaglie, cos’hanno voluto e fatto costoro? Le porte le hanno aperte, ma senza Scuola, o, e proprio si vuole, facendo finta di Fare Scuola, sostituendo alla Cultura, al Cibo, Donato dai Grandi dell’Arte, della Scienza, della Filosofia, della Letteratura, le deiezioni del parascolastico, ed elemosinando diplomi, con il condimento di valutazioni e votazioni astrali. Sono anni che la plebaglia italiettina s’accontenta, come gli schiavi nella caverna platonica, senza Interrogarsi,, ché la  scuola parascolastica non la Prepara a tanto, delle apparenze della realtà. Il ferrarese, l’anno scorso, approfittando, fino all’indecenza, dell’emergenza “covid”, elemosinò, secondo lo stile delle cattoliche ignobili dame e damine di carità, Ripeto, diplomi e maturità a non studenti, provenienti dalla suburra pseudointellettuale e sottoculturale catodica, social, facendoli sottoporre, da commissari senza palle, a esami burletta. Avrebbe, anche quest’anno, voluto ripetere gli esami burletta, per, fortuna, è stato costretto a ripensare i suoi misfatti da una Vibrata Protesta, Firmata da Qualche Raro Intellettuale, di cui l’italietta, “invitus” (malvolentieri) si onora. E  che Dire del progetto in cantiere del ciclo delle superiori dimidiato di un anno, da concludersi, quindi, in 4 anni? Così alla plebaglia non solo non si somministra lo Scolastico, sebbene il parascolastico, ma, per risparmiare, tanto ai genitori plebaglia non interessa che i figli Sappiano, Siano, attraverso la Cultura, ma che loro sia dato il” pezzo di carta”, illudendosi, che non sia utile solo per pulirsi il culo, ammesso che anche per quell’uso esso utile sia. Così, tra le numerose feste civili e religiose, tra occupazioni di istituti, tra continui ammutinamenti, tra assemblee di classe e d’istituto, tra le numerose giornate in onore delle cozze, dei molluschi, dei fichi d’india, i 200 giorni e passa di lezione, pur parascolastica, ce li siamo mangiati, giocati. Ahimè, a questi figli lasceremo il mondo! Ma la plebaglia è solo preoccupata che a marzo all’italietta calcistica sarà impedito, a pedate buone, di disputare i prossimi mondiali di calcio in qatar. E sì, non dubitiamo che dica tra sé e sé il patrizio: “Se la plebaglia s’accontenta del niente, ché non somministrarglielo in 4 anni e non in 5? Contento lo stato, che risparmia, contenta la plebaglia che ottiene il famoso “pezzo do carta” per l’altrettanto famoso uso, se esso sia in grado di servire a tal bisogno/a”.

Pietro Aretino.

 

 

 

 

 

 

 


Pubblicato il 22 Febbraio 2022

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