Cultura e Spettacoli

Minima moralia (Meditazioni sulla Vita Offesa T. Adorno) (146)

Politici e preti di tutte le confessioni religiose? Non potendo, non sapendo Riempire la Scena Politica, la Sacralità del Tempio di Fatti, di Azioni, di Opere, Li inquinano con i grugniti della/dalla loro bocca.

“Historia magistra vitae”, parte di una frase più ampia del “De Oratore” di Cicerone, diventata, ormai, grazie alla non scuola di massa, un banale, innocuo,  tormentone, quasi, degli ex servi e servette arricchiti, assurti, ahimè, a cingersi il cranio ”sine cerebro2 dell’alloro accademico. Ebbene, in codeste diffusissime tre parolette si affermerebbe la centralità pedagogica della Storia nell’educazione e formazione dell’uomo. E pure, ad onta della crudele, infame tragicità di ciò che la Storia loro Rileva e Rivela, gli uomini, in questi giorni, stanno sull’orlo di un’altra guerra mondiale: la terza. Prima di tutto è assurdo, ma pochi hanno contezza dell’assurdità che 7 o 8 miliardi di ominicchi sulla terra si siano rassegnati, si rassegnino a/di non essere fabbri del loro destino, ma che lo abbiano delegato, lo deleghino a una decina di presunti potenti, impegnati nel gioco della guerra, le cui regole, se, quando, perché farla o non farla, iniziarla o non iniziarla, sono state, per loro, scritte da una canea di un migliaio di oscuri, misteriosi massoni, sparsi per il pianeta ”Terra, che, facilmente, possono collegarsi fra loro, grazie alle raffinate tecnologie delle comunicazioni, nelle’eventualità di non potersi incontrare e decidere, per ragioni di segretezza, il crisma della massoneria, fisicamente, in presenza sul presente e sul futuro dei loro planetari sudditi. Tanto Premesso, la Storia non ha potuto, non può, non potrà, giammai, Insegnare niente ad alcuno, in quanto non è un’entità metafisica, come dio che, già di suo, anche ammessa la sua esistenza, ha solo contemplato, contempla, contemplerà, magari con un pizzico di aristocratica indifferenza, la umana stoltezza di fantoccini, da lui prodotti con il fango. La Storia non sarebbe esistita, non esisterebbe, non esisterà senza l’uomo, che la fa a sua immagine e somiglianza. Avrebbe, quindi, mai, potuto, potrebbe, mai, potrà, mai, il prodotto insano di un produttore marcio Insegnare Qualcosa di razionale alla sua fonte irrazionale. Come numerose volte ho Ribadito, gli uomini iniziano a scrivere la Storia delle loro nefandezze a fare data della rivoluzione agricola, da quando, cioè, essi scoprono che l’ ”humus”, da essi calpestato, avrebbe potuto loro fornire nutrimento e possibile ricchezza, mettendosi in competizione fra loro, per accaparrarsi porzioni, ognora, più significative di esso. Di qui famiglie, poi, popoli, associazioni criminali di famiglie, poi, “stati”, ora carnefici, ora vittime. Perché tanto fiume di sangue scorresse per il pianeta ”Terra”, era necessario inventarsi armi, primieramente, fatte di pietra, poi, con l’invenzione del fuoco e con lo sviluppo della metallurgia e siderurgia, fatte di acciaio, di ferro, fino a quelle prodotte dalla fissione dell’atomo o da funeste malsane ricerche biologiche. Perché la ricchezza di famiglie, di popoli, di “stati” potesse galleggiare sulla umana fatica, fu inventata la schiavitù, la servitù della gleba, il ”plusvalore” capitalistico, proveniente dal lavoro straniante, alienante in fabbrica del proletariato sfruttato. Fra non molto il pianeta ”Terra” sarà invaso da milioni di disoccupati, ché il profitto, il motore dell’economia capitalistica, potrà derivare agli ex padroni delle ferriere dalle ricerche della ”robotica”, che escluderanno gli arti umani dal processo produttivo.”Haec Historia non docens, amen!”.

 

Ecco il filosofare, organico al potere, di ogni tempo e spazio, che insegna o predica o consiglia o persuade la/alla rassegnazione: ”Misura la felicità con quello che hai, non con quello che ti manca”. Così, un indiano che nasce, cresce, muore per strada, dovrebbe misurare la sua felicità sulla strada, che l’umana ingiustizia, disuguaglianza gli ha riservato per il suo ”esserci” al mondo e, alla fine di tanto soffrire, andarsene, senza aver rotto i coglioni a nessuno?

 

Pensare E’ Dubitare e Dubitare E Pensare, lungo i quali Fioriscono con lo stelo dritto i “Se, i Ma, i Forse”. Coloro che, sragionando, concludono il loro arrogante argomentare, si fa per Dire, con  “i senza se, con i senza ma, con i senza forse”, e con i frignanti “punti fermi”, si comportano, come le goccioline di pioggia che, staccandosi dalle nubi, s’illudono di posarsi sul mare, di essere, di diventare mare e, invece, assegnano la loro esistenza di un attimo a una pozzanghera, diventano pozzanghera, accolta nelle fessure dell’ “humus”. Così, le certezze nelle menzogne marcite!

 

Non pochi invocano le ”primarie” per l’elezione della classe dirigente dei partiti e per tutte le elezioni nelle istituzioni italiettine. E se  alle primarie, per l’elezione del segretario generale di un partito, partecipa un tizio, nomato, renzi, votato, poi, dalla pancia di un popolicchio inconsapevole, ignorante, non c’è il pericolo che quel partito, pur, di sinistra, sia costretto dal suo segretario generale a cancellare l’Art.18 dello “Statuto dei Lavoratori”? I partiti italiettini sono in uno stato di assoluto declino, ché rappresentano un popolo su un piano inclinato di incultura e, quindi, di impolitica. Nessun popolicchio, culturalmente, politicamente, irresponsabile, Può Essere Adeguato alla Democrazia, che Esige La Responsabilità di un Popolo, sostanzialmente, Sovrano.

 

Poiché il passato ha, ognora, proiettato le tenebre sul futuro, l’uomo s’è impegnato a cercare la luce nel buio, perfino, del fascismo, del nazismo, dello stalinismo, e la pace nell’olocausto di milioni di suoi Fratelli in due guerre mondiali. E cerca, ancora, di approvvigionarsi di lacrime, mentre Scrivo questa Breve Nota, per piangere i morti, che si prevedono da una terza guerra mondiale, sulla quale i presunti potenti della”Terra” stanno cianciando, per giocare nell’abisso, in cui da essa l’umanità sarà scagliata.

 

“Prossimo” è un aggettivo qualificativo, che diventa sostantivo nel significato di un individuo, altro da chi parla o da chi scrive.”Prossimo” sia, come aggettivo, che come sostantivo, deriva dal Latino ”proximus”, superlativo, a sua volta, dell’avverbio ”prope” che, nel comparativo, “proprior-proprius”, diventa aggettivo declinabile, secondo la declinazione degli aggettivi di seconda classe e nel superlativo, secondo la declinazione degli aggettivi della prima classe. Anche in Latino, proprior- proprius e ”proximus” possono sostantivarsi. “Prope” significa: vicino, presso (Stammi vicino; fermati presso o nei pressi della stazione); “proprior-proprius”, significa: più vicino, meno vicino (Marcello è il  più vicino o meno vicino amico di quanto tu lo sia; Guardati dal più vicino o meno vicino di casa); “ proximus – um significa: vicinissimo(Marcello mi è un amico vicinissimo. Stimo il vicinissimo di casa mia). “ En passant”, il Divo Dante, Usa “prope” in un’apostrofe nrl Canto XIX del ”Paradiso”(VV. 106-109) : ”Molti gridan ’Cristo, Cristo’/ che saranno in giudicio assai men prope/a lui, che tal che non conosce Cristo”. I cattolici alla salvini, a Dire il Vero, quasi tutti alla salvini, hanno, giammai, Letto i Versi di Dante, che, or, ora, ho Trascritto? Credo di no! Ebbene, oggi, Riflettevo sul comandamento, scritto nella legge di mosé e da gesù citato nei vangeli di matteo e di luca:“Amerai il prossimo tuo come te stesso”. Come, cosa intendere per” prossimo? Come, cosa intendevano mosé e gesù e gli evangelisti per “prossimo”? Se intendevano i ”Prossimo” l’Altro, Qualsiasi Altro, soprattutto, Lontano, Lontanissimo nello spazio, senza distinzione alcuna di sesso, di religione, di razza, di patria, di classe, etc, etc., etc., avrebbero dovuto Utilizzare le locuzioni: ”remotus ad oculis”,” longiquus in spaio”, “procul ab”, ché adoperare il sostantivo  “prossimo”, per  Intendere l’Altro, avrebbe dato la stura pericolosissima, dal punto di vista dei sociali rapporti, ai “minus habentes”, quali si sono dimostrati gli uomini nel tempo e nello spazio, di restringere la loro affettività, le loro cure a coloro che facevano parte, fanno parte, faranno parte di due istituzioni, da sempre,, ovunque, nello spazio planetario, gli anelli di trasmissione dei valori che funzionavano, funzionano, funzioneranno, ideologicamente, come copertura morale delle nefandezze dei detentori del potere: la famiglia, lo “stato”, ma la famiglia, soprattutto.. Pensino i Miei 25 Lettori al Verso: ”Dulce et decorum est pro patria mori”, Tratto dal Terzo Libro de le ”Odi” di Orazio, Ispirato dal Poeta Greco Tirteo. La patria? Cos’è la patria se non un’invenzione, che viene sbattuta, è stata sbattuta, sarà sbattuta, strumentalmente, ”in ore populorum” dalle classi al potere, per costringere moltitudini di giovani a morire, ché si realizzino, realizzassero i loro interessi di bottega? Coloro, pertanto, che si sentono, si sono sentiti, si sentiranno, strutturalmente, dentro le istituzioni, di cui  sopra, sono, sono stati, saranno, filologicamente, i vicendevoli  “prossimi”: così è, così è stato, così sarà. Nei riguardi degli Altri, Altri Qualsiasi, assoluta estraneità, indifferenza, quando non sfruttamento, grassazioni, ruberie, omicidi, come la Storia e la cronaca ci hanno raccontato, ci raccontano ci racconteranno. All’Amore, senza aggettivazioni, Si viene Educati, Allenati. Amare i propri genitori, i propri fratelli biologici deve Costituire il Primo Importante Esperimento per Ogni Nato al Sole di Esteriorizzazione da Se Stesso verso l’Altro; il Primo Cerchio di Amore, che Mille e Mille Altri Dovrà Movere nel mare della Vita, per Raggiungere Coloro che Sono più Lontani sul Pianeta ”Terra”, che Fanno, comunque, Parte di quella Immensa Fratellanza, che E’, Deve Essere l’Umanità. Sì che la Morte di Chiunque Sia Uomo, Sia la Morte di Ciascuno di Noi. Ché Qualsiasi Rapporto Fa Nascere da Ciò che Ognuno di Noi E’ Altre Vite, in quanto nell’ “Objet”, cioè, in Colui che ci Sta di Fronte, Noi Vediamo, Noi Apprezziamo, Noi Consideriamo Valore Ciò che Vi Mettiamo. E Nasce, effettualmente, una Vita Nuova, a sua insaputa. E così, Avviene per Ciascuno di Noi, ove, quando Uno sconosciuto ci ”Affitta”, si Dice nella Lingua di Bitonto, ci Percepisce, talvolta, con Sofferta Passione Amorosa o Erotica. Altrimenti, o mosè, o gesù o apostoli, o gurù, le vostre professioni d’amore, di superficiale buonismo, saranno soltanto parole, maschere di altri propositi, di altri sentimenti, com’è stato, com’è, come sarà tra gli uomini, che siano stati, che siano, che saranno vittime o carnefici e viceversa.

Pietro Aretino

 

 

 

 


Pubblicato il 22 Marzo 2022

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