Cultura e Spettacoli

Minima moralia (Meditazioni sulla Vita Offesa. T. Adorno) (15)

“Ad abundantiam” l’aggettivo”grande” riferito dal coro, formato dagli italiettini, a camilleri: ”grande maestro, grande scrittore, grande romanziere, grande intellettuale”. NOI, invece, Ribadiamo, oggi, senza essere, manzonianamente, travolti dalla”sghezza” (nel Volgare bitontino: irriducibile brama, desiderio) di essere, codardamente, oltraggiosi nei riguardi di un uomo, che più non può opporre le ragioni della sua presunta grandezza al dimensionamento di essa, da NOI Asseverato, il Giudizio di ieri, Proclamato, senza essere stati, manzonianamente, coinvolti nel servile encomio nei riguardi di un uomo, che il coro, formato dagli italiettini, aveva eletto, non avendo altri da cui dipendere mentalmente, intellettualmente, “a maitre a penser”, che camilleri fu, se si vuole, un esperto artigiano della scrittura. Autore di romanzetti gialli, dalla “Sellerio” pubblicati, quando la loro seriale trasposizione televisiva ebbe e continua ad avere, pure in fase, sensibilmente, calante, un’ondata di “audience”, anche o soprattutto, per merito della simpatica bravura degli interpreti di essa, capeggiati da Luca Zingaretti, il “commissario montalbano”. Il cammilleri, tradotto in televisione, rappresentò una rete a strascico, che portò alla ribalta del grande pubblico il nome e il cognome di un certo camilleri, che sarebbe stato sceneggiatore, regista, docente di regia e di recitazione  all’ ”Accademia nazionale d’arte drammatica”, drammaturgo, funzionario in”rai”. La produzione, i contenuti artistici, poetici, che avrebbero dovuto, dovrebbero motivare, giustificare tutti codesti onori e  oneri di camilleri, tra cui le numerosissime lauree ”onoris causa”, elargitegli da università italiettine e di caratura internazionale, erano e continuano ad essere  oggetti di  cognizione di una ristretta cerchia di addetti ai lavori, ma il “portoempedoclese”è ai più, spesso di bocca buona, noto  per essere stato il ”papà del “Montalbano catodico”, senza che essi ne abbiano letto la versione cartacea. NOI STESSI dobbiamo confessare che non eravamo, assolutamente, a canoscenza non solo dell’opera, dei vari mestieri, impegni di camilleri,”sed etiam” della sua esistenza in vita; tutto  è balzato alla ribalta della nostra Percezione, quando la “rai” ha cominciato a trasmettere la prima nidiata dei”montalbano” e dobbiamo ammettere, ahimè, di avere fruito, senza per nulla impazzire, di qualche episodio di essa ché, da come la sceneggiatura di essi si sviluppa, non lascia spazio a sorpresa alcuna: il protagonista buono vincerà sull’antagonista cattivo; il bene prevarrà sul male. Di contro, non ho, giammai, avuto la curiosità di leggere uno dei tanti romanzetti gialli, che cammileri ha sfornato a piene mani, mentre, per  mera Curiosità, ho Letto di camilleri: ”Esercizi di memoria”, che ”raccontano con nitide istantanee la sua vita unica (se lo dice lui!) e, sullo sfondo, quella del nostro paese” e “Conversazione su Tiresia”. In codesto libello Camilleri veste i panni di Tiresia, indovino cieco della mitologia greca (negli ultimi anni della sua vita lo stesso mèntore di montalbano ha perso la vista), che nuncia  di essere venuto di persona nel Teatro Greco di siracusa con l’intento di raccontare tutti gli accadimenti che gli sono capitati durante i secoli e per chiarire, definitivamente, la “quaestio” della sua “trasposizione da persona a personaggio”. Caro camilleri, il tuo è un falso problema: non ci sono, affatto, trasposizioni! Infatti, come tu saprai, avendo frequentato il liceo classico, da giovinetto, “persona”, in Latino è la “maschera” e il “personaggio” è colui che indossa la maschera. Nei nostri rapporti, nella nostre relazioni con gli altri, ognuno di noi è un “personaggio”, che indossa una “maschera”. L’Autore di Teatro Rivela al pubblico come, perché, dove  un ”personaggio”, cioè, l’attore, si denuda, per qualche ora, della maschera che, abitualmente, indossa, per indossare, con il Metodo Messo a Punto da Stanislavskij o con il Metodo Messo a Punto da Brecht, quella del “personaggio” del dramma. Camilleri ha avuto la fortuna di poter assumere il ruolo di ”pontificatore” ascoltato,  per essere rimasto “monoculus in terra caecorum”, in quanto i più Grandi Intellettuali, Artisti della prima e della seconda parte del’900 erano da tempo sotto i cipressi. Sì che NOI STESSI, nel Denunciare il declino culturale dell’italietta, non potevamo fare a meno di Geremidiare che tutto lo sviluppo del pensiero italiettino si limitasse all’”ipse dixit” di camilleri, di sgarbi, di mughini e di pochi altri buoni uomini; che la nuova musica, si fa per dire, fosse affare di morricone e di piovani; che la poesia fosse appannaggio di un paroliere, il mogol, socio di battisti. La prova inconfutabile del fatto che il successo e la notorietà di camilleri,  fossero, esclusivamente, mediatici l’ha data la ministra  della difesa, la grillina trenta, ospite,  la sera del 17 luglio 2019, della trasmissione televisiva, condotta dai giornalisti telese e parenzo. Ebbene, alla domanda se  fosse stata interessata all’opera di camilleri, la ministra, candidamente, ha ammesso di aver letto poco(NOI siano certi, niente!) di camilleri, ma di aver seguito  le varie serie televisive del “commissario Montalbano”. Anzi, la ministra ha aggiunto, per ignoranza, certamente, ovviamente (A volte, CI Chiediamo, codesta signora, il fico, il di maio, il toninelli, il salvini, etc., etc.,etc. come hanno fatto ad arrivare, così in alto, ai vertici dello “stato”? Basta il numero di consensi dati, irresponsabilmente, senza cognizione di causa da una plebaglia irredimibile, ad autorizzare siffatte figure a decidere le fortune o le sfortune di 55milioni di “animalia”?), un’ammissione, assolutamente, razzistica. Infatti, ha blaterato che si sentiva di ringraziare camilleri per aver ai suoi occhi rivalutato il dialetto siciliano, in quanto lei lo aveva , ognora, in passato associato alla mafia. Ma codesta “fimmina” non è, mai , andata  a scuola o quale scuola, quale indirizzo ha frequentato? Tutte le Parlate Regionali, impropriamente, vengono definite “dialetti”, sono, invece, Lingue Volgari, Germinate dall’Incontro del Latino, Parlato dal “Vulgus”, cioè, dai militi delle legioni romane, che nell’espansione imperialistica di roma nella penisola italica e, poi, nei paesi intorno al bacino del mediterraneo, e poi, in quasi tutta l’europa, si connettevano, si fa per Dire, con gli abitanti delle località occupate e rapinati dei loro averi e della loro Libertà. Pertanto, il Latino Parlato dai legionari romani, non Letterario, non, classicamente, Ciceroniano, FondendoSi, ad esempio, col l’Idioma dei Siculi, Originò il Volgare Siciliano, Usato dai Poeti della Scuola Siciliana del XIII secolo, Cielo d’Alcamo e Iacopo da Lentini; il Latino Parlato dai legionari romani, FondendoSi, ad esempio, in  Toscana con l’Idioma degli Indigeni di Essa, Originò il  Volgare Toscano o Fiorentino, che Divenne Egemone nell’italietta, in quanto nel XIII, XIV, XV secolo la Toscana Diede i Natali a Dante, Petrarca, Boccaccio e prima delle Eccellenze, appena Nomate, i Poeti del “Dolce Stil Novo” Composero e Scrittori, Filosofi di Notevole Spessore Intellettuale  Argomentarono, Servendosi del Volgare Fiorentino. Non solo il Latino Parlato Contribuì alla Formazione dei vari Volgari Italici, ma anche le Parlate di Popoli che, per  contingenze politiche,  militari, commerciali, culturali, Si Spinsero sulle varie zolle italiche o sponde e con i Nativi di esse Si Sposarono, Linguisticamente. Così Fu per il Volgare Siculo, che Si Impreziosì degli Apporti Linguistici dei Fenici e, soprattutto, dei Greci. O ministra, cos’hanno da spartire con la mafia questi Deliziosi Versi di Cielo d’Alcamo: ”Rosa fresca aulentis(s)ima ch’apari  inver’ la state, /le donne ti disiano pulzelle e maritate/…/”? O ministra, cos’hanno da spartire con la mafia questi Eterei Versi di Jacopo da Lentini, l’Inventore del Sonetto, l’ Iniziatore della “Scuola Siciliana”, Ospitata nella Reggia di Federico Secondo, anche Egli Poeta con il Figlio: ”Meravigliosamente /un amor mi distringe /e mi tiene ad ogni die/…./ così bella, facc’eo /che ‘fra lo core meo/ porto la tua figura.”? O ministra, cos’ha da spartire con la mafia la nostalgia di camilleri “de lu scrusciu di lu mare” siciliano o “ de lu scrusciu de na vasata”?

 

Il primo condòmino di un condominio, a nord di un condominio metropolitano a sud del garigliano, appartenente al circolo ”La penisola in condominio”, su “dal condominio”.it” ha pubblicato una enfatica nota augurale al nuovo rettore di uno dei tanti politecnici disseminati sullo stivale, nomato… . Il primo condòmino, infatti, ha riaffermato la continuità di solidale collaborazione del condominio, di cui è il capo (oggi, i primi condòmini sono gli insindacabili, indiscutibili capi dei condomìni, non più, democraticamente, i ”primi inter pares” condòmini. Bene che si debba, si possa dire o assomigliare o avvicinare a qualcosa che sappia, abbia l’odore della democrazia è il tormentone che i capi , di cui sopra, usano, a scanso di equivoci, ribadire: ” Noi tutti ascoltiamo ma, poi, noi decidiamo”. Insomma, dalla democrazia alla democratura, senza colpo ferire!), con il novello rettore del politecnico, di cui sopra. Ha, in seguito, il capo condòmino proseguito, secondo il suo “mos”, con una sviolinata al rettore magnifico, ovviamente, magnificando, celebrando la sua giovane età e la sua”solida esperienza accademica”, che vieppiù lo avvicinerebbe ai giovani e alle loro esigenze (quali siano codeste esigenze non è dato sapere; come proclamava un comico di successo di tanti anni fa, nel pubblicizzare un efficace evacuante:”Basta la parola e il cantaro si riempie”), ai quali e alle quali: ”tutti noi, chiamati a ruoli istituzionali, dobbiamo attenzione e risorse, per disseminare sul territorio concrete opportunità di sviluppo e di crescita” Buuuuummm! Parole senz’Anima dall’unico approdo: la melma della genericità, che offende i giovani, soprattutto, in presunto, falso favore sono pronunciate, tirati, ognora, in ballo dai” chiamati a ruoli istituzionali”. Ma nello scrittorello del primo condòmino c’è un verbo che MI rende, irrimediabilmente, basito ed è” disseminare”. Ebbene, “tertium non datur”! O il capo condòmino non conosce il significato delle parole che usa (ipotesi non peregrina,  ché sono stato, spesso, costretto a censurare la scorrettezza sintattica e semantica dei suoi scrittorucoli o dei suoi interventucoli a braccio) o in un momento di generosa, ma improbabile, sincerità (causata dalla mancata funzionalità del suo”io” che, come tutti gli “io”, controlla, per non opporre, freudianamente,, se stesso al “super io”, cioè, alla collettività, le reboanti richieste dell’”inconscio” di riportare alla consapevolezza ciò che egli ha in esso rimosso) il capo condòmino ha ammesso che, non di rado, il potere o chi detiene il potere in/di un condominio comunale o regionale o nazionale, per incompetenza, per mancanza di volontà politica, per disonestà intellettuale, a dire poco, disperde, sparpaglia, spande “sul territorio concrete opportunità di sviluppo e di crescita”.”Disseminare”, comunque lo si voglia girare o rigirare, ha una valenza, un fondamento, assolutamente, negativi: ad esempio, disseminare libri per tutta la stanza; disseminare di errori uno scritto; diffondere il malcontento tra la plebe. Mentre i contrari di “disseminare” sono, riunire, raggruppare, ammassare”. In democrazia i mediocri, se non  gli analfabeti, si sommano  e i caratteri di essa e i rappresentanti di essa sono scolpiti con/dalle infantili regole dell’aritmetica, non con/dalle le Complesse meditazioni dell’Etica, sì che la Solitudine di Socrate fu Assoluta nell’ecclesia ateniese e davanti alla Morte, a cui essa Lo costrinse.

 

Oggi, 21 luglio 2019, in 40mila per jovanotti. Popolicchio, musicalmente, diseducato, ignorante, incivile, che considera musica la robaccia “pop”, “rock”,”rap”, dai programmi televisivi, per rincretinirlo, insistentemente, propostagli; che, schiavo del brutto, non è Libero di Scegliere il Bene per sé, come insieme, ormai, culturalmente, degradato, e per coloro che in esso, con esso vegetano e si avvia a  elevare salvini a suo unico dispotico tutore, senza memoria di un altro tutore per 20 anni, disastrosamente, sul suo  groppone in consapevole e irresponsabile.

 

Pietro Aretino, già detto Avena Gaetano

 

 

 


Pubblicato il 23 Luglio 2019

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