Cultura e Spettacoli

Minima moralia (Meditazioni sulla Vita Offesa. T. Adorno) (24)

In Solitudine si può Amare un’alba, un tramonto, una rosa, una stilla di luce di stella, una conchiglia, solerte custode insonne dell’Armonia del Creato. Ma la Solitudine non è tarata per comprendere l’ineffabile Leggerezza di un altro Corpo, Segnato dal Tumulto incessante, pur creativo, di un’altra Storia, sì che Essa Si Fa inenarrabile Tormento.

 

Una mia Amica virtuale ha Postato su “facebook” un Pensiero di P. Celan che Recita: ”L’attenzione è la preghiera spontanea dell’anima”. Nei fatti, in realtà, l’unica attenzione, di cui si ciancia, spesso, è quella dei poliziotti, che sono soliti o sono incaricati di “attenzionare” un presunto, probabile delinquente. Per il resto siamo solo isole, sfiorate, in fretta, dai velieri di passaggio dalle nostre parti.

 

“Alleluia, alleluia, finalmente, i ragazzi, scrive un ‘facebookiano’, quando entra un loro insegnante in classe, stanno riprendendo la buona ‘creanza’ di alzarsi in piedi”. In Verità, nei tragici anni ’70 del secolo scorso, quando i figli della  media e piccola borghesia, cruentemente, giocavano alla rivoluzione, alcuni schierandosi alla presunta ”destra”, altri alla presunta “sinistra”, sì che le scuolette italiettine erano tutte, sia pur falsamente, politicizzate e, alcune, come un liceo scientifico di bergamo, pericolosamente, specie per gli insegnanti, politicizzate, i miei Discepoli, prima di tutto quelli, radicalmente, indottrinati dagli “slogans” di ”destra “ o di “sinistra”(Per carità, non si parli di ideologie, ché diffusa era la qualunquistica ignoranza, indifferenza politica tra i futuri berlusconiani o leghisti, giacché Sto Rimembrando i miei Trascorsi orobici) Si Alzavano in piedi. Giammai, magari rischiando un fuoco pirotecnico sotto la mia utilitaria, Sarei  Entrato in classe, se Tutta la Classe non  avesse Distolto il Lato B dalle lignee panche. Perché, dunque, quella che molti miei colleghi, vilmente, in sella al giovanilismo, per quieto vivere, chiamavano una pretesa, con i tempi non più compatibile? Perché, come Precisavano i Latini, Si Doveva, e, ancora oggi, Si Deve, Fortemente, Sperare, data la sensibile Differenza di Età (anni di Vita Vissuta, a volte dolorosamente, e, quindi, ricca di Esperienze Esistenziali e Culturali) che Il Maestro (Magis – Ter), Sapesse, Sappia “tre volte” di più dei suoi Discepoli. E ciò non, automaticamente, non deterministicamente solo perché Nacque, Nasce Il Maestro lustri prima dei suoi discepoli, ma per, appunto, le Esperienze, a cui Egli può avere atteso  in più, a volte molte di più, per aver avuto Natali, prima, se non molto prima, dei suoi Discepoli. Sì che, in nome delle molto probabili Esperienze che il Maestro può avere Fatto e che i suoi Discepoli non hanno, ancora, avuto il tempo di Fare, IO MI Auguravo che Essi Si alzassero in piedi al mio Arrivo, per IncontrarLi. Nel RivolgerSi a ME, IO Preferivo il ”TU”Socratico, al “lei” piccolo borghese  o al “voi” fascista, ché  tra Maestro e Discepolo non ci deve essere umana soluzione di continuità nel rigoroso vicendevole Rispetto. Della Bellezza della Saggezza, di cui è Dispensatore il Maestro, della Bellezza della primaverile Speranza, di cui Profuma il Discepolo.

 

La mia Amica, di cui sopra,  ha Postato su “facebook” un Monito di C. Brown, che Proclama: ”Non essere foglia…sii albero”. Però la foglia, avrebbe Detto il Grande Giacomo, è una Parola più Poetica di albero e in numerose Poesie è Chiamata a Rappresentare molte situazioni umane, esistenzialmente, sofferte, mentre l’albero, a mia Canoscenza, è Coinvolto meno dai Poeti nelle loro Composizioni a Significare, eventualmente, il loro ”male di vivere” o il loro immedicabile Dolore. Memorabile è la chiamata in causa dell’albero da parte di G. Carducci in ”Pianto antico”: ”L’albero a cui tendevi la pargoletta mano …”. Di Rimando, la mia Amica, MI ha Risposto che l’albero e la foglia alludono, poeticamente, a due diversi modi di vivere, il primo dalle radici ben salde, come le possiede l’albero, e il secondo al lasciarsi trasportare dal vento, come calpestabili foglie secche. Eppure, mia  cara Amica, nonostante i nostri coraggiosi Sforzi, siamo tutti foglie! Kafka”Docet” nel “Processo” e nel “Castello”. Non ci Resta, allora, altra Consolazione che Essere una Parola Poetica.

 

Se è costitutiva della democrazia la dialettica tra la maggioranza e la minoranza, anche all’interno dei partiti (dal momento che, oggi, si lamenta la scomparsa dei partiti, in cui, durante la prima repubblica, la dialettica tra maggioranza e la minoranza avrebbe provato, si sarebbe esercitata a funzionare), anche all’interno dei partiti possono emergere maggioranze, artatamente, costituite, come all’esterno di essi, nella società, spesso, incivile, che impongono, attraverso un loro capetto, una sorta di dittatura della maggioranza, riasunta nell’ostentato, impudico avvertimento di esso: ”Voglio ricordare ai componenti della minoranza di codesta comunità che io tutti ascolto, ma, poi, io decido”. Pertanto, anche la democrazia è un ‘illusione dei dei singoli di poter partecipare alla collettive decisioni o è una finzione, ov’è prevalente,  per la superficiale, vaga identificazione di essa, il rispetto delle formalità, che mascherano l’oltraggio alla sostanza del tragico reale.

 

Dopo avere pregato padre pio, del quale è devotissimo, come di maio di san gennaro, per andare in quel posto a salvemini, “vasa, vasa” del crocifisso, conte ha, improvvisamente, trovato i 23 miliardi (per anni, per mesi, a detta di tutti, ”sed etiam suo dictu”, di difficile, se non di impossibile reperibilità), necessari ché l’ ”iva” non aumenti. Dubbio e contestuali Domande: ”Per intercessione di padre pio presso “lui”? Per un prestito degli emirati arabi, in cambio dei gioielli creazionisti di conte, custoditi in qualche cassetta di sicurezza? Per una caterva di tasse e minitasse da scaricare in groppa agli italiettini, approfittando dello sbalordimento soporifero di essi, per tanto miracolo, di cui sarà, forse, stata capace (essi, stupidamente, immaginano) la figurina del monaco, che il premier degli italiettini trasporta con sé, ovunque si rechi, utile al bisogno, tal l’aspirina? Il Divino Totò, spazientito, avrebbe sbuffato:”Ma MI faccia il piacere”, o conte, Aggiungo IO.

 

La Corte costituzionale  Si è Pronunciata sulla questione della non punibilità dell’”aiuto al suicidio”, sollevata dai giudici nel corso del processo a Marco Cappato, per il ”caso del dj Fabio”. ”Tamen”, ancora un volta, ha Ammonito i due rami del parlamento italiettino a legiferare sul delicato problema del ”fine vita”. Legge che non sarà, mai, varata, mentre molti paesi europei si sono, da tempo, dotati di una Legge che Ribadisce, Sancisce la Libertà del Cittadino di  Percorrere la Via di una dignitosa Morte, senza essere sottoposto, suo malgrado, ad un sadismo terapeutico, lontano, contrario alla Etica Ippocratea. Quali le motivazioni di siffatta “vacatio legis”? Perché, secondo la religione cattolica, tutto appartiene a dio: la vita e la morte; egli ci dona la vita, egli decide come, quando essa ci sarà tolta dalla morte. Quindi, in dispregio della Costituzionale Laicità dello Stato, i detentori del potere di uno stato estero, cattolicamente, teocratico, hanno usato, usano tutte le intimidazioni possibili e immaginabili, ché fosse, sia procrastinata “ad aeternum” la ”vacatio legis”, di cui  sopra. Insomma, L’italietta per potere essere una”location”, come il belgio, la svizzera, ad esempio, che pure non  sono il massimo, non dovrebbe avere nel bel mezzo del suo peninsulare territorio quel bubbone cancerogeno (così definito da Machiavelli e Guicciardini), che si chiama “curia vaticana”, responsabile di tutti i ritardi in Tema di Civiltà Etica, di cui essa soffre. Non è la burocrazia  inefficiente la sola causa dei mali o minimali italiettini, ma le pesanti ingerenze nei ”cavoli” del popolicchio italiettino, che i babbioni d’oltre tevere esercitano da millenni. La politica italiettina, i politici italiettini sono il frutto insipido e i rappresentanti del popolicchio, di cui sopra, incolto, superstizioso, unicamente, preoccupato del mercato della juve, indifferente, composto di individui melensi, non di Cittadini e i preti cattolici ne approfittano, ostentandogli, salvinianamente, il crocifisso e l’elenco delle pene infernali, nel caso dovesse tenere in “non cale” i loro comandamenti.

 

O miei cari 25 Lettori, con profonda incredulità, ma anche con una tonnellata di indignazione, dai media ho appreso che michael richard pompeo, il falco dell’amministrazione xenofoba trumpiana, imprenditore, ex direttore della “cia”(manco li cani!), attualmente, segretario di stato degli “states”, approfittando della sua visita di stato in quella che Il Compianto Umberto Eco chiamava la”periferia dell’impero”, cioè l’italietta, per ricevere gli omaggi e gli obbedisco (si rinegoziano gli inutilissimi, costosissimi “f.35; l’alleanza con la “nato”, a guida  insindacabile degli “states”, è fuori discussione; con il cappello in mano a pregare il cortigiano di trump, ché tenti di intercedere presso il suo capo, affinché risparmi i nostri prodotti d’eccellenza, d’esportazione dai dazi, che metterebbero in mutande le nostre industrie manifatturiere, etc., etc., etc.) dai nostri politici maggiorenti (passi per il maliconico mattarella, per l’”avvocato del popolo”, conte, ma di maio, no! proprio, no!), s’è recato in visita in un borgo aquilano di 1140 anime, detto pacentro, per visitare la casa dalla quale paolo pompeo e gemma pacella, i suoi bisnonni, si allontanarono per emigrare, appunto, negli “states”. Ovviamente, perché non poteva comportarsi, diversamente, un popolicchio ignaro e ignorante della Storia, cioè del passato, e del presente, cioè della cronaca (Un adolescente di pacentro, interrogato da un giornalista sulla visita dell’illustre razzista, s’è dichiarato felice, perché il suo paesino veniva visitato da ”un uomo ricco”.  Per tanta stronzata del’innocente pargolo IO indagherei sulle competenze didattiche e, perfino, culturali dei suoi insegnanti!) bandiere a stelle e strisce, il nostro tricolore, le autorità cittadine ad aspettare il pronipote di successo politico, addirittura planetario, in quanto ministro degli esteri dello stato politicamente, militarmente, economicamente, più potente mondo, di due poveracci, di due migranti economici, direbbe con disprezzo salvini, che in mezzo a milioni di altri, s’erano recati in una terra, in una nazione, considerati dagli abitanti di essa, (in gran parte, a loro volta, già stati sfigati emigranti da tutto il mondo, in cerca di fortuna) mafiosi, portatori di malattie, ladri, sporchi, le cui donne,basse e grasse,non si lavavano, come i leghisti padani qualificano, oggi, coloro, che affamati dai colonialisti occidentali, approdano nella prosperità economica occidentale, fiorita dalle loro sofferenze. Gente, quindi, gli emigranti di ieri e di oggi e da tutte le parti del pianeta, che s’è staccata, che si stacca dallo scoglio natio, come Lamentava Giovanni Verga, a cui era attaccata come le ostriche, andando incontro ad un incerto futuro, se non alla morte. Futuro di umiliazioni, di odio, di esclusione, tutte negatività che, come, ancora, Lamentava Verga, solo una percentuale bassissima di essi, per la inclemente “legge della selezione naturale”, riusciva, riesce a superare, a vincere, sì da integrarsi nella comunità di approdo,come quella statunitense, esprimendo, addirittura, sindaci, governatori, industriali, intellettuali. Fortuna, ad esempio, capitata: alla famiglia di barak obama, presidente degli “states”(il quale, tra l’altro, mai, alzò la voce o puntò  l’indice del “Jaccuse” contro i poliziotti bianchi che, durante la sua presidenza, puntarono, letalmente, le armi contro neri disarmati); alla famiglia di pompeo, come sopra ho detto, segretario di stato e fedelissimo di trump, che suggerisce ai suoi collaboratori di studiare la possibilità di scavare, ai confini  degli “states”  con il messico, per ostacolare l’ingresso in essi dei migranti, fossati da riempire d’acqua e i ivi mettere a dimora coccodrilli e serpenti. E behhhh, a un uomo che, dimentico delle sue origini, dimentico di avere nel suo sangue le lacrime dei suoi maggiori, si fa consenziente dei progetti aberranti di un criminale”in pectore”, come trump, si elargiscono festeggiamenti? Fossi stato IO il Sindaco di pacentro, avrei invitato la popolazione a chiudersi  in casa, ad opporre col suo silenzio, con le porte chiuse delle sue case, il suo incontrovertibile  dissenso ad un  uomo che con il suo”boss” sta facendo  strame della “Misericordia Evangelica”. Pertanto, nessuna Speme, ahimè, nemmeno dagli ultimi, come S’illudeva Pasolini, ché, quando essi arrivano tra i penultimi, cioè, tra i piccoloborghesi o tra i proletari piccoloborghesizzati, non portano una ventata di Nuova Cultura, di una Nuova Visione del Mondo, di Nuovi Rapporti Interpersonali, “sed” non  hanno altra ansia che essere come o peggio dei penultimi, generando, così, nello scorrere dei lustri penultimi di seconda, terza generazione, dalla mente, si fa per dire, orba del ricordo delle inenarrabili sofferenze dei loro antichi schiavizzati, sicché  disponibili a qualsiasi consenso, assenso a procrastinare rapporti sociali, politici, economici basati sulle dinamiche, mai estirpate nella/dalla Storia, dell’uomo contro l’uomo o dell’uomo,  sotto il tallone  dell’uomo, sfruttato, sviluppate o mascherate in varie forme. Gli “states” sono composti di ondate di migranti, ondate di ultimi, che sono diventati penultimi e sono stati costoro, nel rispetto delle formalità democratiche, gli elettori a loro capo, ad esempio, di roosevelt, che si fece bombardare e distruggere dai giapponesi la flotta statunitense nella base di “pearl harbor”, per avere una motivazione plausibile  a coinvolgere gli “states” nella seconda guerra mondiale; di truman, che ordinò il lancio della bomba atomica su Nagasaki e Hiroshima. Sono stati  costoro che ci hanno fatto  dono dello squallore umano di trump. E sono state le ondate di migranti dal meridione dell’italietta al nord dell’italietta che hanno fatto, ivi, prosperare milioni di piccoli uomini e di piccoli donne leghisti, capeggiati dal più piccolo di tutti, il salvini col rosario in mano, ostentazione sfrenata di un simbolo, di un “totem” che nella Storia non ha, mai, mostrato la benevolenza del suo dio verso l’uomo, a meno che non sia o non sia stato l’uomo che ha costruito gli “auschwitz” nel volgere dei tempi.

 

Pietro Aretino, già detto Avena Gaetano

 


Pubblicato il 9 Ottobre 2019

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