Cultura e Spettacoli

Minima moralia (Meditazioni sulla Vita Offesa. T. Adorno) (46)

Bitonto è una cittadina situata a 111 metri sul livello del mare. Un metro in più o in meno non vanifica lo Struggimento Nostalgico di ciò che i  bitontini si sono autoprivati: i molti, per prava indifferenza nei riguardi di Ciò che, Essendo Considerato Bene Comune e Collettivo, non può, non deve meritare la medesima egoistica attenzione dell’orticello di famiglia; i pochi, meschini speculatori di aree fabbricabili (certamente, con immenso  disdoro, vergogna, onta della loro coscienza che parla, che ammonisce, che agisce in ogni uomo, anche, il più infame, sotto i pini, oggi), per avarizia, colpevoli di aver rapinato, irreversibilmente, l’agro, il territorio bitontino di un Bene Ambientale che, turisticamente, se valorizzato, se pubblicizzato, avrebbe potuto InnalzarSi alla medesima Fama della Cattedrale e Offrire all’avventore, al visitatore della città, che diede i Natali al Grande Architetto, Matematico, Giordano Vitale, le medesime Emozioni, alle quali lo Richiama il monumento sacro, dallo stile romanico pugliese (XI – XII sec.). Chi è stato, sia pure per qualche giorno, a roma, non avrà mancato  di fare la passeggiata al “pincio”, da ”mons pincius”, alto 61 metri sul livello del mare. Ebbene, la passeggiata al ”pincio” si staglia, poi, sulla immensa “piazza del popolo” e su tutto l’antico, romano “campo marzio”. Una Vista, Architettonicamente, Meravigliosa. Mentre, Si poteva Godere di una Vista, Naturalmente, meravigliosa, dal terrazzo di qualche Palazzetto, Costruito in Bitonto  tra l’800 e l ’inizio del ‘900, Fornito di pian terreno e primo piano, che S’Incielava all’altezza di 10 – 12 metri. A titolo di cronaca, molte di queste simpatiche costruzioni, tranne, forse, quella ove io nacqui e risiedo, sono state abbattute senza pietà, senza riguardo per il decoro urbanistico e per la Memoria di Coloro che  Commissionarono siffatte eleganti Abitazioni, alcune Firmate da Valenti Architetti, dando il via, all’inizio degli anni ’60 del secolo scorso, a una scellerata speculazione edilizia, che stravolse lo Stile Identitario della città, facendo sorgere, l’uno dopo l’altro, come melensi, velenosi funghi, lerci, passabilmente, alti alveari, dal babelume progettuale e cromatico. Quale Scenario Divino Si Apriva allo Sguardo dai terrazzi, di cui sopra, come dal ”pincio” romano ? La foresta di ulivi, degradanti verso il mare; tutto il marino litorale, dal porto di bari sino a giovinazzo, se non sino a molfetta. Tanto, ordinariamente, ché, se riandiamo a giorni di eccezionale chiarità, il Gargano torreggiava alla vista, ad ovest, e, di fronte, campeggiavano i monti dell’Albania. E le albe in Amore con l’Adriatico, come ”una tavola”, e il mare incazzato e i tremendi temporali estivi con fulmini e ”saette”,  sì che, da essi intimorita, mia Nonna ci obbligava a recitare il rosario davanti a un altarino, che aveva confezionato per le sue preghiere quotidiane. E gli arcobaleni, di cui si dotava il cielo, per la quiete dopo la tempesta. Inoltre, dondolare di barche di qualsiasi foggia e colore e passaggio di navi, anche, minacciosamente, da guerra. Mi scusino i miei 25 Lettori, se mi Commuovo, quando Penso a mio Nonno che, prima di accedere al rito della vestizione del suo Austero Cavallo Bianco con gli eleganti finimenti, di cui andava fiero, per una passeggiata sulla ”sciarretta” a santo spirito, la spiaggia dei bitontini, invitava noi bambini a salire sul terrazzo a renderci conto: ”ci u  mar ammneaiv- se il mare fosse agitato”, ché in tal caso la passeggiata “fuori porta”, non si sarebbe fatta. Ovviamente, il Nonno sapeva che, se anche la tremenda tramontana balcanica avesse innalzato le onde adriatiche fino ai 111 metri di altezza, sui quali Bitonto è posta, noi gli avremmo  raccontato, ”ca u mar ieir, com a na tavl”. Ma di notte dai terrazzi si poteva mirare Qualcosa di, assolutamente, trascendentale: le lampare in corteo all’orizzonte. Cari 25 miei Lettori, Leopardi aveva la siepe, che da tanta parte dell’ultimo orizzonte lo sguardo escludeva, io dal terrazzo di Casa mia avevo le lucine delle lampare a Costringermi a Fingermi l’Infinito, al di là di esse. E’ inutile che Vi dica quale brutto, prodotto da mani avare, mi costringe a Immaginarmi l’Infinito, al di là di esso, a 82 anni.

========================

Poiché, mensilmente, il suo stipendio ammonta a 9 milioni di euro (oltre 30 milioni di euro a stagione) a ronaldo, il calciatore della “juventus”, basta tirare quattro calci al mese (nemmeno quelli, al tempo del ”coronavirus”), per essere nella possibilità di regalarsi una “bugatti centodieci supercar”, del costo, appunto, di 9 milioni di euro, arricchendo, così, la sua preziosa, fastosa collezione di macchine. Tanto fascinose per  non pochi plebei, che per i loro sfortunati (con quei padri non si possono, di certo, considerare privilegiati dalla dea, che benedice con la mano destra) figli sognano un ”cursus honorum”, simile a quello di ronaldo, in quanto ad abbondanza di sesterzi con poco, ma divertente, tra l’altro, faticare. Passata e dimenticata la buriana del ”coronavirus”, alla ripresa di tutte le umane attività, dovremmo, fermamente, disegnare di  metterli in quarantena tutti codesti fannulloni, senz’arte, né parte, che s‘arraffano tutte le risorse pubbliche (i milioni della ”rai” per le riprese televisive di mediocri spettacoli calcistici, interpretati da tipi isterici, autori di gesti pseudoatletici al limite del crimine; di sputi, manate, gomitate, fallacci, parolacce da suburra romana) e private (derivanti dai botteghini degli stadi, davanti ai quali si mettono in fila masse di “sine cerebro”), che arrivano nelle casse del ”sistema calcio”. Sì che non solo pane e luculliano companatico a ronaldo e compagnucci,”sed etiam”, tutte le raffinate leccornie, che i miei probi, austeri 25 Lettori possono immaginarsi  aleggiare in un mondo, fatto di frivolezze commiste con affari, non cristallini, oggi. Fannulloni, abbiamo prima geremidiato,”sed” si potrebbe aggiungere, a loro disdoro, senza tema di essere smentiti, le cui braccia da tanta umana stupidità furono rubate all’agricoltura, ché essi, da mentalmente gigolanti, si sono curati e si curano di palestrare solo le braccia e le gambe, che tanto utili, invece, sarebbero state allo sviluppo e al benessere della martoriata, e dai giovani snobbata, agricoltura italiettina. ”Sic stantibus rebus”, gli amanti del ”calcio”, quando “da “palazzo chigi” avranno la” libera uscita”, pensino, finalmente, di divertirsi, assistendo, con felice, disinteressata, autonoma, non omogeneizzata, disposizione psicologica, a incontri calcistici, giocati da giovani e giovanissimi calciatori, nativi della città in cui la squadra di loro elezione fu fondata. Sì che,  per tutti i campionati di calcio italiettini, la regola sia questa: le squadre in competizione dovranno, calcisticamente, essere formate da giovani e giovanissimi, germinati dalla città o dal borgo, che esse rappresentano, o dei quali onorano il Nome, la Bandiera, i Colori, la Storia. Se, così, non sarà, se, così, non potrà essere, che nessun “CIVIS” Dabbene mostri di interessarSi di ”calcio”, i cui protagonisti sono, ormai, laidi mercenari (in quanti centri sportivi, in quante strutture sportive, potrebbero essere Allevati, Educati, Formati, Culturalmente, i ragazzi a rischio, specialmente, se la ”borsa”, Ripetiamo, del “sistema calcio”, fosse, politicamente, messa, con Generosa Preveggenza, a disposizione, prevalentemente, di essi?), circondati da personaggi, che hanno fatto del ”calcio” un losco mercato per gli, altrettanto, loro loschi affari. Alla faccia dei “poveri di spirito”, e sono, innumerabilmente, incalcolabili, che maledicono il continuo, crescente costo della vita, se sono costretti all’acquisto di un “LIBRO”, magari, da 10 euro, e, poi, si abbandonano, pur, danarosamente, in gramaglie, a dilapidarne centinaia, permettendo a crani, esclusivamente, adibiti a contenitori di sperma, di condurre una vita da nababbi, senza alcun rispetto per i  drammi, le difficoltà esistenziali, che si abbattono, dolorosamente, soprattutto, sulla inopia degli ultimi al mondo. ===================================================

Oltre al ”coronavirus”, l’avverbio” piuttosto” (Bevo vino piuttosto che birra o liquori) in sostituzione della “o” congiunzione (me l’ha detto Giorgio o Simone o non so chi), sta infettando la comunicazione degli italiettini. Sorprendente è la coincidente infezione da “coronavirus”, che ha colpito molti medici, con la infezione linguistica, di cui sopra, che ha coinvolto molti di essi, abituali, non so se molto foraggiati di euro, opinionisti nei programmi televisivi. Tanto, in grave conflitto con la grammatica italiettina, continua a dimorare sulla bocca degli italiettini, specie, su quella dei cosiddetti luminari di medicina, come il prezzemolo, su tutte le minestre catodiche. Dobbiamo vergognarci? IO, fermamente, Credo di sì. ===================================================

Nella repubblica delle banane, c’era un animaletto molto loquace, che a furia di ”vaffanculo” affascinò molti creduli abitanti di essa, sì che nelle elezioni del sinedrio di essa, ovviamente, furono eletti un numero, onestamente, spropositato di giovincelli, numerosi dei quali disoccupati, che sbarcavano il lunario, vendendo noccioline sugli spalti del velodromo, usato per le cruente battaglie tra pollastri; o scrivendo  tesi di laurea su alessio degli alessi o, pur, avendo copiato, dicono i “rumors”, lavori altrui, dirigendo istituti di non studenti senza testa, destinati, per guadagnare qualche soldino, previa raccomandazione di aderenziati  presso chi conta nei pubblici uffici, a vestire la divisa dei transumanziatori della democrazia nelle zone del mondo dove c’è carenza di siffatto regime dittatoriale mascherato e valorizzatore dei mediocri. A proposito di mediocri, il ”vaffanculista” innalzò ai fasti del potere molti di codesti mediocri, che non erano riusciti ad indossare la divisa, di cui sopra, e ci fu chi divenne principe del sinedrio, chi pluriministro di questo e di quel dicastero e poi,  di quello istituito, per farsi gli affari esteri; chi, da dirigente delle non scuole, ove si veniva preparati  ad essere traghettatori di dittature mascherate, fu promossa, a ministro supervisore di esse, ovviamente, espletato il ricovero  nell’ambulatorio di un chirurgo plastico per l’ingrossamento, oltre ogni decenza, delle labbra, da cui avrebbe pronunciato le sue stronzinate, da colorare di profondo rosso. Tra gli abitanti della repubblica delle banane, arrivò un terribile morbo e, perché i pargoli tra essi non s’infettassero, letalmente, del ”nemico invisibile”, le non scuole, per gli indossatori di divise militari, furono chiuse e a chi, con preoccupata ansia chiedeva alla ministra con le labbra di plastica, quale fine avrebbe fatto l’anno non scolastico, ella, da ex dispensatrice, patrocinatrice di promozioni, di diplomi non scolarizzati, non perdeva tempo e occasione nel proclamare che l’anno scolastico 2019-2020, pur con i cancelli degli istituti non scolastici serrati, sarebbe stato, comunque, valido; che la valutazione del niente sarebbe stato ”appannaggio” dei docenti, da quasi un anno, per il maligno nemico invisibile, costretti a non ”docère”. Appannaggio? Grave strafalcione della ministra, in quanto l’”appannaggio” è l’assegno spettante ai sovrani o ai capi di stato; lo stipendio; è, se mai, l’utilizzo di qualcosa o la caratteristica di qualcuno o di qualcosa. Correttamente, dal punto di vista semantico, la valutazione del niente potrà essere compito, responsabilità, dovere, ufficio dei docenti, che da un anno non ”docent”. A dire il vero, codesti poveracci, ormai senza prestigio, ricompensati con un obolo mensile dallo stato, dal ’68 del secolo scorso sono ormai attrezzati, psicologicamente, a valutare il niente. Amen!

Pietro Aretino, già detto Avena Gaetano

 

 

 


Pubblicato il 1 Aprile 2020

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio