Cultura e Spettacoli

Minima moralia (Meditazioni sulla Vita Offesa T. Adorno) (83)

 

Ogni regime ha avuto e ha le sue penne prostitute o prostituite. In roma il più prostituto o prostituito di tutti fu virgilio, con anima e corpo piazzato nel cerchio magico di mecenate, l’”alter ego” di augusto. Orazio, pur egli prostituto o prostituito,”sed” non nelle forme e nei modi di virgilio. Infatti, per non sputarSi in faccia, il Venosino Preferì, a suo Dire, Ritirarsi nel suo orticello e cibarsi di  rape, come Fece Ariosto, pur di Essere Libero di Comporre le sue”Satire”. Nelle quali la casta augustea, sia pure, con estrema cautela (ché augusto non ci pensava due volte ad esiliare i non a lui ubbidienti, mettiamola così, come fece con Ovidio, nella fredda e selvaggia romania) veniva presa per i fondelli.

 

La irene pivetti, in un’intercettazione telefonica, dichiarava, candidamente, orgogliosamente, di avere la faccia, come il suo culo. Bene o male era il culo, ben formato di una femmina, matura d’anni che modellano il corpo del gentil sesso. Ma che di uno spelacchio con la fascia tricolore, da otto anni piazzato nel ”palazzo” di un borgo a nord  del borgo metropolitano barese, i suoi numerosi critici dicano ciò che dice di sé stessa medesima l’ex presidente della camera dei deputati (O giove, com’è caduta in baso la plebaglia italiettina, facendosi rappresentare nelle istituzioni democratiche da siffatti personaggi!), si rischia di calpestare tutti i Kantiani ”Prolegomena alla Critica del Giudizio”.

 

Alcuni miei Amici MI Avvertono che qualche politico bitontino non conosce i congiuntivi e tanto altro della Grammatica e Sintassi Italiana, come il povero ex birraio del san paolo in napoli, quel di maio, che interpreta, eduardianamente, la parte di ministro degli esteri  della repubblichetta italiettina. Ho confortato i miei Amici, AvvertendoLi che il male da ignoranza grammaticale e sintattica l’ha evidenziato in un intervento catodico anche il governatore della toscana, la Patria di Dante, tal giani o ciani, sparandosi un bel: ”Speriamo che le cose vadino nel senso da noi auspicato”. Costui i congiuntivi non conosce, non la vanitosa arroganza del ”plurale majestatis”! Comunque, sono della Convinzione che la colpa di tanta disponibilità degli italiettini  nel riempire la loro comunicazione, scritta e/o orale, di strafalcioni grammaticali e sintattici è della maestrine/i e delle insegnantucole/i della scuola dell’obbligo. Alle quali vorrei intimare: ”Basta” con gli spettacolini in omaggio al bambinello che nasce, che muore e risorge; ”Basta” con i cori; ”Basta” con il parascolastico che, oggi, totalizza il ciclo dell’obbligo e non solo. Gli otto anni del “ciclo dell’obbligo” dovrebbero, invece, Essere Finalizzati  a Sviluppare la Memoria, Proponendo ai Ragazzi di Imparare “a Memoria” le “Regole”, quelle che i Latini Chiamavano ”Institutiones”, cioè, i Fondamentali di ogni Disciplina. Quindi: le  Regole di Grammatica e di Sintassi della Lingua Italiana, di eventuali altre Lingue Curricolari e di Altre Discipline, quali, ad esempio, la matematica, la geometria, et., etc., etc. Certamente, qualche pedagogo da strapazzo storcerà il naso nel sentire Parlare della” Pedagogia della Memoria”: sta di fatto che, se noi nel Recitare una Regola, Ne cambiamo le Parole o “la location”  delle medesime, la Regola viene privata della sua Perentoria Validità. Ma ai Miei Tempi s’ Imparavano “a Memoria”, anche, le Poesie, non perché la Pedagogia del Tempo fosse impregnata di sadismo, sebbene perché tutte le Facoltà del/ nel nostro Corpo vanno Sviluppate e la Memoria Si Sviluppava, Invitando gli Adolescenti a Imparare “a Memoria” Regole e Poesie. Nel Recitare una Regola, la Memorizzazione Era, E’ Facilitata dalla Ritualizzazione del Ritmo, come nella Poesia, che E’, essenzialmente, Ritmo e Musica.  Un ottantenne Fornito della quinta elementare o, anche, di meno, non direbbe, mai, ”salubra o vadino”, ché, ai suoi tempi, si Frequentava poco la Scuola e da quel Poco Si Tendeva ad Attingere il Massimo del Profumo della Cultura, per la Massima Armonizzazione della Interiorità di Ciascun Uomo. Oggi, non basta il lauro accademico.”O tempora… !”, avrebbe Sbottato Cicerone.

 

In un borgo a nord del barese borgo metropolitano c’è un  novello luigi XIV, che proclamava: “Lo stato sono io”. Il tale, di cui sopra, infatti, nell’imminenza di una tornata elettorale a cui partecipava, come candidato, si vantava di prelevare,”sua sonte”, dai suoi personali fondelli gli euro, per fornire i suoi pizzardoni di tamponi ”anticovid”. Qui lo Affermo e qui lo Nego, sarà stato, pure, un gesto di generosità, di personale premura verso i suoi dipendenti, l’aver deciso, in piena autonomia, non So, se di Democratica Autonomia, ma ”autonomia democratica”, di cui parla il tricolorato, è un orrendo ossimoro, perché E’ Discussione la Democrazia e Approvazione, sta di fatto che in clima elettorale, improvvisamente, fioriscono euro, per assumere impegni che, in altri climi, in altri momenti  della vita politica del borgo, starebbero ad aspirare polvere, degna di tutte le faccende non prioritarie. Sono gli uomini che interpretano le leggi. Evidentemente, l’ ”homo italicu” non era, non è preparato a rappresentare il sindaco o il governatore di regione, disegnato dalla legislazione, che non li ha inventati, quali “absoluti domini”. Ché siamo arrivati alla non democratica situazione che ogni sindaco o ogni governatore, per 5 anni, rinnovabili all’infinito, s’è trasformato nell’ ”uomo solo al comando”.Se codesto modo di gestire la cosa pubblica nelle regioni o nei comuni, non è il regime di tizio o di caio, quando si instaura un regime… fascista?

 

All’inizio dell’anno scolastico 2020- 21, una dirigente scolastica, certamente, di un istituto scolastico della secondaria superiore, fissò in bacheca un “post” che, così, ammoniva: ”Niente minigonne a scuola, sennò ai prof. cade l’occhio”. Povera dirigentucola ingenua non avesse, giammai, concepito, e in quei termini perentori, il suo: ”obstat”, il suo divieto, ché “statim” le si è opposta un’alzata di scudi da parte delle sue non studentesse. Ora, IO Concordo, sia pure ”invitus”, malvolentieri, con tutti i, politicamente, corretti dal pensiero unico, che sarà stata una  pensata, cestinabile, della dirigentucola di colpire col “vae”, col”guai” le minigonne, ma codesti giovani e giovanette come sono, sensibilmente, attenti a trovare il ”casus belli”, mettiamola così, per non fare il proprio Dovere, Inoltre, il femminismo non è contro l’enfatizzazione dell’importanza del corpo, che mette in non cale tutte le altre qualità, di cui una femmina potrebbe essere dotata? E behh, cosa significano le gambe scoperte e il culo scoperto, se non invitare il maschio a focalizzare con l’occhio lubrico le gambe e il culo, ché, magari, non poche femmine solo quelle parti di loro potrebbero offrire al consorzio sociale?

 

Una ”facebookiana” si domanda: ”Come mai al funerale del Ragazzo, massacrato dal branco dei fratelli bianchi di colleferro, ha fatto passerella tutto il governo e le alte, si fa per dire, autorità istituzionali, mentre al funerale del Prete di como, massacrato da un disperato, da Lui assistito, esse hanno brillato per la loro assenza? Ebbene, il macrocosmo contiene il microcosmo o, per essere banale, tutto il mondo è paese. Vogliamo, allora, dimenticare l’ignobile passerella, a cui s’abbandonarono i nostri politici, si fa per Dire, locali e regionali ai funerali della povera 80enne, uccisa, per sbaglio, da balordi bitontini, mentre usciva da una chiesa? Le impudiche passerelle dei politicanti  italiettini sono, direttamente, proporzionali ai “tam tam”, che i “media” impongono alle loro orecchie, riempite di cerume, intorno a qualsiasi avvenimento: serio, semiserio, drammatico (ad esempio: la tavolata imbandita dei salvini, ministro dell’interno, e dei buonafede, ministro della giustizia, all’arrivo nell’italietta di cesare battisti, il terrorista latitante in brasile). Più il”tam tam” riesce a sfoltire il pozzo auricolare dei beghini e più un nugolo di fasciati del tricolore affolla teatri, luoghi di eventi pseudoculturali (come la presentazione di un libretto di ricordini su una spiaggetta dell’adriatico, nobilitata da presunti “vips” del circondario barese), chiese (specie se presenziano mitrati), cimiteri. Montanelli, quando arrivava al ”Corriere della sera”, s’informava sui morti e sui necrologi del giorno, che avrebbero reso più sicuro il suo stipendio; il nostro politicume ai suoi clienti più devoti e vicini affida la ricerca del dove e del come, in giornata, potrebbe essere più visibile, lacrimando o ridendo, per finta. Ovviamente, per la suprema esigenza di rimanere col culo attaccato alla poltrona, di qualsiasi tipo o importanza essa sia.

 

Fedez, il “rap” tatuato “da galeotto”(l’abito fa sì il monaco e il delinquente, a sua insaputa), gira in “lamborghini” (ne avrà avuto di “sghei” il furbacchione dalla “lamborghini” in compenso di tale pubblicità) per milano, distribuendo elemosine a qualche meno abbiente. Un cantore di robaccia pseudo musicale con una moglie senz’arte né parte, che s’è inventata il mestiere di ”influencer”, ché , oggi, al mondo ci sono milioni di idioti, cretini, incapaci di agire,”sua sponte”, ché non hanno alcuna idea di cosa, di chi siano, di cosa sia il mondo in cui vivono e abbisognano dell’ ”imput”, del suggerimento, dell’invito, della raccomandazione non di Dante, ad esempio, o di Uomini e Donne, come il Sommo, ma di una femminuccia belloccia che, grazie alle moderne tecniche psicologiche di persuasione applicate al “marcheting”, riesce a raccattare dai” minus habentes” stronzate di euro. Comunque, IO non ME la Prendo con coloro che riescono a lavare il cervello agli imbecilli, ma con questi ultimi che, invece, di investire i loro pochi o molti sesterzi nelle Librerie, nei Teatri, nell’Educare le orecchie al Sublime di Mozart, cioè, in Ciò che li renda Autonomi nel Pensare e nell’Agire, si affidano a due improbabilissimi esserucci, pe rimanere ”nunc et semper “animalia”, esseri viventi,senza il ”LOGOS”.

 

Dobbiamo rivolgere un sincero”bravo” a fausto leali, che dopo aver preso per il culo migliaia di consumatori di canzonette con i suoi sdolcinati testi ”strappalacrime, come:” A chi”, ora, con la pancia, immeritatamente, piena, non di dà pena di manifestare, ospite del “gf”, trasmissione seguita da milioni di testoni, la sua sottocultura fascista e razzista. O plebaglia, che non ti fai ,mai, mancare, il “gf”, con i tuoi voti zittisci leali e voi, dirigenti di “mediaset”, tiratelo fuori da quella casa di nullafacenti.

Pietro Aretino, già detto, Gaetano Avena.

 


Pubblicato il 29 Dicembre 2020

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