Cultura e Spettacoli

Minima moralia (Meditazioni sulla Vita Offesa T. Adorno) (89)

L’Arte, la Poesia, la Musica Sono Figlie dell’Amore.

Di rado i simboli sono in consonanza con i fatti, con le situazioni, con la Realtà, con le Speranze, con la Storia, che pretendono di evocare. Ad esempio, la comunicazione, la liturgia della chiesa cattolica splende di simboli sublimi di Pace, di Amore per il Prossimo. L’eucaristia, secondo la dottrina cattolica, è il corpo e il sangue offerti da Gesù stesso sulla croce.

Scorriamo la storia della chiesa cattolica nella Storia e, anche, nel presente, cos’è, dunque, rimasto del messaggio del nazareno, delle speranze di palingenesi dell’umanità e di sconfitta di tutte le ingiustizie, che gli ultimi di tutte le stagioni temporali hanno patito e, ancora, patiscono?

 

Molti Uomini di Buona Volontà Si Domandano: “Come mai cambi di casacca nel parlamento nazionale e, ad esempio, nel consiglio comunale di bitonto?”. Dostoevskij Si Poneva la Domanda e Si Dava la Risposta: ”Senza Dio, tutto è permesso”: Se a dio sostituiamo i” Principi”, le ineludibili Scelte Ideologiche, scomparsi nella cocozza delle nuove generazioni del politicume italiettino, affette, attinte, tra l’altro, da una carenza culturale di fondo (Il Pci Selezionava  i suoi Dirigenti anche tra i  Braccianti e gli Operai e Li Obbligava a Frequentare le Scuole del Partito), si spiegano i vorticosi “giri di valzer”, a cui si  assiste nelle assise istituzionali nazionali e periferiche.

 

Colui che E’ Ottimo E’ Super partes, non Essendo di destra, né di sinistra; il ”Logos” E’ la sua Bussola nel Dipanare i problemi e nel Tentare di Risolverli. Allora, via le frattaglie, che il  popolicchio inconsapevole ha scelto, sceglie, al centro e in periferia, come inquilini provvisori del ”palazzo”, ché decidessero, decidano dei nostri destini e, finalmente, largo ai Migliori, che la democrazia esclude, pressata dalla turba dei medio – bassi, da cui pesca, forse, i migliori tra i peggiori. A 83 anni Voglio Essere Illuminato da Immensa Competenza, Passione, Onestà Intellettuale, Assoluta Laicità e Libertà e Autonomia nei  Comportamenti, negli Atteggiamenti, nelle Deliberazioni. Basta con le ”proskinesis” ai mitrati, ai potenti di nazioni potenti;  basta col tendere al consenso della plebaglia. La Politica Sia l’Esplosione dell’Intelligenza, il Riso e il Sarcasmo del Giambo, che Stana i cretini, i disonesti, gli omini, come l’Arte, la Poesia, la Filosofia; insomma, come la”Commedia” Divina di Dante.

 

Gira, grazie a ”facebook”, si fa per dire,  una foto, che presenta un fotomontaggio di salvini con la bocca tappata da una benda e, sullo sfondo di essa, un drappo con la stella a cinque punte delle scomparse, si spera, br. Ecco il commento di un qualcuno nei riguardi di salvini: ”trimone”. No, egregio qualcuno, i trimoni, per parafrasare Dante (Paradiso, Canto XVII), bisogna lasciarli “pur grattar dov’è la rogna”; non bisogna farne degli eroi e, nemmeno per un istante, immaginarli vittime dei loro nemici. Devono, vilmente, vegetare nel loro quotidiano, fatto di esclusivo, egoistico familismo mafioso, di taurina sessualità celoduristica, augurando loro, anche, mille anni in buona salute.

 

Cacciari afferma che perfetta è stata  la decisione di mattarella di affidare a draghi l’incarico di formare il nuovo governo. E tanto saranno i fatti, se non la Storia, a verificarlo, non l ”ipse dixit”, assolutamente, ma non, filosoficamente, assertorio del filosofo sanraffaelita. “Tamen”, cacciari prosegue che la decisione, di cui sopra, sancisce la fine  del ceto politico, che, sino ad oggi, ha operato, a far data dal 1945, IO Aggiungerei. Anno in cui una compagnia di partigiani fermò a dongo, sul lago di como, un convoglio di militari tedeschi, che tentava di riparare in svizzera, mimetizzati tra i quali, c’erano mussolini, la petacci e il fratello e non pochi dignitari, si fa per dire, della dissolta “repubblica di salò”. Dal ”cln”, di stanza a roma, partì l’ordine di fucilare, subito, sul posto, mussolini, i fascisti, fuggiaschi con mussolini, e fu la ”strage di dongo”. Sì che, sin dall’inizio, il nuovo ordine, che si completò con la cacciata dei criminali savoia,, con la proclamazione della repubblica, con la pubblicazione  nel 1947 della ”Costituzione”(frutto di un indecente”do ut des” tra sensibilità ideologiche, politiche, culturali diverse, irrevocabilmente, incompatibili, tanto che in quasi tutti gli articoli di essa, patenti contraddizioni si evidenziano tra l’”incipit” e  i successivi commi di essi), s’inaugurava con una strage, della quale, per sua stessa ammissione in una intervista televisiva, il principale mallevadore fu pertini, il futuro presidente della repubblica italiettina. Ché, per quanto gravi, furono in oltre 20 anni di regime, le responsabilità di mussolini, dei suoi scherani, ad essi spettava, per Diritto, un regolare processo, che non avrebbe dovuto comportare la pena di morte,  a mo’ di vendetta nei confronti dei crimini fascisti. E regolare processo meritavano (ma al quale non furono sottoposti)  vittorio  emanuele terzo, suo figlio, il carnefice badoglio, il grumo mefitico dei generali del regime, i padroni delle ferriere, tra i quali gli agnelli, gli agrari del sud e del nord, che avevano scelto il burattino mussolini, perché facesse il lavoro sporco di stroncare le Giuste Rivendicazioni del Mondo del Lavoro, e tanti, tanti altri che, cambiato il vento, cambiarono casacca, fino a farsi riconoscere la patente di ”partigiani”, salvandosi. Il Nuovo Ordine, ineludibilmente, doveva Significare, Stimmatizzare la Totalizzante Discontinuità nel Modo e nelle Finalità di Governo e di Gestione della “Cosa Pubblica”, mentre la sua alba si connotava di ferocia inaudita, simile a quella praticata dai fascisti e con i cadaveri di mussolini, dei suoi sodali, esposti al pubblico ludibrio, dopo la strage di dongo, a “piazzale loreto” in milano. Pertanto, la tanto mitizzata “resistenza”, da ME sempre, dimidiata, ché dalle indubitabili, inutili, vane, caratteristiche alfieriane, abbatté il tiranno e la sua corte, il fascismo del regime di mussolini, ma non il fascismo che, come un “virus” si esplicita nell’ammettere la naturalità, l’ovvietà, l’indiscutibilità: dei micro o macro nuclei (a)sociali, come la famiglia, lo stato, senza nemmeno discuterli, problematizzarli, fonti di egoismi familistici, nazionalistici; dell’economia di marcato, teleologizzata all’insano profitto; della “realpolitik” che, spesso, cristallizza tra gli stati situazioni di degrado nel rispetto dei “Diritti Umani”, in quanto certi silenzi, certo guardare dall’altra parte, per non vedere, può essere utile, normalmente,, non ai popoli, ma alle classi dirigenti dei paesi in un’alleanza ristretti. Fu ispirato, ad esempio, dalla “realpolitik” con lo stato del vaticano, l’allegare alla ”costituzione” i fascisti ”patti lateranensi” nell’”art.7” di essa. Ecco de gasperi, con la mano da elemosinante, svendere l’italietta per qualche nave di grano e l’accettazione di quell’elemosina vanificò la Sovranità del popolo italiettino, da Esercitare col Voto Consapevole e Responsabile. Infatti, i risultati delle urne, anche condizionati da una propaganda elettorale, promossa nei suoi stilemi irriguardosi nei confronti delle più solari Verità, da esperti della comunicazione d’oltreoceano, dovevano essere avvallati dagli inquilini di turno della “casa bianca”. Da de gasperi sino a conte niente è stato voluto, progettato, fatto o non fato, che quei signori, si fa per dire, non volessero e non vogliano. Ci liberammo, Ripeto, di mussolini, ma siamo vissuti per oltre 70 anni e  le nuove generazioni continueranno a vivere, sotto la pressione fascista (militare, politica, economica, culturale) degli”states”, impauriti, preoccupati dalla/per la “spada di damocle” di forze  militari statunitensi che, sotto il manto della”nato”,  avvertivano,  avvertono, avvertiranno i nostri governanti che la cornice del nostro ”esserci” non poteva, non può, non potrà non essere  che quella indicata, coattivamente, non consigliata, dalle lobby massoniche, mafiose statunitensi, che si spesero nel liberarci dal fascismo di mussolini e dal nazismo di hitler. Quale ceto politico, quindi, quale fine del ceto politico? “Politikos” Caratterizza Chi Si Sente “Sociale”, “Socializzante”, Operante per la Solidarietà, ché la ”Polis” Sia l’Istituzione, per la Libertà, per l’Uguaglianza, per la Giustizia,  Germinata dall’Aristotelica Essenza dell’Uomo, che dovrebbe DistinguerSi da tutti gli altri animali per quella “Ratio”, per quel”Logos” che Lo Fa ”Faber” della Sua Storia, non  legato a quella istintualità, dalla Natura predeterminata,, pur necessaria all’equilibrio tra ciò che vive nella selva oscura e nella foresta, ma non può essere modello di una Fraterna Convivenza tra gli Uomini. In Conclusione, quale ceto politico, quale fine del ceto politico, senza un Popolo Consapevole, Responsabile, Culturalmente, Sovrano? Se il popolicchio, pur avendo la/le Possibilità, gli Strumenti Culturali, per Essere un Popolo Sovrano, non E’, giammai, Stato Politico, non Praticando la Socialità, la Solidarietà per il Comune Bene? Nel teatrino del politicume il popolicchio italiettino e i suoi rappresentanti, cioè, il presunto ceto politico, sono stati, sono, vicendevolmente, ognora, se stessi e il proprio vicino.

 

Ieri sera (7 febbraio 2021) da fazio, il sacerdote della cultura medio – bassa (politica, letteraria, musicale), in collegamento da washington (quanto sarà costato ai contribuenti italiettini l’ospitalità e il relativo “cachet” a un uomo che, ormai, non conta più niente, pur essendo stato per 8 anni il presidente degli “states”), barak obama, per presentare un suo libro di memorie. Evento, quindi, che  ad obama incrementerà la vendita del suo libercolo e a fazio un’ ”audience”consistente  alla sua trasmissione, lodarice del  medicriume, che il mondano convento passa ai palati di bocca buona. Come sempre, fazio si è speso in elogi sperticati nei riguardi dell’opera, si fa per dire, di obama  e l’intervista, che egli ha rilasciato, s’è conclusa in una scoppiettante esplosione di belle parole, come valori, principi, democrazia, onestà, integrità, di simpatici, se si vuole, siparietti sul quotidiano della famiglia obama alla ”casa bianca”, ma nessun tentativo, da parte di fazio, di fargli aprire le porte dell’armadio, perché si scoprisse qualche scheletro, da obama custodito in esso. E non poteva essere, diversamente, se si tiene conto della  personalità, da fazio dipanata, in tanti anni alla conduzione di programmi televisvi, la “rai” editrice, portata più ad esaltare i suoi convitati di pietra, che a trarre da essi la Verità del loro essere al mondo. Parole, parole, quindi, di obama, ma egli, in quasi un’ora di intervista, anche perché non pungolato da fazio, non è riuscito a rendicontare al pubblico televisivo italiettino cos’ha egli lasciato di duratura eredità al suo popolo e al mondo intero, in quanto capo di una potenza militare ed economica, in 8 anni di presidenza degli”states”. Da fazio non è stato costretto a spiegare, come mai, dopo di lui, il popolicchio americano s’è gettato tra le braccia di un pazzo analfabeta, come trump, ammannendogli, ancora, nelle ultime presidenziali,  ben 70 milioni di voti. Non sarà stato, magari, ché obama è stato una immensa delusione per tutti gli ultimi che lo votarono? Sotto la sua presidenza si sono verificati numerosi eccidi di Afroamericani inermi da parte della polizia e, mai, che IO Ricordi, un Parola, un Moto di ”Pietas”, di Sdegno da parte sua, di Condanna per tanta ingiustificata violenza; non è egli riuscito a dire niente sul suo mancato tentativo di abolire la pena di morte negli”states”, sapendo bene che essa viene comminata, soprattutto, agli ultimi, spesso, di colore, come lui; sull’ abolizione del quinto emendamento, che permette la vendita indiscriminata delle armi, sapendo bene che nessun presidente degli “states” viene eletto, se si mette di traverso nei confronti degli appetiti di profitto criminale delle lobby mafiose – massoniche delle armi e del petrolio. E della riforma sanitaria, tanto da lui strombazzata, durante le sue campagne elettorali, cosa  è stato, che fine ha fatto  nell’era trump? Un “lapsus linguae”gli ha fatto confessare un penosa verità della sua presidenza e su quella dei suoi predecessori repubblicani. Parlando, infati, della primavera araba, che avrebbe cacciato dal potere numerosi dittatori, despoti, da anni inquilini dei “palazzi”africani e mediorientali, ha detto che si guardò bene dal fare ” invadere”(altro che esportazione della democrazia: gli “states”, quando sono in gioco i loro interessi, invadono i paesi, dove fioriscono situazioni, politiche, economiche che  li contrastano)  dai suoi eserciti la siria, pur essa governata da una famiglia di criminali: gli assad. Ma non ci vuole la zingara per capire il disinteresse degli” states” nei confronti della siria, paese di fertili pianure, di alte montagne, di deserti, ma non v’è in essa un goccia di petrolio, come ad esempio, nella libia; di petrolio e di metalli preziosi, come in afghanistan. Perché fazio, non ha costretto  obama a chiarire le sue responsabilità e  quelle del francese sarkosi (quest’ ultimo, per non pagare al ras libico un consistente debito, contratto per la sua campagna elettorale, ordì un bombardamento aereo, che determinò la caduta del suo benefattore, si fa per dire)  della caduta del libico gheddafi che, pur enorme ladrone e despota, era riuscito a tenere a bada, per decenni, le anarchiche tribù libiche che, attualmente, destabilizzano un paese centrale  nell’africa settentrionale, che faceva da filtro al flusso, ormai, inarrestabile, migratorio, proveniente da tutta l’africa e dal medio oriente? Altro che statista o ex è sembrato obama, ma un omino che considera i libri oggetti, specie se firmati dai loro autori, firma che ne aumenta il valore; tutto chiuso nei suoi normalissimi affetti famigliari, si ché i momenti migliori della sua esistenza sono quelli che trascorre a cena con le sue figlie. E tanto perché non ha niente di importante, di affascinante, di significativo da celebrare della sua vita “extra moenia”. Con Shakespeare, si può, senza fallo, geremidiare: obama, tanto rumore per nulla, come presidente degli “states” e, come “star”, nella trasmissione dell’ex imitatore fazio, mentre IO Cenavo, e, perché il sobrio cibo non M’andasse di traverso, per l’indignazione di tanta poca stoffa in un uomo, osannato, che tanta Speme di Rinnovamento nei Rapporti Internazionali e negli  Ultimi aveva suscitato, Riandavo a Fedro e al suo Famoso Mantra:”O quanta species – inquit-, o pulchra facies at cerebrum non habet”.

Pietro Aretino, già detto Avena Gaetano

 

 

 


Pubblicato il 9 Febbraio 2021

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