Cultura e Spettacoli

Minima moralia (Meditazioni sulla Vita Offesa. T. Adorno) (94)

“Appendix sanremese”. L’ unica bella canzone ascoltata all’ ”ariston” di san remo e, meravigliosamente, cantata da Fiorello è stata: ”Se stasera son qui” di Luigi Tenco. Non ha neanche sfigurato: ”Grazie dei fiori” con garbo rivisitata, ancora, da Fiorello. Il resto tutta robaccia: di grugniti pseudomusicali e di testi. Ottima l’esibizione, sia pure prevedibile, contenutisticamente, di Ibra, che ha ironizzato di/su se stesso e di Matilda De Angelis. Inoltre, schizofrenica l’esibizione di tal aiello e dei maneskin. Amadeus dovrebbe vergognarsi e tutta la”rai” con lui di avere proposto, in un evento di portata internazionale, tanta mefitica canea pseudoartistica. Le “nuove proposte”? Assolutamente, non pervenute.

 

Musicalmente, il più brutto “festival di san remo”, dalla sua fondazione, Direi: canzoni bruttissime, cantanti bruttissimi, stonati, vestiti male, tatuatissimi: dei maneskin, che hanno vinto, ho, già, Scritto, e Confermo che la loro è stata, al “festival di san remo”, un’apparizione, una “performance” schizoide. Se si è giovani, come loro e come tanti giovani che ”fanneggiano” per loro, Sono Contento di Essere un Vecchio di 83 anni, che Sa Cosa Sia la Bellezza della Musica di Mozart e il Sublime, a cui S’E’ Elevata. ”Sic stanti bus rebus”, il popolo bue italiettino paga il canone alla “rai”, ché essa si faccia mèntore e mallevadrice di una pedagogia pseudoestetica nei riguardi dei giovani, che li allontana dal Ricercare il Bene attraverso il Bello. Pedagogia della irresponsabilità: abbiamo visto e vediamo in questi giorni di pandemia da “covid”, nei luoghi della “movida” di grandi e piccole città italiettine, assembramenti delittuosi, criminali, di giovani, incuranti degli appelli della Scienza e delle autorità costituite a preservare la loro salute, per preservare quella altrui. Appelli, Ripeto, criminalmente, delittuosamente disattesi, seguiti dal gioco delle risse, con armi letali in mano. Ad alimentare la giovanile aridità, il vuoto spirituale, determinati da flussi di comunicazione ignobile, indecente, si  industria, pure, la “rai”, presentando in un evento, trasmesso in ”eurovisione”, una canea di imbecilli, facendoli passare come il meglio, dal punto di vista musicale, e non solo, che passa il convento nel contesto di un declino culturale, al cui dipanarsi non possono tirarsi fuori le istituzioni culturali, tra le quali, la non scuola italiettina. Per finire, devo confessare che, più dei maneskin, MI irrita, per non Dire, Mi fa schifo, il secondo posto, nella graduatoria del “ festival  di san remo”, attribuito a quel fedez che è, certamente,  l’incarnazione del niente assoluto, dal punto di vista politico, culturale, etico, economico, religioso (se la religiosità è un valore e non una superstizione collaterale del/ al potere, a ogni forma di potere), sportivo, di cui il popolicchio italiettino è, attualmente, un pozzo senza fondo.

 

 

A ME non interessano i figli di papà, i quali, pur, cocainati, sino farsi rifare il naso d’oro (come il personaggio, capo, omaggiato internazionalmente, di una famiglia, che è stata la sanguisuga dell’italietta, tanto da coinvolgerla in due guerre mondiali, per sbaraccare, a prezzo usuraio, in esse la ferraglia che produceva e produce), mantengono ”usque ad mortem” lo “status”sociale  ereditario,  sebbene MI Preoccupano i ragazzi, definiti  “di povertà educativa”, provenienti, spesso, da famiglie non abbienti, i quali dal vice di un ”palazzo”, situato a nord del borgo metropolitano barese,, sono stati definiti “sterco”. Ebbene, codesti sfortunati, ognora a rischio di essere rinchiusi “ in carceribus”, avendo, come maestri, i maneskin (cultori dell’onanismo razzista? ) che, oltre all’oltraggio del corpo, non saprebbero cos’altro consigliare ai loro pari d’età, andrebbero, certamente, a rubare, a scippare, pur di possedere gli euro da spendere per farsi stimmare costosissimi tatuaggi sui loro culi, avendo, come punti di riferimento, gli idioti borgatari romani, componenti della “band”, che ha vinto il festival dei grugniti sanremese.

 

Ho, sempre, Pensato che la famiglia più che un valore, tanto osannato, specie dai preti cattolici e dalla loro catechesi, sia il ghetto, ove ogni nuovo nato viene forgiato ad/ per essere individuo, chiuso nel suo bieco egoismo, del quale, difficilmente, riuscirà a liberarsi, La famiglia non è, giammai, stata, non è, attualmente, un “microcosmo”, né una Comunità, “sed” un insieme di individui, solo, biologicamente e, poi, anagraficamente, fratelli, poco disponibili in generale, salvo rare eccezioni, ad amarsi tra di loro, e tanto meno ad  Amare il Prossimo e il Lontano. La vera autentica Comunità non ha altra “Paideia”, se non quella di Allenare i Componenti di Essa ad Essere, sempre, più Grande e Larga nell’Amore, sino ad Immaginare, utopisticamente, di Comprendere  l’Intera Umanità. Ho Visionato, giorni fa, un “video”, postato su ”face book”, nel quale erano, felicemente, ripresi due gattini, intenti a mangiare da un’unica scodella: non c’era rissa tra di loro, non prevaricazione dell’uno sull’altro; si alternavano, mirabilmente, alla scodella e se la passavano, vicendevolmente, dopo avere, delicatamente, posato le labbra, per qualche secondo, all’interno di essa. Comunità, quindi, E’ Divisione e Condivisione di un bene o più beni, grazie al quale o ai quali i Pochi o i Molti, che in Essa Vivono e Agiscono, Prosperano, come Singoli, come Particole di una Totalità, Ripeto, Piccola o Grande, che, in seguito, Diventa una Totalizzazione in Corso, cioè, un Processo di Crescita, che Si Dipana all’Infinito, Comunitario, ché le Particolarità, le Singolarità Crescono all’Unisono Con Essa. In questi giorni, i giornali, le televisioni, i social ci hanno messo a parte di tragedie immani, che vengono consumate all’interno della presunta madre di tutti i valori, di cui ci sciacquiamo la bocca ad ogni pie’ sospinto, la famiglia, Dico: i mariti che uccidono le mogli, non manca qualche moglie che uccide il marito, i padri che uccidono i figli, le madri che uccidono i figli, i figli che uccidono i padri e le madri, i fratelli che, vicendevolmente, si spediscono all’”ade”. Perché? Come mai? Perché nelle relazioni tra i famigliari la fa da padrone l’ausiliare ”avere”. Si sente, spesso, ripetere: io ho un marito, io ho una moglie, io ho un figlio o tanti figli, io ho un padre e una madre, io ho un fratello, io ho una sorella. L’ausiliare “avere” Significa “possesso”, significa riduzione dell’altro a cosa, a merce, proprietà esclusiva, per cui, se la cosa si sottrae, autonomamente, o ,se viene sottratta a colui il quale si ritiene il legittimo proprietario di essa, ecco che scatta la molla della violenza e del delitto. Lo stesso concetto di “fedeltà”non ha una buona ascendenza: “fidelis” nell’antica roma era la moglie, che si rassegnava ad essere la diligente amministratrice della casa del “patronus” e lo schiavo, rassegnato ad essere la cosa di proprietà del”patronus”. “Infideles” Erano la Moglie e lo Schiavo che, con rari Moti di <ribellione,  Si Riprendevano la Loro Umana Dignità, quasi sempre, con l’olocausto della Loro Vita. La moglie, quindi, è mia, se si sottrae o mi viene sottratta, io la uccido; il figlio, ad esempio, è mio, se per qualsiasi motivo mi viene sottratto, ché nessuno se lo goda, io lo uccido: non io, né nessuno. Nella famiglia non ha alcuna Rilevanza l’Ausiliare “Essere”, sì che non Si E’ Padri, non Si E’ mogli, non Si E’ Figli, che attraverso la Relazione Famigliare, al di là del ruolo che Ciascuno Ricopre o Assume, Si Convertono in Uomini e Donne, “tout court” e la famiglia, da istituzione necessaria al potere, voluta dal potere, cellula di trasmissione dei progetti del potere, ”carabinierato”, a volte, controllore, delegato dal potere, Si Fa Sinfonia, Armonia di Voleri su una zolla, il pianeta” terra”, così piccolo, così solo nell’universo così, spietatamente, affollato, sconosciuto, immenso, senza confini, forse.

 

Ogni tanto, una nuova moda linguistica nell’italietta dei salotti buoni, per, poi, diffonderla nel/tra il popolicchio e omologarlo, omogeneizzarlo,  per tenerlo in allerta, in allenamento in fatto di massificazione, in vista di future massificazioni più utili, necessarie al potere. Come, sopra, Dicevo, da un po’ di tempo in casa, in ufficio, nel foro (“d’antan”, Luogo di Discussione, di Democrazia, di Crescita della Cittadinanza Attiva), insomma, nei luoghi delle miserabili ”movide”, nelle aule del politicume nazionale e periferico, due aggettivi hanno preso il posto di altri più specifici, più precisi in tema di qualificazione dei sostantivi o di alcuni sostantivi: “credibile (non credibile)” e “incredibile”. Così è o non è “credibile” un progetto, una persona, il contenuto di un romanzo, un racconto (che dovrebbero, invece, aristotelicamente, raccontare cose, situazioni, personaggi verosimili), un discorso, una notizia, etc., etc., etc. Così, è “incredibile” un gesto atletico, una poesia, la bellezza di un paesaggio, la bellezza di un volto, una canzone, una romanza, un’interpretazione teatrale, filmica, etc., etc., etc. Ora, IO vorrei Domandare ai Miei 25 Lettori: ”Posto che ‘credibile (non credibile)’ e ‘incredibile’ sono germinati dal verbo ‘credere’ e dal sostantivo ‘credo’, forme linguistiche parenti a moti di pancia, che hanno a che fare, esclusivamente, con la fede e con la sua ‘commara’ superstizione, con l’autorità dell’abitudine pigra, sarebbe, forse, lunatico ipotizzare che gli amanti degli aggettivi ’credibile‘ e ‘incredibile’  facciano, in continuazione, una regressione a stagioni preilluministiche, cioè, a fare data, minimo, dall’ ’homo, appena ’erectus’ fino al ‘700, quando l’Uomo, finalmente, Si Liberò delle cianfrusaglie delle religioni e delle consorelle superstizioni, Smise di guardare ai suoi genitali e Pose a Sua Guida la Ragione, il Pensiero, Il Dubbio Cartesiano, la Provvisorietà delle Acquisizioni Scientifiche, la Ricerca, la Sperimentazione, l’Uso Ineludibile dei Dati Sperimentali e, infine, Pensò, non più credendo?”. Ancora una volta,  ci Viene Incontro la Saggezza Popolare, i cui Contenuti Sono, senza, fallo, Frutto della Osservazione Sistematica dei fenomeni naturali e degli umani comportamenti (in questo momento MI Vengono in Mente i numerosi aptfegma che Verga mette in bocca a un personaggio de “i Malavoglia”, “Patron Ntoni”) e Concludo, Parafrasando un Adagio Popolare:” Dimmi, come parli, e ti dirò chi sei”.

Pietro Aretino, già detto Avena Gaetano

 

 


Pubblicato il 16 Marzo 2021

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