Cultura e Spettacoli

“Mio cugino Peppino” racconta la magia genuina della Valle D’Itria

“Questo film ha una forza e una crudezza che sorprende e che il cinema emergente non ha.” Così commentava il Corriere della Sera nel 2001 l’opera di Federico Rizzo, vincitore del primo premio di produzione del Festival Filmmaker Doc di Milano producendo il suo quarto film in digitale Whisky di via Nikolajevka, docu-film sui ragazzi di Baggio (quartiere della periferia di Milano) e ottenendo significativi consensi di critica. Come regista e al tempo stesso sceneggiatore, Rizzo ha realizzato circa quaranta cortometraggi iniziando la sua carriera a quindici anni: “Storia Malata”, “Offresi posto letto”, “Sguardo da uomo”, sono solo alcuni dei noti lungometraggi realizzati. Oggi ritorna nella Valle d’Itria per cantarne colori e sapori con una commedia divertente ma dalla connotazione documentaristica “Mio cugino Peppino “,girato a Martina Franca, un lavoro ricolmo di riflessioni poetiche sul bisogno nella nostra società di tornare ai valori antichi della terra e ai ritmi più umani del mondo agricolo, alla semplicità dei nostri prodotti.Un genuino cast di attori della provincia di Brindisi e Taranto è stato scelto dal pluripremiato regista.  Prodotto da Giuseppe Romanelli per Giuseppe Romanelli Film, con la fotografia di Mattia Morelli, il montaggio di Fulvio Molena, le musiche originali di Paolo Casolo, Guido Tognarini e Attilio Errico Agnello. Gli interpreti principali sono: Giuseppe Romanelli, lo stesso Rizzo, Vincenzo Martire, Gianni Pellegrino, Sigo Lorfeo, Antonio Barbero, Antonio Patisso, Giuseppe Vitale, Nadia Carbone e Vincenzo Alighieri. È la storia di un giornalista quarantenne di Milano che vive di stenti, sottopagato a 15 euro ad articolo e si nutre di prodotti preconfezionati. Un giorno riceve inaspettatamente un’eredità da parenti sconosciuti, e si reca in Puglia con l’intenzione di restarci una sola notte. L’eredità non è un granché, si tratta di una piccola quota di una cava di sassi, ma fa amicizia con un simpatico cugino che pesa 180 chili e che non parla tanto bene l’italiano, ma che a differenza sua ha un tenore di vita invidiabile, dovuto alla sua insaziabile voglia di lavorare divertendosi: difatti fa il vivaista, possiede un agriturismo dove si mangia meravigliosamente e organizza sfilate di moda in giro per tutta la regione. Il giornalista sopraffatto da tutto questo inaspettato benessere, e dal senso della riscoperta di valori autentici, con neanche i soldi in tasca per potersi pagare il biglietto di ritorno, decide di godersi il momento propizio e si abbandona a mangiate monumentali e bevute dionisiache, inoltre per deformazione professionale fa delle gran chiacchierate con la gente del posto, in particolare con gli agricoltori. Come se non bastasse fa amicizia con ragazze bellissime e le interroga sui loro sogni. Alla fine inizia a maturare l’idea di trasferirsi definitivamente in Puglia, e magari trovare anche l’amore. Le ambientazioni poetiche della Valle D’Itria unite alla capacità di mettersi in gioco degli interpreti principali regalano un contributo originale alla nostra terra, un film importante per la una capacità d’introspezione che fa riflettere.

Rossella Cea


Pubblicato il 24 Dicembre 2021

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