Cultura e Spettacoli

Mirabal, suono di resistenza

A differenza del Bene, il Male ama rinnovarsi, adattare il volto alle contingenze. Si raffina l’arte della tensione, della guerra, del colonialismo, del saccheggio del pianeta, dello sfruttamento dei lavoratori… Anche la Tirannia si è rifatto il trucco. I tempi delle censure, delle prigioni-sepolcro, dei desaparecidos, degli aguzzini e di schiere di agenti segreti e informatori vanno allontanandosi. Satelliti, microspie, il controllo capillare sul Web e i messaggi subliminali stanno facendo risparmiare tempo e denaro ai sorridenti dittatori dell’era globale. E in avvenire il progresso tecnologico promette una prevenzione della dissidenza tale da assicurare il più facile consenso. Sicché sanno già di passato remoto cose come i sequestri di persona, gli interrogatori con un faro puntato negli occhi, il sonno impedito, i pedinamenti, le minacce per telefono e altre grezze modalità tiranniche. Anche da questo punto di vista, l’avvenire mette ansia. Tanto ci veniva in mente sabato scorso all’Abeliano, dove per la stagione di Teatri di Bari era in cartellone  ‘Farfalle’ (compagnia Animalenta). Scritto da Ilaria Cangialosi e dalla stessa interpretato insieme a Sara Bevilacqua, Arianna Gambaccini e Angela Iurilli, ‘Farfalle’ racconta con calore straziante l’epopea delle sorelle Mirabal, tre coraggiose dissidenti dei giorni in cui la Repubblica Dominicana era sotto il tallone di ferro del generale Rafael Leonida Trujillio. Il sacrificio di queste meravigliose ‘mariposas’, cioè farfalle, parola d’ordine di quel movimento di resistenza, valse a mettere fine ad un regime sanguinario durato dal 1930 al 1960, uno tra i più efferati della storia dell’America latina, responsabile della morte di oltre cinquantamila persone, trentamila delle quali erano haitiani, vittime di una inumana politica xenofoba. Il pensiero della leggerezza delle farfalle torna toccante in questi giorni d’incerta primavera e per di più ridosso della data (Pasqua) che più di tutte profuma di speranza e rigenerazione. Scritto con mano calda, il lavoro della Cangialosi ha ribadito il forte colore evocativo già apprezzato tre anni fa in occasione del debutto. Un lavoro senza fronzoli, che va dritto allo scopo, che si mantiene sobrio sia quando sprizza felicità, sia quando effonde disperazione. Uno di quei lavori che mettono alla corda chi va in scena e non tanto per la ricchezza del movimento scenico, quanto per la densità del tema e della scrittura. Al termine, al momento del saluto al pubblico, le brave interpreti apparivano stremate, commosse, incapaci di sorridere. Non poteva essere diversamente.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 18 Aprile 2019

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio