Cultura e Spettacoli

Miscellanea di fatti e di notizie

Abbiamo Deciso di Comporre il presente Scritto, Facendo Tesoro di Idee, di fatti, di notizie, non secondo un ordine preciso, sebbene, come le Idee Ci frullano in Mente o come sono Focalizzati dal nostro Sguardo i fatti, le notizie, raccontati dai vari media, a nostra disposizione, o, addirittura, secondo la scaturigine da essi di altre Idee, di altri fatti, di altre notizie, quasi, con freudiana associazione. Ebbene, da “Rai News 24” Percepiamo con rammarico codesto titolo: ”Corredo scolastico più caro: +2,24 rispetto al 2012”. “Statim”, Cerchiamo d’ InformarCI in cosa consista, che abbia una qualche appartenenza o pertinenza con la Serietà della Scuola, dello Studio, della Preparazione Culturale, della Crescita Umana, codesto corredo scolastico. Con scandalo (dal momento che i media in tutti gli istanti della giornata CI rompono i maroni sulla crisi economica, sulle fabbriche che chiudono o delocalizzano la produzione, ad esempio, in polonia, lasciando a casa migliaia di operai, lasciando nell’indigenza altrettante migliaia di famiglie, che si troverebbero in difficoltà da molti anni, ad ogni inizio delle lezioni(?????????), a far fronte alle Autentiche Esigenze di Studio dei loro fantolini o fantoli, se essi andassero a Scuola solo per Acquisire delle Competenze, Abilità e, soprattutto, per Impadronirsi di quell’ ”Humanitas”, senza la quale una Comunità, piccola o grande Essa sia, non Progredisce), dal momento che la scuola italiettina è fruita (per la carta straccia di un diplomino o maturitanina dequalificati) da ragazzini e ragazzini provenienti dalle classi popolari (piccola borghesia, operai  piccolo – borghesizzati, sia pure a spasso) abbiamo Appreso che gli aumenti maggiori del corredo scolastico riguardano, in particolare modo, ”i prezzi di zaini, astucci pieni, borse a tracolla (sempre più di moda tra i ragazzi, specialmente, delle superiori), rimangono pressoché invariati i prezzi di matite, quadernoni e quaderni”. Nell’apprendere siffatti misfatti diseducativi, in quanto s’inocula nella cervice dei futuri servi che la scuola sia fatta di cose o che, nella lontanissima evenienza essa si faccia trasmettitrice di qualche competenza pluridisciplinare, codesta in futuro debba servire per comperare cose, non messa a disposizione dei singoli, per quanto sia nelle possibilità di essi, non  per cambiare (utopia che gli uomini, nati da un cazzo cieco e da una la vagina consenziente ad accoglierlo, secondo Plutarco, non potranno, giammai, realizzare), quanto meno per migliorare (il “Calculemus” di Leibniz) il mondo, abbiamo, immantinente, rivolto il nostro Pensiero al Divino Orazio. Il Quale Nacque l’8 dicembre del 65 a.c. a “venusia”, vecchia colonia romana situata tra l’apulia e la lucania, sulla via appia. Oggi, venosa (NOI nell’anno scolastico 1980 – 81 abbiamo fatto una tappa della nostra sofferta carriera scolastica nel liceo classico ”Q. Orazio Flacco” di codesto borgo selvaggio. Vogliamo assicurare i nostri 25 Lettori che, dal tempo di Orazio sino ai giorni in cui NOI abbiamo svernato e “primaverizzato” nella sua indegna patria, niente era cambiato dal punto di vista del costume e dei rapporti sociali,  piccoloborghesemente, sociali: figli di pizzicagnoli semiarricchiti, di medici condotti, di sottufficiali della varie armi, la medesima mezzaumanità di cui Parlerà Orazio nei suoi Cenni Autobiografici) fa parte della provincia di potenza. Suo padre era un liberto: piccolo proprietario terriero, Fece dell’Educazione del Figlio, lo Scopo Principale della sua Vita. Non Volle mandarlo alla scuola locale che frequentavano, gonfi di boria fanciullesca, i figli degli ufficiali di guarnigione, ma lo condusse a roma per farlo istruire dai migliori maestri: “noluit in Flavi ludum me mittere, magni /quo pueri magnis e centurionibus orti, /laevo suspensi loculos tabulamque lacerto, ibant…” (“Non  mi volle portare nella scuola /di Flavio, dove andavano con borse /e tavolette appese su la spalla /sinistra i gran rampolli di quei grandi /centurioni…” Satire I  6, 72 sgg.). A roma il Maestro di Orazio fu il “Plagosus” (placos o plachius, si dice a bitonto di persona mai contenta, polemica, diffidente e pronta a dirsi vittima dei brogli altrui, pronta, anche, a venire alle mani con il prossimo), manesco Orbilio (ma il Saggio Padre di Orazio, come i Padri “temporis acti”, a differenza di quelli di oggi, spinti dalle matriarche, nonnnine, giammai, lo minacciò di adire alle magistratura penale per i suoi virili metodi educativi. A questo punto CI Sovviene una “Bustina”, sull’ ”Espresso” Pubblicata, in cui Umberto Eco Rimembra il Rigore, la Serietà, le Difficoltà degli Esami di Stato Presessantottini, per Superare i quali bisognava Dimostrare alle Gentiliane Commissioni Esaminatrici di Conoscere a Menadito i Programmi degli ultimi tre anni di tutte le Discipline Curricolari, sì che qualsiasi Studente Conquistava la Maturità o il Diploma, nella sessione estiva o autunnale, con le metaforiche ossa rotte, ma con il Carattere Rafforzato dalle “Erculee Fatiche”), troppo Entusiasta dell’ ”Odissea” di Livio Andronico. Forse, a venosa Orazio avrebbe trovato insegnanti, eccessivamente, appiattiti sulle miserabili esigenze pseudculturali, senza voler generalizzare, dei militari gonfiati dalle divise che indossavano, dai figli imitati nel “look” che era, comunque, una divisa in quanto, esibito in ciurma, in branco, caratterizzava il loro “status” civile di figli di gente che mangiava il pane della repubblica. E, forse, i docenti venosini sarebbero stati, atterriti da militari dall’enfiato aspetto, ma “sine cerebro”, troppo rassegnati alla pigrizia normale degli imberbi, se non trovano educatori (Genitori e Maestri) poco rassegnati al destino, ad essi riservato, di ignoranti e, quindi, di schiavi dei prepotenti. La Cultura ci Fa Liberi e, anche, noi volendolo, ci impedisce di essere sudditi dell’altrui volere. Ecco cosa Significa che il padre di Orazio Fece dell’Educazione Umanistica, ché più Umani ci Rende, del Figlio, non del diploma per il figlio (Quante volte abbiamo sentito con sommo rincrescimento da madri – donnacce e da padri quaquaraqua: “Perché mio figlio si procuri il o un pezzo di carta mi venderei i capelli, purché nella scuola che ha scelto non si studi molto”. Tanti di quei figli, poi, con quel pezzo di carta stanno, ancora, tentando, invano, di pulirsi il culo, o, visti vani i precedenti tentativi, hanno preferito andare a morire in afghanistan o morire di noia davanti a un pc e su “facebook”, da mane a sera,, coatti cibernetici, a inventarsi una serie di, linguisticamente, scorrette “stercate”, sì che vien voglia di loro consigliare di restituire all’agricoltura quelle loro braccia, inutilmente, ad essa sottratte, distolte o rubate) la teleologia precipua della sua Vita. Si assiste in questi giorni a surreali spettacoli ridicoli: code di mammine e papini nelle librerie o nei depositi delle case editrici di libri scolastici. Tutti ansiosi, con l’elenco dei libri di testo dei loro procreati, di dissanguare  i loro scarni bilanci di piccolo-borghesi per acquistare libroni che alla fine dell’anno scolastico risulteranno, non appariranno, intonsi. Certamente, saranno accontentati: i figli saranno ammessi al classe prossima, senza aprire bocca, ché senza aprire, senza, almeno, sfogliare i libroni costati fior di euro. Anche perché, cosa che, diuturnamente, abbiamo gridato, nella scuola italiettina non Si Fa più Scuola; nella scuola italiettina si fa il parascolastico, cioè ciò che dovrebbe affiancare Quanto della Scuola è Proprio, per non dire che, ad esempio, nei 5 anni di scuola superiore (????) se si riescono, per cause varie, a racimolare per ciascuno studente (???????????) qualche mese di lezioni è già troppo. Ecco la spiegazione della “intonsità” dei libri di testo alla fine di ogni anno scolastico. Il paradosso è, purtroppo, che meno si fa lezione, più aumenta il pondo di essi!  Eppure, i genitori postsessantottini non si sentono cornuti, né mazziati: a loro sta bene l’intatta pesantezza dei libri di testo dei loro figli: tanto poco vuol dire che le virginali energie di essi saranno state  spese in favore di una libido, precocemente, espansa, non nello Studio, assolutamente, superfluo, oggi, per raccattare il o “un pezzo di carta”. I i3 anni di scuola, ripartiti nella scuola primaria, nella secondaria di primo grado, nella secondaria di secondo grado, servono ad ogni soggetto, che, poi, ambisca a quelli che furono gli Studi Superiori Universitari, a Costituire lo Sfondo Generale Pluriculturale, caratteristico dell’Uomo Totale Rinascimentale, sia pure “in nuce”, in cui Incastonare le Competenze Specialistiche che la  Facoltà Universitaria Scelta dovrebbe allo Studente Fornire. Oggi, si arriva all’università con la mente, con l’animo azzerati, mancanti di ogni Vivacità Culturale e, soprattutto, privi i futuri laureati di quella Eticità che Deriva dalla Dimestichezza Ininterrotta con la Parola dei Grandi Poeti,  Filosofi, su cui il Futuro Professionista Costruisce la sua Deontologia Professionale. Anche, i migliori professionisti italiettini, come i migliori scienziati degli “states”, sanno tutto dei “bottoni”, ma non sanno niente del cappotto su cui i bottoni si applicano. Sanno, ad esempio, fare un trapianto di cellule staminali per debellare la leucemia in un bambino, ma non conoscono il millenario Percorso Culturale, Umanistico, Filosofico che ha Portato l’Uomo a Debellare un male, prima, incurabile. Conoscono le tecniche terapeutiche, medicali, chirurgiche, ma non conoscono il Travaglio Intellettuale che Fa da Sfondo al progresso tecnologico, prassi di ogni Teoria Scientifica. Non solo l’università di bari, urbino, messina dovrebbero chiudere (“fabbriche d’illusioni”, le ha definite il presidente della regione abruzzo), ma tutta l’università italiana dovrebbe essere ripensata, rifondata, sfrondata di quella demagogia sessantottina che ha fatto di essa un “laureaificio”, non un’Istituzione di Studi  Superiori e di Ricerca nella quale dovrebbero avere accesso Studenti dagli Interessi Totali, Selezionati nei tredici anni di scuola primaria, secondaria, da esse con Rigore Formati nel Carattere e nell’Agilità Mentale e Intellettuale. Le illusioni indotte dal “pezzo di carta” si scontano vivendo le frustrazioni, le umiliazioni del futuro! Parlavamo, prima, di demagogia: il napolitano non si smentisce, giammai, come non si smentisce il bergoglio con il suo infecondo, becero populismo, folclorico che, però, non emoziona, non convince, non “porta fieno” in termini di crescita numerica dei cattolici sul pianeta, Ebbene, il napolitano è, sempre, pronto a compiacersi, come è pronto a compiangere i morti, specie, quelli che hanno trovato il loro olocausto in afghanistan. Infatti per napolitano ci sono i popoli figli (che abitano territori ricchi di ogni ben di dio, dal punto di vista delle materie prime, appetite dalle lobby statunitensi che determinano gli indirizzi di politica estera e militare, ai quali noi italiettini, da italiettini guidati, dobbiamo uniformarci) e popoli figliastri che abitano territori non strategici dal punto di vista delle ricchezze del loro sottosuolo e dal punto di vista militare. Per cui, secondo napolitano, in afghanistan si può, si deve morire (le motivazioni guerrafondaie vere mascherate da rozza retorica che enfatizza i rachitici valori della democrazia delle democrazie formali non sostanziali dell’occidente), mentre della siria si deve tacere finché ce lo impone l’obama (come rende, umanamente, regressivi il potere, ammesso che l’omino, nel potere intrigato, sia stato umano prima dell’incardinamento in esso! Dall’ omino, temporaneamente, più potente del mondo, a qualche sindacuccio che abbiamo conosciuto o di cui sentiamo parlare, senza conoscerlo, che nei fatti valgono quanto i due di coppe delle carte napoletane, un Onesto Cittadino non può aspettarSI un chiarimento, una risposta scritta a diverse sue “Epistole” ad essi inviate, La regola millenaria è: conto solo io, ras, piccolo o grande, di destra o di sinistra, cristiano (????) o mussulmano e la mia corte; gli altri, fuori della corte, devono presumersi “scortesi” e, quindi, devono rassegnarsi a subire le decisioni, non di rado, capotiche, lo riconosciamo, che prendiamo) che si sta rivelando, pur afroamericano, il contrario di ciò che Malcom x Sognava se un Afroamericano fosse arrivato alla “casa bianca”. Non ha chiuso “guantanamo”; ha tollerato che la quasi totalità degli americani, non solo essi, fossero e siano spiati. Il machiavello non è nuovo: si crea il nemico, si permette che il nemico, ad arte creato, attacchi, poi, si fa finta di prevenire un nuovo attacco, sospendendo i diritti fondamentali del cittadino, costituzionalmente, riconosciuti e sanciti: uno per tutti la “privacy”. Ora l’obama sta pensando di assalire, militarmente, la siria, facendo finta di invocare il “non obstat” dell’”onu”. Molto probabilmente, i suoi generali gli avranno consigliato una proditoria azione per smaltire un po’ di materiale bellico all’uranio impoverito (quello che fu usato in kossovo e in serbia, che ha causato la morte di molti nostri militi, inviati dal sinistro d’alema al seguito dei “marines” statunitensi, come i cani di s.rocco), così i poveri siriani moriranno di “gas nervino”, condito con l’’uranio impoverito. Di cosa, appunto, s’è compiaciuto il napolitano con il solito telegramma? Del fatto che alcuni bagnanti di pachino, un borgo marinaro in provincia di siracusa, si siano adoperati a portare a riva un centinaio di migranti che erano colà arrivati su un malridotto barcone. Una Domanda è per NOI un obbligo: ”O napolitano vi compiacete che un centinaio di migranti arrivino sani e salvi sulle spiagge italiettine, per, poi, zittire che essi siano ammanettati dalla polizia e portati a tempo indeterminato in quei “lager” di fatto che sono i “Centri di accoglienza e di identificazione” e lì lasciati poltrire nel degrado inimmaginabile e, anche, morire ?”. E il bergoglio, invece, di gettare una corona di fiori nel mare, che tante vite ha inghiottito nei suoi fondali, ché non ha gettato un grido in faccia al napolitano “and company”, per rinfacciare loro che simili atrocità nei confronti di Uomini, che fuggono dalla fame, dalla miseria, dalle guerre fratricide, non devono essere più perpetrate ? Abbiamo 75 anni, ci resta poco da Vivere, fortunatamente, ma non vogliamo Entrare a Far Parte, finalmente, del Lucreziano, Foscoliano Ciclo Eterno di Trasformazione della Materia, lasciando l’italietta da 20 anni, ancora, ferma per o sulle miserie di berlusconi. Codesto “cicero pro domo sua”, infaticabile, astuto ha fondato il “pdl”, il partito delle libertà “sue”, sganciate da ogni Responsabilità Etica nei confronti del Bene Comune e degli Interessi Generali, che sono quelle dei peggiori despoti. Non ci sono le libertà, c’è, invece, la Libertà, dalla Verità Indirizzata all’Uomo per l’Uomo, per cui chi la Venera non può dire che 2+2=5, come egli ha fatto in 20 anni, facendo tesoro delle tecniche di comunicazione della pubblicità che in una frase, grammaticalmente, sintatticamente, formalmente, corretta, infila per gli allocchi una tranvata di “stronzate” menzognere.

Pietro Aretino, già detto Avena Gaetano

pietroaretino38@alice.it          


Pubblicato il 27 Agosto 2013

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