Cronaca

Mistero vaccini: negato l’elenco dei vaccinati…e perché mai?

Ombre, retroscena e sospetti sul piano vaccinale in Puglia, col dubbio già paventato da politici e amministratori locali che non siano stati pochi quelli che hanno ‘beneficiato’ del vaccino senza attendere il proprio turno stabilito, appunto, da piani vaccinali decisi su scala nazionale e regionale. Proprio per dissipare ombre e dubbi dopo lo scandalo denunciato da alcuni politici del partito democratico di vari favoritismi per immunizzare amici e parenti, il presidente della commissione Bilancio della Regione Puglia, Fabiano Amati (anche lui del Pd), ha provveduto nei giorni scorsi a chiedere “al dirigente regionale della sezione competente l’elenco dei cittadini vaccinati per verificare eventuali abusi”. Ma, come spiega piuttosto risentito lo stesso Amati, “a tutt’oggi” non ha ricevuto “nessuna risposta”. Eppure nel piano vaccinale, lo sanno tutti, si dava priorità ai servizi essenziali e alle categorie di lavoratori a contatto con il pubblico, tenendo in considerazione le categorie produttive più esposte e quelle che forniscono servizi essenziali per la comunità. E allora, quali segreti si devono difendere? In primo piano tutte le attività in contatto diretto col pubblico e che, proprio per questo, soprattutto nella cosiddetta “Fase 1” della pandemia, sono state individuate come a più elevato rischio di sviluppare contagi: prevedere la priorità nell’accesso ai vaccini è stata un’operazione di buon senso non soltanto per la protezione degli operatori ma anche nell’interesse dell’utenza, hanno detto e ripetuto anche le autorità che ora si chiudono a riccio dinanzi alle richieste di chiarimenti. In Puglia il piano regionale per le vaccinazioni anti-covid è andato avanti tra stop e rallentamenti, tanto che si ritrova ancora agli ultimi posti tra le regioni in prima linea a combattere la pandemia in atto. In primo piano, dunque, la mancata comunicazione ai pugliesi, senza dare troppe risposte ai cittadini, preoccupati anche dallo slittamento della seconda fase della campagna di vaccinazioni. E così, di questo passo, comunque, entro il mese di marzo si riuscirà a stento a vaccinare gli ultra-ottantenni e alcuni settori maggiormente esposti al virus che sono in lista di priorità per la fase 2 della campagna, senza tenere in conto furbetti e ‘saltafila’. E soprattutto senza tenere conto gli strani silenzi dei servizi regionali, tanto da far temere al consigliere ed ex assessore che si “vogliano occultare gli eventuali abusi”. Amati sottolinea che in questa maniera si stanno “violando le mie prerogative” e per questo ha “scritto alla presidente del Consiglio regionale, per ottenere l’immediata tutela della funzione di consigliere”. Per Amati, si sta “contravvenendo alla disciplina dell’accesso agli atti dei Consiglieri regionali”. “Si evocano peraltro – aggiunge – ipotesi di diniego fondati sulla tutela dei dati anagrafici e sanitari o richiamando giurisprudenza sul divieto d’accesso generalizzato, oppure paventando rischi di confusione tra funzione legislativa e amministrativa”. “Nessuna di tali ipotesi – spiega – e’ però accordata con l’ordinamento, per tre motivi molto concreti. Il Consigliere regionale può accedere agli atti dell’amministrazione indicati specificamente, senza alcuna limitazione, e a esso si intendono estesi tutti gli obblighi sul trattamento dei dati, compreso quello di segretezza; non e’ possibile opporre l’argomento della tutela dei dati anagrafici e sanitari, perche’ la richiesta di accesso e’ in questo caso proprio fondata sulla verifica dei presupposti per la vaccinazione e cioè le coorti d’età e di categorie, sicchè la vaccinazione di un non avente diritto per eta’ o categoria comporterebbe la lesione di un diritto o interesse altrui, impugnabile dinanzi al giudice”. Inoltre, prosegue, “la richiesta e’ specifica e nient’affatto generalizzata (tale sarebbe stata la richiesta della password d’accesso) per cui non e’ possibile individuare, nemmeno per ipotesi, la supposta confusione tra funzione esecutiva-amministrativa e legislativa-controllo politico”. Ma sfaldare il muro della supposta ‘privacy’, innalzata da pubblici amministratori che difendono interessi non propriamente trasparenti, è diventato difficile anche per chi esercita il sacro potere del controllo…specie se si tratta di difendere un bene come la salute pubblica.

 

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 18 Marzo 2021

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