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Montano le proteste nel partito di Berlusconi: tutti contro Vitali

Se nel Pd pugliese l’ondata di accuse e proteste interne nei confronti del segretario regionale e neo-eletto alla Camera, Marco Lacarra, è stata momentaneamente stoppata dall’intervento dal segretario nazionale reggente, Maurizio Martina, che ha dato ordine di silenziare in tutte le regioni le polemiche interne al partito e, conseguentemente, congelare qualsiasi cambiamento dei vertici in carica, in Forza Italia la rivolta locale nei confronti del coordinatore regionale del partito e neo senatore, Luigi Vitali, avanza senza freni in tutte e sei le province pugliesi. Infatti, le insoddisfazioni per come e’ stata gestita l’appena conclusa campagna elettorale per Camera e Senato ed il non brillante risultato elettorale di Fi in Puglia si stanno trasformando in stanno trasformando in una sorta di rivolta “anti-Vitali”, i cui sintomi sono arrivati anche ad Arcore, dove – secondo qualche bene informato – le richieste di azzeramento del vertice pugliese del partito Azzurro, giunte sul tavolo di Silvio Berlusconi, ormai non si contano. Le accuse a Vitali da quasi tutti i dirigenti di Forza Italia delle sei province pugliesi sono innanzitutto di aver gestito la recente tornata elettorale in solitudine, trascurando i territori e badando esclusivamente a come collocare nelle liste dell’uninominale e del plurinominale i propri candidati. Il resto l’hanno fatto le scelte alate dall’alto, che in Puglia hanno determinato l’elezione di due esponenti forzisti esterni dei nove eletti in totale, tra Camera (6) e Senato (3). L’ultimo, in ordine di tempo, a stilare una lista di accuse nei confronti di Vitali è stato il segretario forzista della provincia di Lecce, Paride Mazzotta, che, dopo la debacle elettorale, ha ingaggiato un vero e proprio scontro politico con Vitali, a seguito di alcune esternazioni di quest’ultimo contro chi lo ha messo sottoaccusa per gli insuccessi elettorali di Forza Italia in Puglia. “Bisogna riconoscere al neo senatore Luigi Vitali un grande merito” – ha dichiarato Mazzotta con evidente ironia in una nota con tanto di carta intestata della sede leccese di Forza Italia ed il logo del partito. E, proseguendo, ha spiegato: “Mistificare la realtà dei fatti, accampare le più becere scuse e tentare di scaricare su altri il proprio fallimento politico richiede, infatti, un notevole coraggio”.  Quel “coraggio” che – secondo il coordinatore leccese di Fi – “Vitali ha dimostrato all’indomani delle elezioni politiche dello scorso 4 marzo davanti all’inequivocabile debacle di Forza Italia in Puglia”, scaricando evidentemente su altri responsabilità che – sempre a detta di Mazzotta – sarebbero esclusivamente sue. Infatti, nella nota del coordinatore forzista della provincia di Lecce si accenna ad “errori macroscopici nella compilazione delle liste a cui lo stesso Vitali ha proceduto in maniera univoca e unilaterale, senza avere l’umiltà e la capacità di ascoltare i territori, raccoglierne le istanze pressanti e trasporle in opportune candidature”. Un “coraggio” che – ha incalzato Mazzotta nella nota – il responsabile pugliese di Fi avrebbe dimostrato anche nel venir meno alla parola data prima del voto ed anche nel mistificare la incontestabile realtà dei dati elettorali diffusi dal Viminale. Infatti, tra le altre, ha commentato Mazzotta nella nota: “sino a qualche ora prima della competizione elettorale Vitali giurava che se il partito non avesse raggiunto almeno il 20% dei consensi in Puglia lui stesso si sarebbe dimesso”. Quando, invece, i fatti e, soprattutto, i “numeri” delle urne hanno confermato per Fi in Puglia una percentuale inferiore al 20%, Vitali – sempre a detta di Mazzotta – avrebbe “tentato di mistificare la realtà, sbandierando percentuali mai raggiunte e smentite a stretto giro dai dati ufficiali diffusi dal Ministero dell’Interno”. “Dati che – ha commentato il responsabile leccese del partito di Berlusconi – hanno certificato un vero e proprio disastro cristallizzato da una sua personale sconfitta nel collegio uninominale, nonostante i sondaggi lo dessero in vantaggio di 10% percentuali”. E, quindi, un calo vertiginoso di consensi per il centrodestra in quel collegio che, secondo Mazzotta, si sarebbe registrato dopo la  discesa in campo di Vitali, traducendosi in una sonora sconfitta personale del responsabile pugliese di Fi proprio nella sua città, ossia Francavilla. Ma le accuse a Vitali da parte del coordinatore di Lecce del partito non si fermano solo alle ultime politiche, perché nella nota sono tirati in ballo anche i dati di Fi delle regionali del 2015 e delle comunali dello scorso anno al Comune di Lecce e quelli di Brindisi, che è anche la provincia di appartenenza del responsabile pugliese di Fi. Insomma, il malcontento interno a Fi nei confronti di Vitali, dopo il 4 marzo scorso, è esploso in maniera esponenziale in tutte le sei provincie pugliesi, che ora lo additano quasi come colui che è stato causa di tutti i mali del partito in Puglia. Ma è realmente così? Difficile pensare che in un partito colpe e meriti possano stare unicamente da una sola parte, perché quasi sempre le ragioni di una sconfitta o vittoria elettorale sono di natura diversa e collettive. E, quindi, anche in questo specifico caso la situazione potrebbe essere questa. Solo che, come accade spesso in politica, serve un capro espiatorio ed un “para-fulmine” su cui scaricare le tensioni interne, per cui anche Vitali potrebbe essere a breve destinato, Berlusconi permettendo, a non sfuggire alla prassi.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 21 Marzo 2018

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