Cultura e Spettacoli

Monte Sant’Angelo superstar:grazie all’Unesco e a Roccotelli

Monte Sant’Angelo superstar. E ne ha buon motivo il paese garganico che ospita il santuario di San Michele Arcangelo per sfoggiare, con tutta fierezza, l’ambito  riconoscimento dell’Unesco, che di recente lo ha inserito quale patrimonio mondiale da salvare. In tale circostanza s’inserisce la mostra di Michele Roccotelli dal titolo “La Montagna e l’Angelo”, che sarà inaugurata oggi, 2 luglio, nel Palace Hotel di Monte Sant’Angelo. Una mostra che attesta l’impegno e la valentia di un maestro del colore nel rendere omaggio al più tenace combattente dei demoni, l’arcangelo Michele.Sì, bisogna riconoscerlo. Era davvero difficile dare sembianze umane agli Angeli, ma il “basilisco della Murgia”, come viene definito il pittore di Minervino Murge, ce l’ha messa tutta per superare l’ostacolo e ritrarre sulla tela il più sfuggente dei messaggeri celesti, di cui porta il nome.Come noto, il culto dell’Arcangelo nel Gargano risale alla seconda metà  del V secolo, un culto che prende il via da un evento prodigioso, l’apparizione di San Michele al vescovo sipontino Lorenzo Maiorano, nel 490; un evento riguardante un toro smarrito sulle pendici della “Montagna Sacra” e poi ritrovato nei pressi di una grotta. E proprio questa grotta diviene una delle tappe obbligate della cristianità medievale, ossia un itinerario di fede insieme a Gerusalemme, Roma e Santiago de Compostela.Rompendo ogni indugio, Michele Roccotelli ha messo mano alla sua tavolozza per esternare, in tutta la sua virulenza cromatica, quello che gli urge dentro. In che modo? Con i suoi colori, colori che seducono l’inclito e l’incolto. Di qui la  singolare interpretazione pittorica degli eventi prodigiosi che si verificarono sulla “Montagna Sacra”. Un’interpretazione che vuole essere anche un itinerario di fede grazie all’apporto di paesaggi dall’aplomb mediterraneo.Ovviamente i riflettori sono incentrati sul Gargano, un paesaggio aspro, brullo e selvaggio, punteggiato da gravine, anfratti e voragini che preludono alla sacra spelonca. Una spelonca che è riuscita a conquistare, grazie all’Unesco, un posto di primo piano nei siti mondiali da salvare. Il catalogo della mostra è firmato da Giovanni Granatiero, Giorgio Otranto e Vinicio Coppola.  (Fm)


Pubblicato il 2 Luglio 2011

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