Cultura e Spettacoli

Monte Scotano: panorama doppio

Malgrado l’assenza di vette elevate (il monte più alto è il Cornacchia che nel Sub Appennino Dauno svetta a 1151 metri), la Puglia è ricca di rilievi dalla cui cima lo sguardo può spaziare per decine di chilometri. A sorpresa, da noi il sito più interessante da questo punto di vista è solo un colle : Monte Scotano, che arriva a quota 340 metri, ma altre fonti dicono 326… Fa un po’ sorridere il fatto che da noi – forse perché siamo a corto di montagne degne di questo nome – si fa presto ad insignire del titolo di ‘Monte’ qualunque altura si distingua dalle altre per ragioni storiche o morfologiche. Monte Scotano sorge in provincia di Brindisi, tra Villa Castelli e Ceglie Messapica. Fa parte dell’estremo lembo delle  Murge meridionali, quelle alture che si arrestano dinanzi alla Soglia Messapica, la  depressione carsica che divide due sub-regioni pugliesi, la Valle d’Itria e l’Alto Salento. Cos’ha di speciale Monte Scotano? E’ il solo sito dalla cui vetta è possibile scorgere sia l’Adriatico che il Salento, condizioni climatiche permettendo. Scarsamente antropizzato (sulle sue pendici sorgono le frazioni di Abate Carlo Monte Scotano del comune di Villa Castelli e la frazione di Facciasquata del comune di Ceglie Messapica sul crinale orientale), Monte Scotano presenta larghi tratti di natura incontaminata. Ciò offre rifugio ad una ricca fauna, caratterizzata dalla presenza di lepri, volpi, ricci, pettirossi, falchi e diversi rapaci notturni (civetta, gufo, assiolo e barbagianni), mentre la flora si compone di tratti di bosco e di macchia mediterranea dove cresce il fungo cardoncello. Il territorio di Monte Scotano, cui corrisponde l’omonima contrada, si distingue anche per la presenza di trulli, cappelle votive, specchie e grotte carsiche. Quanto alle specchie, la maggiore è quella di Facciasquata, che raggiunge i dieci metri di diametro. Delle grotte, meritano attenzione quella di Montescotano e quella di Facciasquata. La prima consiste in due cavità collegate da un cunicolo ; il ritrovamento al suo interno di numerose lucerne, molte della quali intatte, fa pensare che la grotta sia stata utilizzata come luogo di culto prima messapico e poi romano. tra il II sec. a.C. e il II sec. d.C. (a circa 400 metri a sud ovest della grotta sono stati rinvenuti resti di un insediamento romano del IV secolo d.C.). Anche nella grotta di Facciasquata  sono stati rinvenuti reperti : essi testimoniano la frequentazione del sito dal neolitico all’età del bronzo e fanno pure ipotizzare che lo stesso fungesse da rifugio in epoca alto-medievale.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 20 Novembre 2018

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