Cultura e Spettacoli

Morente il comandante del Puglia salutò l’equipaggio

All’interno del Parco del Vittoriale, tra il Mausoleo e il lago, trova posto un monumento curioso, la prua della nave Puglia, una torpediniera della classe Ariete che aveva prestato servizio durante la Grande Guerra. Destinata al disarmo nel 1923, l’unità venne donata a Gabriele D’Annunzio su richiesta dello stesso. Il Vate aveva ragione di essere affezionato a quel rudere, del quale tre anni prima all’epoca dei disordini di Spalato del 1920 era stato comandante un suo grande amico, il Comandante Tommaso Gulli (caduto in quei giorni tumultuosi). Ma cosa accadde di così eclatante nel porto croato novantuno anni fa? All’indomani della fine della prima guerra mondiale la comunità italiana di Spalato si trovava a pagare il prezzo dell’antagonismo tra il governo italiano e quello jugoslavo. La tensione toccò l’apice il 10 luglio. Quel giorno il Capitano serbo Lovric, acerrimo oppositore delle mire italiane sull’Adriatico orientale, aveva pronunciato in un teatro della città una conferenza dal titolo ‘L’eterno nemico’. All’uscita, eccitata, la folla si sparpagliò minacciosamente in cerca di italiani. Individuò due ufficiali della nave Puglia, da una settimana alla fonda nel porto, ma essi asserragliandosi dentro un Gabinetto Di Lettura scansarono il linciaggio. Nel frattempo un marinaio del Puglia in libera uscita, vista una donna sventolare una bandiera jugoslava in una casa vicino al molo, aveva raggiunto la finestra e si era impadronito del drappo, portandolo poi a bordo come un trofeo. Al diffondersi della notizia, si scatenò l’ira dell’intera popolazione croata. Recuperata la bandiera, il comandante Gulli diede ordine a due tenenti di vascello di consegnarla alla nave comando delle truppe americane presso il molo San Pietro e, ritenendo chiusa la questione, inviò un motoscafo col tenente di vascello Gallo al Molo Veneto, con l’incarico di riportare a bordo gli ufficiali chiusi nel Gabinetto di Lettura. In caso di difficoltà la consegna era di sparare razzi illuminanti. Gallo partì, ma poi, impossibilitato ad attraccare a causa della folla accalcatasi sul molo e bersagliato da colpi d’arma da fuoco, decise di lanciare i razzi. Gulli ed altri uomini, allora, presero posto a bordo di un mas e si diressero a riva. A questo punto le versioni divergono. Gli Jugoslavi affermarono che dal Mas avevano sparato uccidendo un uomo (tale Matej Mis) e che solo dopo si era risposto al fuoco. La versione italiana dice esattamente il contrario. Di sicuro il mas fu oggetto di un pesante attacco. Un bomba a mano squarciò il fianco del motorista Aldo Rossi, ferì il cannoniere Pavone ed altri marinai, mentre un colpo di fucile trapassava al ventre il comandante Gulli. Benché gravemente ferito, il comandante trovò la forza di ordinare il ritorno sul Puglia. All’arrivo del mas l’equipaggio, furibondo, si stava preparando a cannoneggiare la città (il Puglia era armato con 4 pezzi da 152/32…) ; il provvidenziale e fermo intervento di un ufficiale evitò la tragedia. Essendo l’ufficiale medico del Puglia asserragliato nel Gabinetto di lettura, il prominente italiano di Spalato Doimo Caraman (o Karaman)  convinse il chirurgo Jakša Ra?i? a curare il comandante Gulli. In seguito ad una prima sommaria visita a bordo si decise il trasferimento di Gulli presso la casa di cura privata di questo chirurgo, per cui con un battellino il moribondo venne portato fino al molo San Pietro e da lì, con un’automobile del contingente americano, fino all’ospedale. Secondo la testimonianza del capitano commissario Di Lauro, che accompagnò Gulli, quest’ultimo dettò un breve testamento spirituale: «Tanti abbracci ai miei. Il mio pensiero è con loro. Se muoio, muoio tranquillo perché i miei figli saranno bene educati da mia moglie. Se muoio, mando un saluto agli ufficiali e a tutti della Puglia. Io non ho assolutamente provocato nessuno, anzi sono andato io stesso per impedire provocazioni. Se vi sono dei morti non li ho sulla coscienza» Alle 02.30 del 12 luglio iniziò l’operazione, che ebbe termine alle 04.00: il comandante Gulli spirò sotto i ferri. Nella notte era morto anche il motorista Rossi.
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Pubblicato il 21 Giugno 2011

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