Cultura e Spettacoli

Morte (non accidentale) di un anarchico

Cagnano Varano gli ha dedicato prima una via, poi un Centro diurno per anziani. Ma quanti nel piccolo centro del Gargano sono al corrente di chi fu questo personaggio? Immaginiamo un grosso numero. Di questa ignoranza sarebbe colpevole la sua famiglia se è vero che alla morte dell’anarchico ne distrusse ogni documento e immagine, negando qualunque informazione sul congiunto ai tanti che da ogni parte d’Italia e dell’Europa ne facevano richiesta. Proviamo a metterci una pezza, soprattutto oggi, 183° anniversario della nascita di questo rivoluzionario. Nato bene, (suo padre, Antonio era avvocato e sua madre, Raffaella Fiorentino, aveva origini nobiliari) Carmelo Palladino fu mandato a studiare a Napoli, dove si laureò in Giurisprudenza. Non vestì mai la toga, però, distratto dal pensiero di Bakunin, l’anarchico russo che in quegli anni si era stabilito a Napoli per cercare adesioni alla Associazione Internazionale dei Lavoratori. Coinvolto nel movimento rivoluzionario, Palladino entrò in contatto, ora di persona, ora per via epistolare, con i maggiori rappresentanti del movimento rivoluzionario: Marx, Engels, Cafiero, Costa. Malatesta… Divenuto pubblicista, scrisse su numerosi giornali e opuscoli socialisti, collaborando attivamente all’istituzione di una scuola per gli operai associati all’Internazionale. Il crescente successo dell’iniziativa preoccupò talmente il Governo che il 14 agosto 1871 il Ministro dell’Interno Lanza ordinò la chiusura della scuola e il sequestro del materiale propagandistico. Il provvedimento portò anche all’arresto della maggior parte degli insegnanti, tra cui Palladino. Dalla successiva istruttoria, tuttavia, non emersero elementi incriminanti, sicché gli arrestati furono rimessi in libertà. Convinto a questo punto della necessità di allargare l’azione, Palladino abbandonò Napoli per tornare in Puglia a costituire circoli anarchici (ne fece sorgere a Foggia, Cerignola, Bovino, Cagnano Varano, Carpino e Sannicandro Garganico). Il riavvicinamento, unito all’esigenza di essere più vicino alla famiglia, determinò il definitivo rientro nel paese d’origine. A Cagnano Varano Palladino non abbandonò l’impegno politico ma poco a poco la necessità di mantenere la numerosa prole (destinata a crescere sino a otto figli) prese il sopravvento in lui orientandolo verso attività più redditizie, come l’esercizio forense per conto del Comune. Tutti perciò accolsero con grande sorpresa, nel 1878, in occasione della visita del re Umberto e della regina Margherita a Foggia, il suo arresto dietro il sospetto di “cospirazione diretta a distruggere la forma di governo eccitando i cittadini ad armarsi contro lo Stato”. Del tutto estraneo ai fatti, Palladino venne presto scarcerato. L’episodio, unito alla crescente sfiducia verso l’opportunità della militanza, segnarono prima la definitiva uscita dalla scena politica, poi le dimissioni dalla carica di Procuratore Municipale. Pare che negli ultimi anni si dedicasse all’apicoltura. Inspiegabile la sua morte, avvenuta il 19 gennaio 1896, quando uno sconosciuto lo assassinò con un colpo d’ascia vibrato alle spalle, per strada, davanti al portone di casa. Il fatto che l’assassino non sia mai stato individuato eccita sospetti e fantasie. In un paesino di pochissime anime un delitto compiuto per strada e in termini tanto ‘plateali’ non può non aver avuto testimoni. Una tardiva vendetta di sapore politico, un killer venuto da lontano ? Per quanto un esecutore armato d’ascia… E il raptus omicida di un qualche squilibrato dalla doppia personalità? Prima o poi si sarebbe saputo. Rimangono da considerare possibili ombre nel privato più profondo di quest’uomo. Di sicuro resta che il colpevole la fece franca. Ma a Cagnano Varano, qualcuno e forse più di qualcuno seppe. E tacere dovette convenirgli…

 

 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 23 Ottobre 2021

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