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Multiservizi: la giostra delle assunzioni e il mistero della nuova sede

La Befana pare essere arrivata in anticipo nella società di servizi di proprietà del Comune di Bari tra chi ha trovato lavoro a tempo determinato e soprattutto chi ha beneficiato di superminimi e livelli più alti e remunerativi. Niente di nuovo, dunque, all’interno della “Città di Bari-Multiservizi SpA”, l’azienda con centosettanta dipendenti che provvede soprattutto ai servizi di giardinaggio, potatura ed alla custodia di impianti sportivi, necropoli, mercati, tribunali ed ex circoscrizioni cittadine. In mezzo a loro, a parte i dipendenti e funzionari storici che sono stati assunti a tempo indeterminato, ce ne sono ancora alcuni precari, di quelli che venivano assunti per pochi giorni o settimane, e poi licenziati e magari successivamente riassunti, in base a criteri sempre meno chiari. E così è quasi normale che spesso, specie quando si avvicinano le competizioni elettorali, attorno alla società di Via Oberdan si scatenasse una caccia al posto che vedeva arruolati, anche solo per uno o tre mesi, dipendenti nuovi, segnalati da politici, amministratori o consiglieri d’amministrazione. Sui metodi di reclutamento del personale da parte della Bari Multiservizi SpA non sono stati in pochi a chiedere che indagasse addirittura la procura, spiegando come molti politici usino la società comunale alla stregua di un enorme serbatoio elettorale. Nel mirino dell’ente proprietario un consiglio di amministrazione che non sempre si atteneva agli indirizzi dell’ assemblea cittadina sulla stabilizzazione dei lavoratori precari. Anzi, tra il personale ingaggiato tramite le agenzie interinali, non era difficile imbattersi in calciatori che militavano nella società degli stessi consiglieri imparentati con elementi del CdA. Parecchi, dunque, i dubbi sollevati sulla gestione aziendale, compresi i mai sanati conflitti di interesse e la gestione del personale eternamente nella bufera, tanto che l’ex sindaco Emiliano fu costretto a un frettoloso commissariamento, nel 2010. Un atto servito a poco, visto che dalle stanze della società non sono mai arrivate risposte chiare sulla gestione del personale, ma anche sull’ingaggio di una quindicinali giardinieri addirittura per ventuno mesi (anche se il Giudice del Lavoro ha dato ragione all’azienda) e sull’affidamento degli incarichi professionali. Tanto che la situazione interna è tornata a incancrenirsi anche con l’ultima amministrazione, chiusa con l’affidamento a un ‘travet’ della burocrazia interna del Comune, in attesa che l’ente socio unico faccia le sue scelte sulla scorta delle più recenti normative sulle società partecipate. Fatto sta che convenzioni e incarichi non si sono mai fermati in via Oberdan e le assunzioni sono andate avanti a ruota libera: proprio in coincidenza con le tornate elettorali, che sulla Multiservizi SpA si riaccendevano puntualmente i riflettori. Tanto da far gridare allo scandalo tutto il centrodestra in Consiglio Comunale, quando fu approvato il bando per altre selezioni di personale, prima delle ultime elezioni amministrative. Prima di lasciare il timone aziendale, il presidente-avvocato Giacomo Olivieri ha distribuito una lunga serie di riconoscimenti al personale, con dipendenti che in pochissimi mesi hanno assunto incarichi e responsabilità scalando i vertici aziendali fino a diventare ‘quadri’, come vengono chiamati i dirigenti nelle file delle “giubbe rosse” baresi. E come scordare altri casi a dir poco singolari nel passato, con una dipendente, segnalata da un ex consigliere d’amministrazione barese, che non solo lavorava al Policlinico in qualità di ausiliaria d’una ditta privata, ma anche come custode nella stessa Multiservizi, quasi sempre presso un giardino al rione San Pasquale. Tutto normale? Non bisognerebbe dare la precedenza, nella scelta del personale da assumere a tempo determinato, ai disoccupati totali? E come funzionano, che criteri adottano le società interinali incaricate dalla Multiservizi, visto che la prima società modugnese selezionata tempo fa, è stata sostituita da un’altra con sede a Bari, non s’è mai capito bene come e perchè? Di certo, le prestazioni rese in questi ultimi tempi dalla società di Via Oberdan sono finite spesso sotto osservazione anche se su un punto potrebbe essere invece l’ente proprietario a dover rendere spiegazioni. E il più in fretta possibile. Parliamo della nuova sede aziendale che il consiglio d’amministrazione uscente del presidente Olivieri alla fine dell’estate scorsa ha fissato in un capannone (nuovo e collaudato) proprietà della società barese “Mi.Pa Srl”, al rione San Paolo. Un contratto di locazione da 10mila euro al mese che al momento, però, non è stato onorato dalla società comunale con il trasferimento di uffici amministrativi e tecnici ancora, rispettivamente, in Via Oberdan e Viterbo. Un fatto strano, tenendo presente che in fondo si tratta di abbandonare immobili vecchi e a rischio a Japigia (seppure proprietà di un colosso come la Fiat) per trasferirsi in quella periferia che tutti, almeno a parole, vorrebbero rilanciare. E, più concretamente, ci sarebbero pure tutti i documenti per il nuovo rapporto locativo che, ormai, sono stati regolarizzati per l’immissione in possesso nel capannone già pronto al San Paolo. Sicchè, come dovrebbero sapere bene al Comune, ogni giorno che passa senza trasferire dipendenti, scrivanie e computer, si potrebbero disegnare danni contabili, per l’ente conduttore. Ma dal Palazzo di Città il direttore generale Davide Pellegrino e alcuni consiglieri di Minoranza storcono la bocca. “La nuova sede, oltre a costare troppo, è decentrata. Al sindaco Decaro, come Commissione Enti Partecipati abbiamo chiesto spesso di intervenire e di darci risposte, ma fino a oggi nessuno si è presentato”, ha spiegato il consigliere comunale Michele Picaro. Ma anche organizzazioni sindacali aspettano risposte chiare sull’azienda che a stento ha chiuso in positivo l’ultimo bilancio. E non solo sulla nuova sede…

 

Francesco De Martino 


Pubblicato il 14 Gennaio 2016

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