Primo Piano

Municipi baresi, costi stellari per un decentramento che non esiste

La confessione del consigliere municipale Francesco Ferrieri, recentemente dimessosi da "una poltrona che non serve a nulla"

Questa volta a denunciare l’inutilità dei cinque Municipi baresi, e conseguentemente di un decentramento comunale che non esiste nella Città di Bari, non sono stati i promotori della richiesta di Comune autonomo per le ormai due popolose realtà costiere a nord di Bari, ossia Palese e Santo Spirito, che per altro – come è noto – sotto l’aspetto geografico risultano più vicine al Palazzo comunale di corso Vittorio Emanuele di Bitonto che a quello di Bari, bensì è stato un esponente della maggioranza di centrosinistra, che (in teoria) amministra il Municipio più grande di Bari, il Primo, e che è anche dello stesso colore politico di quella che, da circa vent’anni, sta amministrando, con Michele Emiliano prima ed Antonio Decaro dopo, anche il Comune capoluogo. Infatti, un consigliere municipale barese, Francesco Ferrieri della lista civica “Decaro per Bari”, dopo quattro anni e mezzo dalla sua elezione al consiglio del I Municipio (comprendente i quartieri Murat-San Nicola, Libertà, Madonnella, Japigia e Torre a Mare), ultimamente ha rotto gli indugi, dimettendosi dall’incarico e denunciando pubblicamente, nell’Aula del Palazzo comunale di via Trevisani, che “stare sulla poltrona del Municipio non serve a nulla”, poiché sostanzialmente chi decide sul territorio è comunque il Comune, che nella stragrande maggioranza dei casi non tiene minimamente conto del parere delle mini-assemblee di quartiere e che – come è noto – costituiscono l’organo di decentramento comunale sul territorio cittadino. Il 54enne Ferreri è un libero professionista con una lunga militanza nel mondo del volontariato ed una approfondita conoscenza della realtà territoriale in cui è stato votato ed eletto. Infatti, le sue dimissioni improvvise sono giunte dopo l’ennesimo atto di non curanza da parte dell’Amministrazione centrale barese dei consiglieri di Municipio anche su tematiche (nel suo caso quella di una pista ciclabile di quartiere) strettamente di quartiere. “Sono deluso e mi sento impotente” ha affermato Ferrieri prima di abbandonale l’incarico di consigliere municipale a cui è stato eletto nel 2019, aggiungendo: “Questo ruolo è demotivante”, per poi annunciare che non si ricandiderà per una carica elettiva, quella di consigliere di Municipio – per l’appunto – che, oltre a non servire alla collettività, è probabilmente funzionale solo ai “padroni politici” che alle elezioni usano i candidati dei cinque Municipi baresi per fare da “portatori d’acqua” alle candidature del Comune ed anche, quindi, ai rispettivi candidati a sindaco. Portatori d’acqua che se va bene, ovvero sono eletti al Consiglio municipale, pur non avendo alcun potere e quindi nessuna responsabilità gestionale per poter determinare concretamente la risoluzione dei problemi della comunità in cui sono stati votati, a Bari si ritrovano sostanzialmente con una sorta di “contratto a termine” della durata di 5 anni che gli consentirà di poter accumulare oltre 1000 euro netti al mese in gettoni di presenza (effettuabile anche via web!) e, per svolgere tale incarico, di potersi assentare dal posto di lavoro comunque a spese della collettività. E questo per i 76 semplici consiglieri baresi di Municipio, perché per i Presidenti dei cinque Municipio la remunerazione (nella fattispecie trattasi di indennità mensile e non gettoni) è addirittura il quadruplo di ciò che può guadagnare un semplice consigliere. Infatti, a Bari i consiglieri ed i Presidenti dei cinque Municipi di decentramento cittadino, pur non avendo poteri concreti e – come ha sottolineato Ferrieri – non servire a nulla, per la collettività barese hanno annualmente un costo quasi equivalente a quello di sindaco e consiglio di realtà comunali con popolazione compresa tra i 50 ed i 100mila abitanti. In altri termini, il finto e, quindi, inutile decentramento a Bari ha un costo (tra diretto ed indiretto) per i soli politici che è praticamente pari a quello dei politici di 5 Comuni medio-grandi. Quindi, nel Capoluogo pugliese a gravare sulla cassa cittadina, oltre agli ordinari costi per sindaco, assessori, e consiglieri comunali, con il fittizio decentramento ci sono i costi dei politici per i cinque Municipi che incidono come altre cinque realtà comunali di dimensioni minori. Spese queste ultime che a Bari potrebbero essere tranquillamente destinate a migliorare i servizi ai cittadini, o a ridurre qualche imposta o tassa comunale, oppure ad effettuare qualche intervento pubblico in più, se i cinque inutili Municipi di decentramento fossero aboliti. Abolizione che dipende – ovviamente – dalla volontà politica di sindaco e maggioranza, considerato che dal 2010 gli istituti di decentramento comunale sono ormai facoltativi e non più obbligatori, per i Comuni con più di 250mila abitanti (per quelli al di sotto sono stati addirittura soppressi per legge!) e che per la loro soppressione è sufficiente una semplice delibera di Consiglio comunale. Ma a Bari, stranamente e paradossalmente, a chiedere la soppressione di questo clamoroso spreco di risorse economiche comunali finora non è né la maggioranza di centrosinistra, né tantomeno le opposizioni di centrodestra e pentastellata. Infatti, a Bari da anni – come è noto – al Comune all’inizio di ogni consigliatura si insedia puntualmente una Commissione consigliare speciale, quella al Decentramento, che con la sua attività non ha mai risolto realmente alcunché ai fini dell’introduzione di un effettivo decentramento, ma il cui costo di esercizio per i politici in essa impegnati si vanno a sommare a quelli dei politici presenti nelle mini-assemblee di quartiere. Ed a chi obietta che a Bari il decentramento, in oltre quarant’anni da quando è stato istituito (1981) non si è mai realizzato effettivamente, con l’aggravante che negli ultimi due decenni ha raggiunto costi elevatissimi per la cassa comunale, a fronte di funzioni inesistenti per i cinque Municipi e di una presenza sui territori irrilevante per i cittadini, c’è sempre chi in tutti i partiti è pronto, senza alcun imbarazzo, ad esclamare: “La democrazia è partecipazione ed ha dei costi!” Un costo, nel caso dei cinque Municipi baresi, che è un vero e proprio speco di denaro pubblico, perché a Bari un vero decentramento – come confermato da Ferreri – non esiste ed i cinque Municipi sono completamente inutili. Ma – come è noto – ai nostri politici cittadini, a cominciare dal sindaco Decaro in primis, evidentemente ciò poco importa. Tanto a pagare è sempre e solo “Pantalone”.

 

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 11 Ottobre 2023

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio