Murgia – N.York, andata e ritorno
Sono stati migliaia i pugliesi che agli inizi del Novecento s’imbarcarono per l’America. Ciascuna di queste storie meriterebbe d’essere raccontata. Invece ne restano solo frammenti sotto forma di lettere a stento leggibili e fotografie. Pochissimi emigranti sapevano leggere e scrivere ; i più – e per forza di cose – impararono ambo le cose una volta giunti sull’altra sponda dell’Oceano, e direttamente nella nuova lingua. In ogni caso, solo uno su mille aveva talento sufficiente per concepire un racconto organico. All’interno di questa microscopica minoranza individuiamo il caso di Evangelico Chironna, un altamurano classe 1897 che nel 1907, in compagnia del padre e degli zii prese il mare alla volta di New York. La nostra fonte è ‘Contadini del Sud’ di Rocco Scotellaro. Qui l’intellettuale lucano riporta la parola dell’emigrante-bambino attingendo fedelmente (e noi riporteremo le stesse sgrammaticature rispettate da Scotellaro) da un memoriale che il Chironna scrisse in età adulta al ritorno in Italia : “Arrivò il giorno che cimbarcammo sul piroscafo Concial Berto di una compagnia germanese proveniente dalla Grecia”. L’impatto con la realtà di bordo è felice : “… da una parte si cantava e dall’altra si suonava e si giocava, si mangiava e si beveva…”. Ma passata Gibilterra cominciano i guai : “ Il mare era calmo ma tutto una volta si infuriò, una tempesta terribile che le onde talvolta sorpassavano l’altezza della nave”. Solo dopo una settimana la tempesta si placa. Il bilancio è desolante : “dentro alla nave non si poteva più stare cera un’aria afosa, putrefatta dai vomiti dei giorni prima, era irresistibile”. Arriva il nostromo : “Passeggeri all’aria!”, bisogna sgombrare i ponti per disinfettarli “ma i passeggeri non ne volevano sapere perché erano tutti sfiniti morti”. Allora il nostromo passa all’azione : “Vidi costui che andava accendendo zolfo da tutte le parti e così in meno di dieci minuti di tempo tutti furono in coperta”. Appena sbarcati a N.York la realtà si svela subito agli occhi di Evangelico : “In realtà l’America era un altro mondo come mi si diceva”. Un mondo però dove non tutto è oro : “finché c’era lavoro si guadagnava, quando poi si stava alla spasso era troppo triste”. Ma alla fine, dritto e storto, il sacrificio dell’abbandono della terra madre comincia a dare i suoi frutti : “astento dopo tanti sacrifici incominciammo a spedire un primo gruzzoletto che a casa tanto bisognava così man mano la vita damerica ci divenne più facile specialmente a me per primo per la lingua che me laveva insegnato bene poi perché mi avevo ambientato”. Il giovane Chironna si sente con la coscienza a posto : “Io mi sento di aver dato dure prove di lavoro e di coraggio bensì alletà di 11 anni, anche lavorando di notte nelle vergine foreste del Canada disimpegnando con precisione il lavoro affidatomi”. Dopo tre anni il padre di Evangelico decide di rimpatriare, il ragazzino si oppone : “forzai a mio padre che io rimanessi ma lui mi obblicò di seguirlo”. Al ritorno ad Altamura, Chironna padre mette il figlio a servizio di un certo Tragni come salariato. E’ un duro colpo per Evangelico : “il lavoro che si faceva in campagna era più duro di quello damerica ma bisogna permettere che in america venivo pagato bene e si mangiava mentre ad Altamura cera ancora miseria”. Il povero ragazzo non ce la fa più : “non volevo più andare in campagna volevo cambiare mestiere ed allora mi veniva in sogno la vita damerica l’idea era sempre di ritornare ma veniva sempre contrastato dai miei”. Come va a finire? La spuntano entrambi, padre e figlio, nel senso che il primo ha la soddisfazione di non vedere Evangelico partire e il secondo si toglie la soddisfazione di non fare più il salariato. All’età di 16 anni Evangelico Chironna frequenta un Corso per Innestatore allestito dal “Consorzo di Viticoltura a Tavolino”. “Detti gli esami e fui approvato, così d’allora in comingiai pure io a innestare a tavolino… La vita comingiò ad essere più soddisfacente perché facevo un mestiere più delicato e considerato… non ero contadino autentico ma specializzato”.
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Pubblicato il 15 Dicembre 2011