Museo Diocesano di Bitonto: l’Amore è coraggio
Nell’atrio è andato in scena un allestimento di Okiko the Drama Company per la regia di Piergiorgio Meola
In una terra avara di teatri come la nostra far di necessità virtù resta l’unica, per cui, seppure a malincuore, nessuno più si scandalizza se si voltano a palcoscenici anche i siti più improbabili: capannoni industriali in abbandono, rimesse, magazzini, frantoi, garage… Qualche altra volta vengono messi a disposizione beni architettonici non nati per fare teatro come chiostri e cortili di fabbricati storici, non di meno idonei ad accogliere l’arte scenica. Non eravamo a conoscenza dell’austero atrio del Museo Diocesano di Bitonto. Per il secondo anno consecutivo questo vasto spazio ha ospitato ‘Teatro dell’Ulivo Sì ami tu 2024’, rassegna a cura di AttoreMatto con il patrocinio del Comune di Bitonto, del Museo diocesano e della Federazione Italiana Teatro Amatori e con la collaborazione di Cooperativa Re Artù, Sic! Progettazioni Culturali, Mariarte e Okiko the Drama Company. Quest’ultima realtà ha presentato domenica scorsa – sempre nel suddetto atrio – un’opera di faticosa collocazione. Scritto da Piergiorgio Meola e Manu Licinio e dal primo diretto, ‘La nuit fatale al Bovary’ – strizza l’occhio ora a destra, ora a sinistra. Procedendo per quadri, rasentando enfasi e pot-pourri in un intreccio di danza, monologhi e musica che non esclude melodramma e burlesque, Meola insegue un faticoso sincretismo nel nome dell’Amore. Del quale Amore il teatrante pugliese sottolinea qui sia l’imprescindibilità del relativo coraggio, sia la purezza che scintilla anche sotto la buccia più greve. Amore che qui vede la donna più facilmente protagonista dell’uomo, stante anche la trazione assolutamente femminile del nutrito corpo di ballo (efficace il disegno coreografico di Magda Brown, libero di esprimersi lungo lo smisurato spazio scenico). Meola scava in prevalenza nella psicologia della donna, della donna innamorata o di quella solo in vena di seduzione, assegnando alla presenza maschile un ruolo di contorno e un colore palesemente succube (significativo in tal senso lo scatto posto a corredo di queste righe a firma di Elena Agostinacchio). L’enfasi posta nell’allestimento – e che il pronunciato senso corale e i richiami ad una esplicita sensualità esaltano – mette alla frusta gli interpreti, chiamati col solo gesto e la presenza scenica a riempire il vuoto della scena; a parte alcune sedie e qualche pannello, lo spazio scenico era vuoto. Al termine, applausi generosi per Manu Licinio, Rosa Masellis, Magda Brown, Carmen Toscano, Stefania Sannicandro, Giorgia Schiraldi, Angelica Andriani, Simona Izzo, Teresa La Tegola, Michele D’Amore, Lorenzo Palmieri e lo stesso Meola; hanno collaborato a vario titolo Rossella Rutigliano, Linda Schiraldi, Andrea Mundo. Un’ultima considerazione: ‘La nuit fatale al Bovary’ nasce anche dal (lodevole e) polemico intento di lanciare la sfida alle grandi e trite produzioni che venendo da lontano ancora spopolano qui da noi potendo fare affidamento sullo zoccolo duro di un’utenza sonnacchiosa e incline al pregiudizio. Una sfida lanciata non opponendo altri mostri sacri davanti a cui genuflettersi, bensì forgiando le risorse che il territorio offre attraverso i più ambiziosi banchi di prova, e pazienza se prossimi alla temerarietà.
Italo Interesse
Pubblicato il 11 Settembre 2024