Cultura e Spettacoli

Namur, eros e piombo

A Namur, un centro della Vallonia, in Belgio, un pagliaio accoglie due persone : Lucien, un soldato francese rimasto indietro rispetto ai pochi camerati sfuggiti al massacro di Waterloo, e Marta, una vivandiera, una puttana di reggimento non si capisce bene, che, innamorata, segue Lucien. Entrambi in fuga rifiatano all’interno di questa ‘bolla’ collocata in una terra divenuta di nessuno e percorsa dalla soldataglia anglo-prussiana, gente dallo stupro facile e implacabile con i soldati di Napoleone rimasti vivi. Un rifugio precario. Lucien preme per uno scambio d’abiti con Marta, escamotage che salverebbe la vita ad entrambi. Ma lo scambio, dopo un sofferto confronto, non ha luogo e i due cadono davanti al plotone d’esecuzione. ‘Namur’ è atto unico di Antonio Tarantino, prodotto da Teatro Kismet Opera e andato in scena la settimana scorsa (regia di Teresa Ludovico, che è anche in scena con Roberto Corradino). Su un letto di paglia poggia una panca. Null’altro in scena se non un velo costante di nebbia dentro cui fruga, mutevole, il bellissimo disegno luci di Vincent Longuemare (notevole la scena conclusiva nella quale fari puntati come fucili ad altezza di platea coinvolgono questa nel dramma di Marta e Lucien). Testo scopertamente pacifista, ‘Namur’ offre il destro a una inappuntabile Teresa Ludovico e a un Corradino perfetto nella parte dell’antieroe di denunciare la guerra di ieri e quella di oggi prescindendo da considerazioni etiche e considerando invece l’aspetto più greve della vita di retrovia e del furore che infiamma il campo di battaglia, ovvero la sporcizia, le decimazioni, la profusione di sangue, il martirio della carne, gli sciacalli… La diversità dei personaggi, che a sessi invertiti funzionerebbero meglio e forse salverebbero anche la pelle, richiama alla memoria altra celebre coppia : Oreste Jacovacci e Giovanni Busacca, i due fantaccini de ‘La Grande Guerra’, il celebre film di Monicelli del 1959  interpretato da Alberto Sordi e Vittorio Gassmann. Anche qui senza volerlo due antieroi con la loro condotta elevano un monumento alla stupidità militare in primis e a quella umana in subordine. Con la differenza che ‘Namur, nel rinunciare all’enfasi della denuncia, mette meglio in luce la dimensione assolutamente umana e inerme dei protagonisti. Il che senza nulla togliere alla nobiltà della protesta, la rende più credibile, spoglia d’ogni odore salottiero. Coppia bene assortita, Teresa Ludovico e Roberto Corradino raccolgono con merito applausi scroscianti. – Prossimo appuntamento a Strada San Giorgio, sabato 8 novembre con ‘La prima cena’ (teatrino dei Fondi) di Michele Santeramo ; regia di Michele Sinisi.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 30 Ottobre 2014

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