Cultura e Spettacoli

Napolitano: il futuro del passato o il passato del futuro ?

Intervistato da fabio fazio, sabato, 20 aprile 2013,  nel contenitore televisivo “Che tempo che fa”, Ferruccio De Bortoli, Direttore del “Corriere della Sera”, giustamente, lamentò che se, oggi, volessimo Scrivere la Costituzione Italiana, andata in vigore in Roma addì 27 dicembre 1947 (Firmata da: Enrico De Nicola, capo provvisorio dello Stato Italiano, monarchico; Controfirmata da: Umberto Terracini, Il presidente dell’Assemblea Costituente, comunista, da Alcide De Gasperi, il presidente del Consiglio dei Ministri, democristiano; Vistata da: Giuseppe Grassi, il guardasigilli, liberale), tra i tanti nostri attuali stati di mancamento culturali, filosofici, giuridici, scientifici, avremmo problemi, persino, con la Lingua Italiana. I nostri 25 Lettori  avranno potuto notare quale, quanta Nobile Diversità di Visioni del Mondo avrebbe potuto tenere lontani i nostri Padri Costituenti dalla Mirabile Sintesi, che è la Legge Fondamentale della nostra Repubblica, fu, invece, l’ Immensa Loro “Humanitas”, fatta di Amore per la Bellezza, Diuturna Passione del Pensare, dell’Interrogare, alla maniera di Machiavelli, i Grandi che Si Distinsero nel passato in tutti i sentieri,  i vicoli, le strade, dall’Umano Agire Percorse, e, poi, CapitalizzarNe il Magistero per FarNe il Mèntore del presente, il Miracoloso Collante che Liberò le Loro Penne da ciò che Li divideva, per TenerLe all’unisono Avvinte alla Ineludibile Cura del Bene Generale del nostro Paese. Tra le more delle sei votazioni che hanno determinato il rinnovo di un altro settennato presidenziale a “re” giorgio napolitano (non è colpa nostra se appelliamo l’ex comunista, migliorista, però, con un titolo regale, tuttavia, a parte ogni altra considerazione di natura “gossippara”, di cui qualsiasi curioso può farsi una scorpacciata, navigando in “internet”, digitando, appunto, giorgio napolitano,  essere piazzati dalla fortuna per sette anni, prorogati per altri probabili sette anni, nella reggia dei papi, poi, dai savoia requisita dopo la breccia di porta pia, inciterebbe chiunque a sentirsi meritevole di codesta “location” per la cieca volontà di dio e per l’acefalo discernimento del popolo), è passata per lo schermo televisivo,  captata dai cronisti delle varie reti, ogni sorta di verbale mercanzia politica, diciamo, espressa dai cosiddetti ”grandi elettori” (quale strana legge del contrappasso: più si è piccoli quaquaraqua, insignificanti ominicchi nella realtà delle umane relazioni, più si è “grandi ” nella finzione, virtualità, nella presunzione del formalismo giuridico democratico). Che fossero politicanti di lungo corso o, quasi, imberbi pdiini e grillini, raccattati attraverso la rete per riempire di inutile, ché teleguidata, teledirezionata, teleplagiata carne, specialmente, la “camera dei deputati”, si percepivano solo omologati, omogeneizzati “rumors” di canee diverse, non diverse, precipue, particolari Visioni del Mondo, figlie di “studi matti e disperatissimi”, elaborate nei rigorosi, seri, costanti Percorsi Scolastici e Universitari (ove nei più ci fossero stati gli uni e gli altri), ammantate di quella Leggerezza, Chiarezza, Elegante Semplicità che aveva Permesso ai nostri Padri Costituenti di AffratellarSi nella Scrittura dell’ Insieme dei Diritti e dei Doveri dei Cittadini e dell’Architettura dell’Ordinamento dello Stato,  Partendo da Altezze Ideologiche Diverse, ma Confluendo nella Ricerca della medesima Verità probabile per il loro Tempo, “sed” non totalizzante il futuro. Come da tanti sentieri e siti, i rigogliosi, vivaci rii arricchiscono di acqua vitale il fiume, che non “sta”, eziandio, “scorre” verso il mare immenso, i cui orizzonti s’intravedono, illusoriamente, ché si spostano in continuazione, per essere i testimoni del futuro, la cui qualità si Conosce nell’attimo in cui si fa provvisorio presente. La società civile, umanamente impoverita, avendo prodotto il genocidio antropologico dei “Cives”, dei Cittadini e la loro disumana metamorfosi in condòmini, è diventata incivile nei rapporti tra l’io e il tu, tra il noi e il voi e nel volgare disinteresse con il quale tiene in non cale la Bellezza unica dei suoi siti naturali, ambientali, archeologici, dei suoi pregevoli monumenti, del suo Patrimonio Artistico (diverse trasmissioni televisive hanno denunciato, pochi giorni fa, l’incuria vandalica di cui viene fatta oggetto, ad esempio, la reggia di caserta; la scarsa frequentazione da parte degli italiettini dei nostri Musei, ricchissimi di Opere d’Arte, e delle nostre fornitissime Biblioteche: il solo “Louvre” accoglie una marea di folla, quanta ne accolgono tutti i musei italiani). Impoverimento umano causato dall’impoverimento culturale, del quale la scuola e l’università italiettina si devono fare, massimamente, carico e considerarsi, massimamente, responsabili. Chiediamo venia al figliolo, ottimo giornalista della rai, di un nostro caro Amico e Collega, il quale CI imputa di essere iterativi nel ficcare in ogni nostro Discorrere sulle negatività italiettine le responsabilità della scuola italiettina, ove operano individui che, non sapendo fare il mestiere dei Maestri, fanno il mestiere dei cattivi padri e madri, mafiosamente, democristianamente, ora, pdianamente, amici dei loro scolari e dei loro figli, senza mantenere con essi quella Pedagogica, Estetica Distanza che permette di gettare loro un Razionale Ponte attraverso il quale far passare i giudizi più seri, rigorosi ché possano emendare gli errori sì da Accendere il loro animo a “egregie cose” e le Emozioni Indicibili per i loro Indiscutibili Progressi verso la Contemplazione delle Idee e dei Valori. Non è l’economico, come voleva Marx, che fa l’uomo, sebbene la Cultura, quando Essa è Essere, non avere; è la Cultura che rende l’Uomo Raffinato, Disponibile, Amante dell’Altro, del Prossimo; è la Cultura che rende l’Uomo nel suo Intervenire tra gli altri uomini una Nobile Onlus, che non antepone la sua brama di profitti, non di rado illeciti, al ritorno sociale del suo Lavoro; è la Cultura che sollecita i componenti di una Società ad abolire classi e caste e a mettere i nati in Essa nella condizione di Essere Uguali nelle Capacità Intellettive, che non sono innate, nella soddisfazione dei loro Bisogni Primari e di quelli che lo sviluppo economico e tecnologico, in modo equilibrato, in loro induce. Ignobili parti di codesta scuola e di codesta università, che realizzano il progetto politico di licenziare analfabeti, coloro (specie appartenenti alle classi popolari) che in esse analfabeti entrarono, sono i rappresentanti del popolo italiettino che non sono riusciti ad eleggere il successore di napolitano, sì che il successore di costui, purtroppo, per altri 7 lunghi anni sarà egli “stesso medesimo”. Non abbiamo, giammai, apprezzato codesto affidabilissimo funzionario del, sempre, stalinista partito comunista italiettino. Il “centralismo democratico”, da Gramsci Auspicato, che Convogliava al Vertice le Aspirazioni  gli Ideali della Base, i Risultati delle Appassionate Discussioni in Essa, che Preparava dal Basso le nuove Linfe Dirigenziali, non fu mai Realizzato: il vertice del partito, sempre, comunque, autoreferenziale, sopravviveva per partogenesi, usava i suoi quadri, tra i quali viveva bene napolitano, sguinzagliandoli in ogni dove per l’italietta a rendere consonanti le masse alle sue indiscutibili decisioni. Anche quella di lodare l’unione sovietica per l’invio dei carri armati in Ungheria! Quando il vertice decise di fare lo strappo dai sovietici, napolitano fece lo strappo, e, obbedendo all’incriticabile vertice, si sguinzagliò in ogni dove per l’italietta ché la base facesse, anch’essa, lo strappo dal sedicente paradiso sovietico. Poi il pci fu pds, poi ds, poi pd e napolitano, senza mai contraddire il vertice, fu pds, poi, ds, poi, pd, come la base, che il vertice di turno gli raccomandava di trasformare secondo i suoi “desiderata”. Obbedendo in continuazione, smacchiandosi in continuazione del rosso con cui s’era, fin dalla giovinezza, colorato, fu deputato al parlamento italiettino, deputato europeo, presidente della camera dei deputati italiettina, ministro dell’interno, presidente, infine, della repubblica delle banane italiettina e, ora, per la prima volta nella storia di essa, “ri”presidente, a furor coristico di popolicchio. Al “colle” asceso, napolitano, sognando, forse, di essere stato o di essere “re”, da “re” s’è comportato e, pur rigando nei limiti delle sue prerogative costituzionali, ha, ognora, apertamente, mostrato la sua insofferenza nei riguardi di coloro che non concordavano con le sue prese di posizione (vedi: la sua senile furia militaristica nel patrocinare l’invio dispendiosissimo di contingenti militari italiettini in scenari di guerra, in opra messi dai rais in avvicendamento degli “states”, nell’illusione di dare lustro al precario, inguaribilmente, prestigio internazionale dello stivale) che egli considerava inattaccabili. Per non parlare dei suoi dialoghi telefonici (intercettati) con mancini, l’ex ministro degli interni all’epoca della trattativa stato-mafia, per la quale l’ex, anche, presidente del csm è indagato dalla Procura di palermo. Come buffon, il portiere della juventus, non raro, nonostante, a torto, considerato un fuoriclasse, a commettere papere, giammai, dal coro discusso, così napolitano che, nonostante sia il vero responsabile dei disastri economici, sociali perpetrati dal governo monti (inspiegabilmente, da lui fatto senatore a vita), in quanto siffatto governo, solo ”tassaiolo” e della recessione, è stato, inequivocabilmente, considerato del presidente, le cui “minchiate” di politica economica e di politica estera (vedi: ad esempio, l’ ”affaire” asinino dei marò, ancora, in india col fondato timore di una dura condanna per avere scambiato, dicono loro, mitragliandola, una barca di poveri pescatori per un banditesco naviglio di pirati) egli s’è guardato bene dallo sconfessare, anzi! Così per premio, pur avendo il nativo della terra degli “scugnizzi” i due piedi, quasi, fuori dal palazzo regale, la pressione dei pigri, degli acritici, di coloro che guardano senza  il Vedere che Sollecita il Pensiero, la Riflessione, è stato ricacciato in esso col compito di essere auspice di un governo che non potrà, affatto, fare ciò che, per la divisione dei poteri, è nella facoltà, nelle prerogative del potere legislativo, nell’italietta di oggi diviso tra tre fazioni l’una contro l’altra armata, l’una come le altre, culturalmente, incapace di quella Sintesi di cui Diedero Prova, oltre 60 anni fa, i nostri Costituenti. Gerontocratica è la nostra repubblichetta, il trapassato remoto nella fisicità, nella intellettualità di un 87enne, come napolitano (“tamen”, anche, marini, rodotà, amato, prodi non scherzano nel computo di numerosi decenni sulle spalle loro), proiettato nel presente e nel futuro o il futuro ghermito nelle sue Speranze di Cambiamento, affossato nella morte delle Speranze da esso, anchilosato, statico in qualcosa che non potrà più non essere ciò che, terribilmente, è. Si dice, per giustificare la gerontocrazia, che per certi incarichi istituzionali ci vuole esperienza politica. Quale esperienza, di cosa si deve avere esperienza ? Di come fare compromessi, inciuci, di come sotterrare nel cassetto documenti che potrebbero svelare i mandanti delle stragi, di apporre il segreto di stato su ciò che le lobby segrete, quali la massoneria, gladio, hanno tramato, remando contro il Progresso Civile, Democratico della Nazione ? La Politica è la Scienza, se non l’Arte, di RenderSi Utili alla “Polis” e al generale Benessere dei suoi Cittadini: la Fresca, Piacevole nel Fisico Apparire e nella Parola Coraggiosa, Disvelatrice dei delitti e del malaffare di organizzazioni criminali composte, soprattutto, da “colletti bianchi; la Francescana Operosità di Gino Strada che con, altrettanto Francescani, Sacrifici, Costruisce Ospedali per la Cura degli Ultimi in tutta la “Polis” terzomondista; la Dedizione Assoluta, Totale di un Oncologo Pediatrico 53 enne, il Prof. Franco Locatelli di Bergamo, che NOI abbiamo Coltivato in tre anni di Liceo Scientifico in Lovere (BG), di Forte Tempra Fisica ed Etica, che, oltre ad essere Titolare della Cattedra di Ematologia Oncologica Pediatrica nell’Università di Pavia, è Responsabile del Reparto di Ematologia Oncologica Pediatrica dell’Ospedale ”Bambin Gesù” in roma, Vincendo le leucemie infantili nell’ottanta per cento dei piccoli pazienti, a Lui affidati, col metodo delle staminali colte da cordoni ombelicali compatibili, avrebbero portato un Afflato di “Politica” Novità tra le ammuffite mura del “quirinale”, per secoli abitato da vecchie cariatidi di papi, di re corrotti , di politici che, ciascuno per sette anni, non hanno saputo, non hanno visto, non hanno sentito e non ci hanno, ancora, detto chi ha immaginato ed eseguito la strage di “piazza fontana” in milano, la strage di “piazza della loggia” in brescia, la strage della stazione in bologna; l’affondamento dell’aereo, partito da bologna, nel mare di ustica e come mai, il boss mafioso provenzano da decenni si nascondeva, sotto il culo delle forze dell’ordine, in un casolare non lontano dal suo paese e fu catturato con grande enfasi e pompa, quando le istituzioni ritennero opportuno farlo, pur, sapendo, che il capo dei capi dal suo tugurio continuava a inviare “pizzini” ai suoi picciotti ché spargessero un po’ di sangue di qualcuno che infastidiva o ostacolava i suoi traffici, i suoi affari. La Gabanelli, Gino Strada, Franco Locatelli avrebbero Saputo ché, Curiosi, avrebbero Spalancato gli occhi, “Appizzato” le orecchie, come, icasticamente, si dice nelle nostre contrade, e avrebbero Denunciato tutto ciò che è fiorito, in oltre mezzo secolo, nella formale democrazia italiettina, tranne la Democrazia Sostanziale.

Pietro Aretino, già Detto Avena Gaetano

pietroaretino68@email.it        

 

 

 


Pubblicato il 23 Aprile 2013

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