Cronaca

Natuzzi SpA: ecco il ‘contro-piano’ a esuberi zero

Da qualche settimana vengono avanzati da più parti un numero imprecisato di piani industriali per scongiurare i dichiarati mille esuberi da parte di <<Natuzzi Spa>>, che potrebbero trasformarsi in altrettanti licenziamenti dal prossimo mese di ottobre. E così Cobas-Lavoro Privato è scesa in campo per trovare soluzioni utili soprattutto alla salvaguardia dei posti di lavoro nel territorio. E partiamo dall’ipotesi di costruire un nuovo stabilimento, <…abbastanza discutibile>, avvertono i sindacalisti autonomi impegnati nella vertenza. Cosa vuol dire avventurarsi nella costruzione di un sito ‘ex novo’ per un’impresa che da tempo persegue la riduzione dei costi (anche con tagli alle retribuzioni), se si pensa che la Natuzzi Spa ha a disposizione capannoni inattivi, oltre al fatto che quelli attivi non sono utilizzati congruamente. Un esempio? Lo stabilimento in contrada ‘La Martella’, non lontano da Matera in cui a metà anni 2000 lavoravano più di settecento addetti e attualmente si è ridotto a meno di cento. Una spiegazione a questa scelta si evince dall’ipotesi di attingere ai soliti finanziamenti pubblici stanziati dall’Accordo di Programma del 2013. Tra l’altro, dati i tempi di realizzazione di un ulteriore opificio, si prevede la collocazione in Cassa integrazione del personale in attesa di trasferimento e, quindi, altre spese a carico dello Stato. Andiamo avanti. Da più tempo la Società santermana annuncia di voler internalizzare alcune produzioni affidate ad aziende contoterziste. Si parla, tuttavia, di internalizzare solo le produzioni, non i lavoratori. Sorge allora subito una domanda: ma se i dipendenti della Natuzzi iniziano a produrre ciò che attualmente producono dipendenti di contoterzisti, quest’ultimi che fine faranno? Non sembra, dunque, essere idea geniale salvare i posti di lavoro alla Natuzzi per poi determinare licenziamenti nell’indotto. Cobas-Lavoro Privato si augura che le Istituzioni pretendano garanzie occupazionali sull’intera filiera e non assecondino mere traslazioni di licenziamenti. Ecco ventilare nuovamente l’ipotesi di costituire una New Co. anche se nessuno ha mai capito quale impedimento incontrerebbe l’azienda a produrre componenti il mobile imbottito come Natuzzi Spa. Per farsi un’opinione in merito occorrerebbe visionare l’Accordo Quadro tra MiSE, Ministero del Lavoro, Regione Puglia, Regione Basilicata, CGIL-CISL-UIL e Natuzzi Spa del 15 novembre 2016 e considerare che a luglio dell’anno successivo il Consiglio regionale Puglia ha approvato, a unanimità, una mozione in cui si chiedeva alla Giunta pugliese di ritirare la firma dal sopra citato accordo, vista la fallacia dei suoi contenuti. E allora ecco i sindacalisti di Cobas-Lavoro Privato guidati da Felice Dileo dire chiaro e tondo che Natuzzi non ha mai fatto tesoro delle inestimabili risorse che sono riposte nella professionalità e dedizione dei suoi dipendenti. <<Il rilancio aziendale della Natuzzi SpA dovrà passare necessariamente dalla valorizzazione delle risorse umane, battendo tutte le opposizioni al reintegro in produzione che l’azienda mantiene verso le Ordinanze dei Giudici che annullano i licenziamenti del 2016. Ma occorre anche risarcire adeguatamente chi ha subito negli anni scorsi l’illegittima collocazione in Cassa integrazione a zero ore. Se Natuzzi dimostrerà di voler continuare ogni rapporto di lavoro perché considera l’azienda davvero “una grande famiglia” e non perché glielo ordina la Magistratura, sicuramente le maestranze riacquisiranno fiducia e senso d’appartenenza e ciò non potrà che ricadere positivamente sulla produttività, qualità e crescita dei bilanci aziendali>>, rimarca Dileo. Che, infine, rinnova l’invito alla Natuzzi Spa e alle Istituzioni a far giungere una convocazione per un confronto sui temi più caldi, senza aspettare altro tempo.

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 7 Giugno 2018

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