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Naufragato il tavolo del centrodestra per individuare il candidato sindaco di Bari

Dopo circa tre mesi di riunioni settimanali (iniziate nella seconda metà di giugno e proseguite a luglio e, poi, a settembre ed in queste prime due settimane di ottobre) per individuare il nome da candidare a sindaco di Bari alle amministrative della prossima primavera, i vertici del centrodestra pugliesi, ovvero di Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Noi con l’Italia, hanno gettato “la spugna”, demandando la questione ai vertici nazionali dei rispettivi partiti. A darne notizia è stato il responsabile barese del partito di Silvio Berlusconi, il deputato Francesco Paolo Sisto, che, subito dopo l’ennesima fumata nera emersa dall’ultimo incontro avvenuto in mattinata di lunedì nel capoluogo pugliese,  con una nota ha dichiarato: “Oggi il tavolo regionale e provinciale di
coalizione, in questa necessitata e matura prospettiva, ha rimesso al tavolo nazionale la decisione finale sul metodo e sul merito della scelta del candidato Sindaco per Bari. Si tratta di un appuntamento fondamentale al quale dobbiamo farci trovare pronti e coesi, con l’appoggio di
tutti, nessuno escluso”. A far saltare definitivamente il tavolo del centrodestra pugliese per la scelta del nome da candidare a sindaco di Bari  è stato l’acceso scontro che si è verificato tra il responsabile pugliese del partito di Matteo Salvini, il consigliere regionale Andrea Caroppo, ed i rappresentanti baresi dello scudo crociato di Lorenzo Cesa, vale a dire il segretario provinciale Filippo Barattolo ed il segretario cittadino Sergio Adamo. La scintilla che ha innescato la spaccatura tra Lega ed Udc al tavolo barese del centrodestra è stato il recente annunciato sostegno dei vertici pugliesi dello scudo crociato ai candidati del centrosinistra alle elezioni provinciali di Lecce e Brindisi. Infatti, ha commentato Caroppo: “Del centrodestra pugliese non può far parte, neanche nel più piccolo Comune, chi tiene il piede in più scarpe: se l’UdC vuol stare col centrodestra al Palazzo di Città di Bari, bisogna che ci stia anche in viale Capruzzi, nelle Province e financo a Celle di San Vito (FG), più piccolo comune di Puglia. Se vuole davvero tornare nella sua casa naturale, l’UdC può cominciare domani, in Consiglio Regionale, votando contro il folle ddl c.d. antiomofobia”, ricordando che “sin dall’indomani delle elezioni politiche del 4 marzo, alle quali l’Udc ha partecipato in coalizione con il centrodestra, la Lega è stata il primo partito ad attivarsi per il recupero anche in Puglia di una formazione che da sempre e dappertutto in Italia sta col centrodestra”. Però, ha rilevato il segretario regionale della Lega, il partito pugliese di Cesa “ha  sempre declinato l’invito, partecipando al tavolo regionale solo per la definizione delle candidature alle provinciali. E invece poi l’Udc ha ufficializzato il suo sostegno ai candidati del centrosinistra alle elezioni provinciali di Lecce e Brindisi, un dato in linea con il sostegno alla maggioranza regionale e alla partecipazione alla giunta Emiliano”. Di qui l’affondo di Caroppo al tavolo del centrodestra pugliese contro Barattolo e Adamo, che a loro volta hanno replicato alle accuse dichiarando: “Ci siamo sentiti accusare di poca chiarezza  proprio da chi e’ al governo nazionale non certo in una coalizione di centrodestra ma con M5S. Il governo giallo-verde non lo abbiamo inventato noi. Non solo, ma in alcune città, alle amministrative hanno fatto accordi anche con il centrosinistra”. Pertanto, hanno affermato inoltre i due responsabili baresi dell’Udc, “non accettiamo lezioni di politica da nessuno, tantomeno da chi ha dimostrato alla prima occasione di voltare le spalle agli alleati”, sottolineando: “a queste condizioni non ci stiamo a sederci al tavolo ed in un clima da separati in casa. Quello che vuole instaurare la Lega, non giova a nessuno”. E, soprattutto, non giova al centrodestra che in Puglia, alle prossime amministrative, potrebbe avere molte più possibilità del recente passato per vincere le elezioni in molti Comuni, a cominciare da quello del capoluogo, dove il centrosinistra potrebbe subire un calo notevole di consensi, sia per le note difficoltà nazionali in cui versa il maggior partito di tale coalizione, il Pd, sia per fattori prettamente locali che, aggiungendosi alle prime, potrebbero portare ad un tracollo tale di voti, da fargli perdere addirittura la guida del Comune di Bari, dove a gestire la città c’è un esponente del Pd renziano che, da ottobre del 2016, è addirittura presidente dell’Anci. E di ciò ne è ben consapevole il responsabile barese di Fi, Sisto, che nel suo commento alle diatribe tra Caroppo ed i responsabili locali dell’Udc ha rilevato: “Le divisioni fanno malissimo: il centrodestra ha il dovere di restare unito con un candidato unitario che sia ‘di tutti perché di nessuno’. Udc e Lega sono fondamentali per la vittoria alle elezioni amministrative di Bari nel 2019 e della Regione Puglia nel 2020”.Ma a Sisto forse sfugge mentre ai tempi della vecchia Dc si faceva in modo che i “panni sporchi” fossero quasi sempre lavati in casa, ora invece accade esattamente il contrario. E nella fattispecie non c’è neppure da meravigliarsi, se si considera che il segretario leghista pugliese, Caroppo, è soltanto figlio di un democristiano doc ed il segretario dello scudocrociato della provincia di Bari, Barattolo per l’appunto, è soltanto un “finto” democristiano, passato nelle fila dell’Udc dopo il crollo politico del vecchio Psi di Bettino Craxi, e che probabilmente ha fatto tale scelta perché lo scudocrociato storicamente identifica la gestione del potere a prescindere dalle collocazioni o colorazioni politiche. Ma quest’ultimo particolare il neo segretario salviniano pugliese, vista la sua età, forse lo ignora.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 16 Ottobre 2018

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