Cultura e Spettacoli

Navi-fantasma, inganni e realtà

Ci sono scatti che hanno del magico. Il che prescinde dalla tecnologia impiegata e dalla sensibilità del fotografo. Nascono soprattutto dal caso, dal concorso di circostanze ambientali irripetibili. Addirittura, ciò che potrebbe essere un limite, come la scarsità, l’eccesso o l’infelice collocazione della fonte luminosa, si rivela il più inatteso valore aggiunto…. Si consideri l’immagine di cui ci occupiamo. Non fosse per le quattro catene che affondano ben tese in acqua, segno che l’imbarcazione è alla fonda piuttosto che in navigazione, verrebbe da pensare a una nave-fantasma… Lo suggerisce l’anomala assenza di strutture al di sopra dello scafo, la coltre nebbiosa che si stende alle spalle dello stesso e nella quale sfuma il confine tra cielo e mare. L’immagine evoca un silenzio irreale, non rotto dal vento, dal frangersi delle onde o dal verso dei gabbiani. ìSicché la memoria vola a storie fantastiche di navi maledette sin dal giorno del varo e andate a fondo dopo vicende sospese tra mistero e avventura, navi la cui ‘ombra’ periodicamente riappare lungo antiche rotte accendendo la superstizione di timonieri, fochisti, mozzi e altri lupi di mare… La nave ritratta è tutt’altro che fantasma. La foto, che risale a dicembre 1942, è stata scattata all’interno del porto di Brindisi. Lì per una decina di giorni fece tappa l’incompleta ‘Impero’, nave da battaglia della classe Littorio. Impostata nel ’38 e varata l’anno dopo, la Impero avrebbe dovuto essere pronta per l’entrata in guerra se gli alti vertici della Regia Marina non avessero ritenuto più opportuno concentrare gli sforzi verso unità d’altro tipo come cacciatorpediniere e sommergibili di cui in quel momento si avvertiva maggiore bisogno tattico. Poco prima dell’inizio della seconda guerra mondiale, nel timore di possibili attacchi da parte francese, la nave venne trasferita a Brindisi, dove un fotografo rimasto ignoto la immortalò. Il seguito della storia è senza importanza. La Impero, a differenza delle gemelle Littorio,  Vittorio Veneto e Roma, non conobbe neanche il battesimo del fuoco. Trasferita da Brindisi a Venezia e di lì a Trieste, dove giunse il 22 gennaio 1942, l’abbozzo di quella che doveva diventare una delle più imponenti e moderne navi da battaglia del mondo, rimase un abbozzo per mancanza di fondi e materie prime. All’8 settembre era così lontana dall’essere completata che di fatto divenne un natante inutilizzabile, snobbato persino dai tedeschi che intanto avevano occupato Trieste. Lo scafo della Impero  venne affondato il 20 febbraio 1945 nel corso di un bombardamento aereo alleato. Al termine della guerra il rottame venne riportato a galla e demolito presso l’Arsenale di Venezia tra il 1947 e il 1950.

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 5 Agosto 2014

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