Necessità di chiarezza per le assunzioni all’Arpal-Puglia, ossia all’Agenzia regionale per le politiche attive del lavoro, sotto la gestione del decaduto dg Massimo Cassano, nonché leader di una delle formazioni civiche centriste che hanno sostenuto il presidente Michele Emiliano nel 2020 nella sua riconferma elettorale a governatore. L’anomalia politica di tale richiesta sta nel fatto, però, che a chiedere chiarezza non sono le forze di opposizione alla Regione Puglia, ma alcuni consiglieri della maggioranza che sostiene il presidente Emiliano nell’Aula barese di via Gentile. Infatti, una richiesta di audizione in commissione consiliare per fare chiarezza sulle assunzioni nell’Agenzia per le politiche attive del lavoro della Puglia (Arpal) è stata presentata dai consiglieri Fabiano Amati, Vincenzo Di Gregorio e Ruggiero Mennea, tutti e tre esponenti del Gruppo del Pd in Consiglio regionale. “Abbiamo chiesto – hanno spiegato i tre firmatari della richiesta di audizione – al Presidente della seconda commissione, Antonio Tutolo, l’audizione urgente del direttore del dipartimento lavoro, Silvia Pellegrini, per un’informativa sulle procedure concorsuali Arpal, in particolare sulla composizione delle commissioni (ndr – dei concorsi) e sulle numerose coincidenze tra idonei e parenti o affini di personalità impegnate politicamente”. “Il tutto, ovviamente, – hanno precisato Amati, Mennea e Di Gregorio – tenendo in considerazione la questione già posta sugli eventuali problemi d’inconferibilità dell’incarico all’ex direttore generale o all’attuale dirigente del personale, su cui siamo in attesa di risposta”. Su Arpal – come è noto – è in corso uno scontro tra il Pd ed il direttore generale Cassano, decaduto dal ruolo a seguito della nuova legge regionale approvata circa un mese fa dal Consiglio che ha cambiato l’assetto gestionale dell’Agenzia. L’ex dg Cassano ha però presentato un ricorso al Tar Puglia contro il provvedimento amministrativo che lo ha estromesso con 14 mesi di anticipo rispetto alla scadenza contrattuale e nel quale ha sollevato in via incidentale anche un’eccezione di incostituzionalità della nuova legge regionale. In ogni caso, prescindendo dagli sviluppi del ricorso al Tar non ancora discusso (la prima udienza è prevista per la prossima settimana), Cassano ha dichiarato di essere pronto anche a chiedere eventuali danni, ritenendo sostanzialmente la decadenza uno scioglimento anticipato illegittimo di un contratto di lavoro a termine. L’opposizione di centrodestra che fa capo al Gruppo di “Fratelli d’Italia” alla Regione con una nota ha commentato la notizia di presentata richiesta di audizione da parte dei tre citati esponenti dem affermando: “I concorsi e le assunzioni fatti dall’Arpal stanno diventando una barzelletta fra il Pd – o meglio alcuni consiglieri regionali – ed Emiliano”. Infatti, hanno rilevato i sei consiglieri regionali di Fdi (il capogruppo Francesco Ventola ed i consiglieri Luigi Caroli, Giannicola De Leonardis, Antonio Gabellone, Renato Perrini e Michele Picaro), “uno contro l’altro ma senza che nessuno abbia il coraggio di fare l’unico atto necessario per porre fine al poltronificio targato Emiliano”. Ovvero sfiduciare il presidente della Regione. “Perché – hanno spiegato nella nota i rappresentanti di Fdi – quelle di cui discutiamo da anni e riempiono pagine e pagine di giornali sono le nomine di fedelissimi di Emiliano, spesso concordate con qualche altro fedelissimo, altre volte prese in piena autonomia. Nomine che come vengono fatte possono essere revocate sempre e solo da Emiliano”. Per poi ricordare che in questi anni, in ben due legislature, gli opposizione al governo Emiliano (e loro tra questi) si sono “sgolati fino allo sfinimento, per evidenziare che non ci voleva un mago, né tanto meno poi una proposta di legge e quindi un’altra legge, per capire che se ai vertici di aziende, società, fondazioni regionali venivano nominati leader di movimenti civici e politici o non eletti alle Regionali, non era per dare un vero management e permettere una buona amministrazione, ma servivano solo per aumentare o mantenere un consenso attorno alla persona di Emiliano”. Perciò, per il partito pugliese della premier Giorgia Meloni, oggi come ieri non dovrebbe destare meraviglia leggere di chi viene assunto qui e là, da questo o quel direttore generale, che è stato assunto perché nel curriculum può vantare di essere filo Emiliano. Infatti, hanno rilevato i sei esponenti del Gruppo regionale di Fdi, “settori come il Lavoro e la Sanità se usati a fini elettorali possono far danni non solo nell’immediato all’intero sistema”. Quindi, l’invito dei consiglieri pugliesi del centrodestra meloniano ai colleghi della maggioranza di centrosinistra che chiedo chiarezza sui concorsi all’Arpal “è di evitare audizioni su audizioni di dirigenti che per la funzione stessa non fanno o non dovrebbero fare politica”, perchè “il ‘problema’ – a loro avviso – è solo politico e si chiama Emiliano”. Un “problema” che – secondo gli oppositori di Fdi – potrebbe essere risolto alla radice in un solo modo. Ossia, mandando a casa Emiliano. E, quindi, sostanzialmente con un voto di sfiducia al governatore di centrosinistra in Consiglio regionale. “Noi di Fratelli d’Italia – hanno in fine affermato i sei esponenti di Fdi – siamo pronti a farlo”. Per poi domandare: “Coloro che dalla maggioranza ogni giorno fanno ‘opposizione’ al governo regionale sono pronti a fare altrettanto?” Però, – come è noto – tra il “dire” ed il “fare” c’è sempre di mezzo un “mare”. Per cui tale domanda, oltre che rivolgerla ai consiglieri di maggioranza che contestano Emiliano, bisognerebbe forse rivolgerla innanzi tutto ai consiglieri delle alte forze politiche di opposizione, per sapere quanti di essi siano effettivamente intenzionati a ritornare al voto con circa tre anni di anticipo rispetto alla scadenza naturale del proprio mandato. E qui la risposta potrebbe essere, forse, ancor più sorprendente della domanda di chiarezza sulle assunzioni all’Arpal da parte di esponenti della stessa maggioranza di Emiliano.
Giuseppe Palella
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