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Nel centrodestra scoppia la pace e nel centrosinistra inizia la “guerra”

Mentre nel centrodestra pugliese (contrariamente a quanto accadde nel 2010 e nel 2015) per le regionali di settembre prossimo è scoppiata la pace intorno alla candidatura a governatore di Raffaele Fitto, nel centrosinistra, invece, la guerra sul nome dell’uscente Michele Emiliano è appena iniziata. Infatti, a livello locale il Pd pugliese è sempre più arroccato su una intransigente difesa di ricandidatura del governatore uscente, Emiliano per l’appunto, mentre su una posizione altrettanto intransigente sono anche collocati i leader dei tre partiti (Italia Viva, Azione e Più Europa) del centrosinistra che in Puglia hanno messo in campo la candidatura a governatore di Ivan Scalfarotto. “Il Pd Puglia – ha affermato con una nota il segretario regionale Marco Lacarra -ribadisce ancora una volta che il percorso che ha portato alla designazione di Michele Emiliano come candidato del centrosinistra alla Presidenza della Regione Puglia è stato lungo, meditato e partecipato”, sottolineando che “le primarie di gennaio erano naturalmente aperte anche a Italia Viva e al Movimento 5 Stelle, che si sono però rifiutati di prenderne parte”. Perciò, per Lacarra, “il tentativo costante di delegittimare tale percorso e gli strumenti democratici che lo caratterizzano è assurdo e scorretto”. E fin qui il ragionamento di Lacarra non sembra fare una grinza. Poi, però, proseguendo il segretario del Pd pugliese ha aggiunto: “Il centrosinistra ha scelto il suo candidato mesi fa e da allora, mediante il tavolo politico della coalizione, sta coordinando il lavoro sul programma, sulla campagna
elettorale e sulle liste per il Consiglio regionale. Peraltro si tratta di una coalizione ampia e coesa, che ha come unica priorità la Puglia: quello straordinario laboratorio politico avviato 15 anni fa che non può fermarsi proprio adesso”. Ed è su questa seconda parte del discorso che qualcuno che non è d’accordo con Lacarra ha obiettato: “Il centrosinistra a cui si riferisce il segretario pugliese dei Dem, ossia quello che ha partecipato alle primarie di gennaio, non comprendeva anche Iv, Azione e Più Europa, che sin dall’inizio avevano dichiarato di non voler condividere il percorso delle primarie e per tale ragione non hanno neppure partecipato ad esse”. Quindi, adesso appare del tutto incomprensibile il fatto che il “centrosinistra delle primarie”, a distanza di circa sei mesi da quell’evento, abbia l’assurda pretesa che le forze di centrosinistra che non hanno aderito alle primarie debbano convergere sulla scelta a candidato governatore del nome emerso dalle primarie. Infatti, per tali forze sarebbe illogica una simile decisione, oltre che contraddittoria e, quindi, di non senso politico rispetto a quanto deciso in precedenza. Ma, come è presumibile, se Matteo Renzi, Carlo Calenda e Benedetto Della Vedova avranno sulla scheda un candidato governatore, Scalfarotto per l’appunto, diverso da quello presentato dal centrosinistra delle primarie, allora il rischio per quest’ultimo di perdere le elezioni è altissimo. Ciò, però, non può essere di certo una responsabilità di chi ha dichiarato e deciso da tempo di non condividere la primarie, né tantomeno di partecipare ad esse. Per cui tale rischio avrebbe già dovuto essere messo in conto da chi aveva voluto ed organizzato le primarie. Però, pare che così non sia e si pretende probabilmente un’unità elettorale che, allo stato, appare assai difficile. E, quindi, improbabile per il centrosinistra in Puglia. Infatti, finanche il capogruppo del Pd a Palazzo Madama, Andrea Marcucci, commentando la situazione del centrosinistra in Puglia su un noto quotidiano nazionale, ha affermato: “Emiliano? Mi sembra che il Presidente della Puglia abbia sempre avuto posizioni molto personali e discutibili sul Pd e sui governi di centro sinistra. Mi pare quindi che in Puglia si giochi una partita molto locale, lontana dalle logiche nazionali”.  In altri termini, le divisioni del centrosinistra nella nostra regione in sede nazionale sono state già relegate a vicende di carattere esclusivamente localistico, a cui il partito stesso di Zingaretti e Lacarra probabilmente ha già deciso di attribuire un importanza relativa. Ed a conferma di tale ipotesi c’è anche una recente dichiarazione del ministro pugliese alle Politiche agricole, Teresa Bellanova di Iv, che ha affermato: “Sottoscrivo le dichiarazioni di Zingaretti: è ridicolo insistere su candidati che hanno dimostrato di non svolgere un’azione di governo di livello, a partire dalla mia Puglia. Su questo dico a Zingaretti: passiamo dalle parole ai fatti, l’unità si fa su un programma non sul singolo soggetto. Noi siamo pronti”. Poi, la stessa Bellavova, rispondendo alla domanda “Avete candidato Scalfarotto in Puglia per far perdere Michele Emiliano”, ha detto: “Noi abbiamo candidato Scalfarotto per presentare una nostra idea di governo. Emiliano ha messo in campo il peggior notabilato. Se Zingaretti svolge un’azione di governo su questo processo noi ci siamo: i candidati possono essere invitati a farsi da parte, bisogna intendersi su un programma”. Come dire che se il Pd ritira Emiliano anche Iv lo stesso con Scalfarotto con l’obiettivo di trovare un candidato comune. Infatti, ha poi rilevato la leader pugliese del partito di Renzi: “Se si vuole fare unità bisogna darne effettivamente dimostrazione. Se l’unità vuol dire subalternità non va bene”. Ed all’osservazione che Emiliano di cero non si ritirerà, Bellanova ha seccamente affermato: “Allora sarà Emiliano che vorrà giocare a perdere, non Italia Viva”. Però, pensare che il governatore pugliese uscente possa giocare una partita a perdere è difficile da credere. Piuttosto è più verosimile che possa lasciare il campo di gioco prima dell’inizio partita se “qualcuno” da Roma gli offrisse una comoda “poltrona” sugli spalti. Ed in tal caso Emiliano, forse, vincerebbe in un solo colpo due volte. La prima perché conquisterebbe una “poltrona” senza alcun rischio e la seconda perché poi, in caso di sconfitta del centrosinistra unito, potrebbe sempre dire: “Senza di me avete perso.” Però, questa è forse fantapolitica! Ma non troppa, se Zingaretti non riuscirà almeno a convincere Renzi a non presentare Scalfarotto e ad una desistenza di “Italia Viva” nella competizione pugliese. Ipotesi, quest’ultima, allo stato assai difficile da verificarsi, visto il crescente clima pesante che aleggia nel centrosinistra pugliese.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 25 Giugno 2020

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