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Nel centrosinistra è ormai “muro contro muro” tra il Pd e Laforgia

Il presidente de "La Giusta causa" non mostra cedimenti e già domani potrebbe forse ufficializzare la candidatura

Il Pd barese prepara l’assemblea cittadina del partito che dovrebbe svolgersi domani alla presenza del capogruppo dem a Palazzo Madama, il pugliese Francesco Boccia, che – come è noto – lo scorso febbraio è stato il coordinatore della campagna elettorale di Elly Schlein per la conquista della segreteria nazionale del partito. Il nodo da sciogliere è quello di fare sintesi, per condurre all’unità interna un partito, il Pd locale per l’appunto, sul nome di un possibile candidato dem a sindaco del capoluogo nel 2024, da portare lunedì prossimo al tavolo della coalizione di centrosinistra in contrapposizione alla proposta dell’associazione de “La giusta causa” e di un altro gruppo di forze (Socialisti, Verdi, Sinistra italiana, etc.), che dallo scorso mese di luglio si sono unite a questa per portare avanti la proposta di candidatura a sindaco del noto penalista barese Michele Laforgia. Proposta che, quasi sicuramente, sarà ufficializzata nelle prossime ore, dopo l’assemblea di iscritti e simpatizzanti de “La Giusta causa” prevista per sabato 18 novembre nella sede dell’associazione, in corso Vittorio Emanuele 26, a Bari. Dove a concludere il dibattito – come preannunciato in apposita nota – sarà lo stesso Laforgia. Nel Pd barese gli aspiranti alla candidatura per il dopo Decaro sono noti da tempo e trattasi del deputato Marco Lacarra e di due assessori della giunta Decaro, Pietro Petruzzelli e Paola Romano, che sarebbero pronti a misurarsi alle primarie per stabilire che di essi debba sfidare il candidato sindaco di centrodestra nel 2024, al momento non ancora noto, ma che questa volta potrebbe essere favorito a Bari, soprattutto dal quadro politico nazionale e dal vento elettorale che soffia anche nel capoluogo pugliese a vantaggio della coalizione del centrodestra e, in particolare, di Fratelli d’Italia. Il problema però, per i tre dem aspiranti a sindaco, non è solo quello che bisognerebbe, per le primarie di coalizione, ridurre la terma almeno ad un binomio (infatti, per regolamento interno il Pd non può portare più di due nomi alle primarie di coalizione) o, ancora meglio, ad un solo nome per avere più possibilità di vittoria, perché questa volta l’ostacolo principale da superare è quello che nella coalizione barese (di partiti ed associazioni) dei progressisti non tutti sono d’accorso sul metodo delle primarie per individuare il nome da candidare unitariamente a sindaco per il dopo Decaro. Infatti, oltre al partito di Giuseppe Conte, il M5S, che – come si ricorderà – per primo ha dichiarato l’indisponibilità a partecipare alle primarie, è lo stesso Laforgia ad aver manifestato la propria contrarietà a tale criterio di scelta, dichiarando i motivi e paventandone i rischi di questo metodo, che per il governatore pugliese Michele Emiliano è un “esercizio di democrazia”, ma per Laforgia ed altri potrebbe essere un criterio per metterlo fuorigioco con qualche “trucco” facilmente realizzabile, con la ricerca di consensi anche per i gazebo non affatto ortodossi. Quindi, escludendo le primarie come criterio di scelta, il confronto per mantenere compatto il fronte dei progressisti dovrebbe svolgersi necessariamente sui nomi, oltre che sui programmi. Ma quest’ultima opzione, a quanto pare, è ormai solo teorica, perché lo scontro è concentrato ormai solo sul profilo degli aspiranti candidati a sindaco del centrosinistra già in campo. Infatti, l’obiettivo del Pd barese, stante anche le indicazioni suggerite dalla segretaria Schlein, è quello di presentarsi al tavolo di lunedì prossimo con un solo nome da proporre di parte dem per tentare di convincere Laforgia ed i suoi alleati ad accettare poi le primarie. In realtà, il vero obiettivo del Pd barese (o di una parte di esso) è quello ti trovare una maniera per mantenere l’unità della coalizione e mettere in difficoltà Laforgia che invece non finora non ha mostrato cedimenti sulla propria posizione. Però, per fare ciò occorrerebbe forse che il Pd mettesse in campo una personalità che sia dirimente del contrasto ormai in atto all’interno della coalizione barese dei progressisti e, soprattutto, che abbia la stessa credibilità di Laforgia agli occhi di tata parte di elettorato cittadino di centrosinistra. Operazione politica, quest’ultima, non facile né con Lacarra e neppure gli altri due nomi dem aspiranti alla candidatura a sindaco. Ed anche se un nome nuovo da contrapporre a Laforgia il Pd barese lo avesse individuato, chi lo proporrebbe, se non la stessa parte politica che vuole ostacolare l’ascesa di Laforgia a possibile sindaco di Bari, cercando di imporre le primarie? Infatti, se così andassero i fatti, è del tutto ovvio che il “muro contro muro” sarebbe inevitabile nel centrosinistra cittadino e Laforgia con dieci anni di ritardo sarebbe comunque in campo per la corsa a sindaco nel 2024. Con quale risultato? Si vedrà. Di certo, però, questa volta non si metterebbe fuorigioco da solo, come nel 2014, quando – come qualche addetto ai lavori ben sa – cedette il passo a Decaro, con la sola speranza di essere il successivo candidato sindaco per il dopo Decaro.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 17 Novembre 2023

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